Era uno dei migliori fotoreporter al mondo, è morto per un infarto in Liberia. Michel du Cille si trovava nel paese per un reportage sull’epidemia di Ebola, quando si è sentito male ed è morto durante il tragitto verso l’ospedale, lontano due ore. Fu vincitore di tre premi Pulitzer: due premi per la fotografia con il “Miami Herald” nel 1986 e nel 1988, nell’’88 passò al “Post” e vinse nel 2008 il terzo premio per una serie di foto sulla cura dei veterani di guerra negli Stati Uniti. Il fotoreporter aveva 58 anni, americano di origini giamaicane. Era arrivato martedì in Africa occidentale per un servizio sul virus. Lui stesso con queste parole ha raccontato la sua esperienza sul “Post”: “Sono stato sempre orgoglioso nei miei oltre 40 anni di carriera come fotogiornalista dell’offrire dignità ai soggetti che fotografo, specialmente quelli che sono malati o in difficoltà di fronte a una fotocamera. Il mio recente lavoro in Liberia è stata una sfida per me. Il rispetto è una delle ultime e uniche cose che il mondo può offrire a un persona che è morta o sta per morire. Ma la fotocamera stessa a volte sembra un tradimento di quella dignità che si spera di offrire (…) Come si dà dignità all’immagine di una donna che è morta e giace a terra, ignorata, non coperta e sola mentre la gente passa, o solo guarda da lontano? Ma credo che il mondo debba vedere gli effetti orribili e disumani dell’Ebola. La storia va raccontata, così andiamo in giro con dolcezza e evitando intrusioni estreme (…) Raccontare Ebola vuol dire essere vicini, a distanza di scatto, con la devastazione del virus. Questo lavoro mi ha portato faccia a faccia con un altro aspetto disumanizzante del virus: la paura. Sapendo che un pericolo silenzioso si nasconde in una persona infetta da Ebola, un semplice tocco può farci ammalare”. (Serena Marotta)