CRISTIANI PERSEGUITATI/ Widdecombe: la mia Gran Bretagna è un paese “nazista”

- int. Ann Widdecombe

Secondo ANN WIDDECOMBE, per un cristiano inglese è sempre più difficile esprimere le sue convinzioni religiose liberamente, mentre ai musulmani si garantiscono tutti i diritti

chiesa_inghilterra_westminsterR400 Immagine di archivio

“Per un cristiano inglese è sempre più difficile esprimere le sue convinzioni religiose liberamente, proprio mentre ai musulmani si garantisce il diritto di indossare lo hijab e ai sikh il turbante”. Lo afferma Ann Widdecombe, ex parlamentare britannica del partito conservatore, che nel 1993 si è convertita al cattolicesimo dopo essere stata educata nella Chiesa anglicana. Molti aspetti relativi alle diverse fedi religiose nel Regno Unito sono regolate dall’Equality Act, un insieme di norme approvate dal Parlamento nel 2010 che si propone di bandire qualsiasi discriminazione dal mondo del lavoro e dalla società. Nel corso di una recente intervista alla radio inglese, la Widdecombe è giunta a dichiarare che “nel Regno Unito era più facile essere nazisti o comunisti subito dopo la seconda guerra mondiale che cristiani ai giorni d’oggi”.

La sua dichiarazione che era più facile essere comunisti o nazisti nell’Inghilterra del dopoguerra che essere cristiani oggi è molto forte e descrive qualcosa che in occidente nessuno vorrebbe ammettere. Che cosa ha portato la società occidentale e inglese a questo punto per cui i cristiani non sono quasi più tollerati?

Ritengo che si sia trattato di un processo molto lento. Uno dei fattori che vi hanno contribuito sono le leggi sull’uguaglianza nel nostro Paese, che hanno fatto sì che le persone iniziassero ad avere paura di esprimere liberamente le loro opinioni. Poi un eccesso di politically correct, cioè la convinzione che chiunque resterà offeso se hai un punto di vista religioso. Un dipendente della pubblica amministrazione per esempio non può indossare la croce, non può dire “Dio ti benedica”; un funzionario dell’edilizia è stato sanzionato perché sul suo sito web personale ha affermato di essere contrario ai matrimoni gay.

Recentemente David Cameron è stato criticato per aver detto che l’Inghilterra è una nazione cristiana. Lei pensa che anche il partito conservatore di cui lei è stato membro abbia le sue colpe?

Ovviamente anche il partito conservatore ha le sue colpe: le leggi approvate negli ultimi quattro anni, per esempio per quanto riguarda la possibilità delle coppie omosessuali di adottare bambini. Ed è stato sempre David Cameron ad approvare la legge sulle nozze gay.

Che cosa ne pensa nel complesso delle leggi approvate da Cameron?

Lo stesso Cameron è cristiano e probabilmente è convinto del fatto che quanto sta compiendo è corretto. E’ però un dato di fatto che tanto sotto Cameron quanto sotto Blair la libertà dei cristiani di esprimere la loro coscienza si è ridotta.

Cameron ha anche detto che il multiculturalismo è stato un fallimento. Nello stesso tempo in cui si proibisce a un cristiano di indossare una croce al lavoro, si permette all’islam di portare i suoi usi e costumi nella società inglese. Come valuta questo fatto? 

Il diritto alla diversità è garantito a tutti tranne ai cristiani. I Sikh possono indossare il turbante, i musulmani possono indossare lo hijab, ma ai cristiani è vietato di mettere una piccola croce. Innegabilmente quindi le leggi vigenti in materia di uguaglianza non sono applicate in modo equo.

 

Lei si è convertita dalla chiesa di Inghilterra a quella cattolica. Senza entrare in dettagli personali, ci può dire come mai questa decisione?

Ho lasciato la Chiesa anglicana insieme a numerose altre persone perché ero molto stanca del modo in cui i suoi vertici stavano accettando compromessi su qualsiasi cosa. La cosa che alla fine mi ha fatto aprire gli occhi è stato il dibattito sull’ordinazione sacerdotale delle donne, che non si è basata su argomentazioni logiche e razionali, ma soltanto su una necessità della Chiesa anglicana di farsi accettare dal mondo moderno.

 

(Pietro Vernizzi)





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