L’agenzia Asianews riporta oggi un piccolo scoop, che, se fosse confermato, cambierebbe le carte in tavola alla delicata situazione dei due soldati italiani detenuti in India ormai da due anni con l’accusa di aver ucciso dei pescatori. Accusa che fino a pochi giorni fa avrebbe potuto costare loro la pena di morte se riconosciuti colpevoli. La condanna a morte è stata evitata fortunatamente, ma i due marò restano accusati di terrorismo, cosa che potrebbe significare anche molti anni di carcere. Asianews invece cita quanto detto da una fonte rigorosamente anonima ma sembra ben inserito nel circuito giudiziario indiano: i due resteranno in carcere in attesa di processo fino a maggio, quando si terranno le elezioni indiane, viene detto, aggiungendo che alla fine saranno condannati con una pena leggera che potranno scontare in Italia. La fonte spiega anche come il caso dei marò, che tanta indignazione solleva in Italia, in realtà in India non susciti grandi clamori né interessi, superata la prima fase emozionale del caso e che i tempi che si stanno consumando, anch’essi definiti lunghissimi dal nostro governo, in realtà seguano le normali procedure indiane, né troppo lunghi né troppo corti: “Il caso sta seguendo i tempi normali né troppo veloce, né troppo lento. Se fosse già stato chiuso, ci sarebbero state reazioni più emotive, e qualunque verdetto sarebbe stato giudicato come ‘sbrigativo’. Ma è una cosa da risolvere, e così sarà”. Rispetto all’importanza del caso, la fonte dice: “Non c’è alcun dibattito sul caso. Passato il momento più emotivo, alimentato da tanta retorica e da questioni di orgoglio nazionale, non ci sono grandi reazioni. Le notizie che riguardano la vicenda non occupano le prime pagine, né vengono discusse. Anche la notizia che non verrà chiesta la pena di morte, ma un massimo di 10 anni, non ha suscitato alcuno ‘sdegno'”.