Parlando alle commissioni esteri e difesa, il ministro degli esteri Federica Morgherini in accordo con quello della difesa, Roberta Pinotti, ha annunciato che il caso dei due marò italiani detenuti in attesa di processo in india, sarà affidato adesso all’arbitrato internazionale. Si tratta, hanno spiegato, di internazionalizzare la vicenda, visto che l’India tiene atteggiamento evasivo, mancando ancora un atto di accusa. Il ministro Pinotti già aveva detto che l’Italia non avrebbe accettato un processo solo indiano, di cui il nostro paese non riconosce la validità. Il nostro governo ha dunque avvisato quello indiano che è stata avviata la procedura internazionale. Ma vediamo che cosa è l’arbitrato internazionale. Si tratta, come prescrive la Convenzione dell’Aia, di una procedura per regolare il contenzioso fra stati “per opera di giudici di loro scelta e sulla base del rispetto del diritto. Il ricorso all’arbitrato implica l’impegno di assoggettarsi in buona fede alla pronuncia”. Italia e India nomineranno dunque dei giudici il cui parere sarà vincolante per le parti in causa, una metodologia che è ritenuta “modo più efficace e in pari tempo più equo per regolare le controversie che non siano state risolute nelle vie diplomatiche”. Tale sistema è previsto anche dall’ONU nell’articolo 33, in caso di messa a rischio della pace, il “Consiglio di Sicurezza, ove lo ritenga necessario, invita le parti a regolare la loro controversia mediante negoziati, inchiesta, mediazione, conciliazione, arbitrato, regolamento giudiziale, ricorso ad organizzazioni o accordi regionali, o altri mezzi pacifici di loro scelta“.