Una legge a hoc, approvata dal ramo basso del parlamento del Burundi, intende limitare la continua crescita e proliferazione delle chiese, intese come gruppi religiosi, non edifici. Un sondaggio governativo dello scorso anno rivelava infatti la presenza in Burundi di 557 culti religiosi cristiani; secondo la nuova legge una setta per essere riconosciuta ufficialmente deve avere almeno 500 fedeli e un edificio religioso a norma di legge mentre le chiese straniere dovranno avere almeno mille aderenti. Dopo la fine della lunga guerra civile che insanguinò il paese, si calcola che le sette evangeliche siano spuntate a ritmo continuo. Il progetto di legge non dovrebbe avere alcun problema ad essere approvato anche al senato dopo di che ogni comunità religiosa avrà un anno di tempo per mettersi in regola. Motivo fondamentale di questa legge è impedire lo sfruttamento e la manipolazione da parte di presunti predicatori che in realtà traggono vantaggio economico con la scusa di aprire nuove comunità religiose. In passato si sono registrati anche casi di sfruttamento sessuale, con predicatori che obbligavano le donne delle loro comunità ad avere rapporti sessuai solo con loro. Il Burundi è uno stato a maggioranza cristiana.