DIARIO UGANDA/ Luigi Giussani High School un anno dopo: le testimonianze

- La Redazione

Compie un anno la Luigi Giussani High School alla perfieria di Kampala in Uganda. In questo articolo giunto direttamente dall'Africa le testimonianze di ragazzi e insegnanti

giussani_school_R439 Foto InfoPhoto

Con questa scuola sento di avere un luogo cui appartengo”, dice la bellissima Esther. Aciro, suo compagno di studi, aggiunge: “questa scuola è per me, è la mia scuola. Qui ci sono persone cha amano la mia vita, che vogliono che io sia felice”. Siamo a Kireka, la periferia più povera di Kampala, capitale dell’Uganda, dove più di un anno fa è stata aperta la Luigi Giussani High School. Quella che sorge sulla terra rossa della savana ugandese è davvero una scuola speciale. Dove perfino i prof sono contenti di quello che fanno: “fare l’insegnante qui – dice uno di loro – mi ha fatto scoprire il vero significato del mio lavoro”.  Dalle voci di Esther Aciro Fredy e degli altri allievi vestiti di tutto punto, in camicia bianca e cravatta, si capisce che la gratitudine è il sentimento più diffuso fra quanti frequentano quella scuola. Lo stesso che emerge dalle 300 lettere scritte da quei ragazzi alle famiglie che li hanno adottati a distanza pagando per i loro studi. “Caro Sergio, sono davvero felice di far danzare la mia penna per esprimerti tutta la mia gratitudine per la grande opportunità che mi doni”, scrive Anthony al suo “papà” italiano.

La scuola è nata per volontà delle madri dei ragazzi che la frequentano. “Le mamme di questi ragazzi – spiega Rose Busingye, responsabile del Meeting Point International di Kampala – volevano che i loro figli fossero educati nello stesso modo in cui erano state educate loro. Loro che avevano scoperto il valore della loro persona, desideravano la stessa cosa per i loro figli”. Così, per garantire un’opportunità ai loro ragazzi, quelle mamme hanno confezionato migliaia e migliaia di collane che, con l’aiuto di AVSI, sono state vendute in tutta Europa per raccogliere fondi. I fondi sono arrivati e la scuola oggi funziona. Ma la missione non è ancora conclusa: si può sempre contribuire al suo sviluppo attraverso il sostegno a distanza. 

Nelle loro lettere gli studenti parlano anche di ciò che, secondo loro, rende speciale la realtà che frequentano. Una scuola attenta ai bisogni dei ragazzi, capace di accogliere e di ascoltare, che non lascia indietro nessuno. Si fanno anche confronti con le altre scuole della capitale. I ragazzi sanno da chi frequenta altri istituti quanto può esser spiacevole arrivare in ritardo o non aver fatto in tempo a terminare i compiti. A nessun insegnante interessa il perché di quel ritardo: magari ci si è alzati presto per lavorare, oppure si è malati…

Nei loro racconti si legge la meraviglia di frequentare una scuola bella, con i servizi igienici funzionanti, che organizza gite, seminari, incontri. Una scuola che non ti strappa dalla famiglia ma che anzi tenta un dialogo con i genitori. Insomma, come dicono Anthony, Steven, Denis, Cheisa, Dorrine “una scuola che lavora per far emergere il meglio delle nostre capacità e di noi stessi”.

A fine febbraio verrà inaugurata una nuova ala dell’edificio che potrà accogliere un maggior numero di studenti, fino a completare l’intero ciclo della scuola secondaria. “Non vogliamo solo un aiuto – chiarisce Rose – Ci piacerebbe che tutti quelli che incontriamo, specialmente i nostri amici, possano scoprire il valore della loro vita, la loro dignità. E ci piacerebbe fare assieme a loro questa scoperta, perché abbiamo lo stesso valore e la stessa dignità”.    







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