Massimiliano Latorre potrebbe tornare in tempi brevi in Italia per una convalescenza della durata di quattro o cinque mesi, in seguito all’ictus che lo ha colpito nei giorni scorsi. Lo ha detto il ministro degli esteri indiano a cui si era rivolta la Corte di giustizia per avere un parere. Sono piccoli segnali, ma sono segnali concreti, ha spiegato in questa intervista a il sussidiario.net Carlo Curti Gialdino: “Dopo la serie interminabile di errori da parte italiana e la pessima gestione della giustizia indiana, siamo arrivati a un punto di svolta. Il nuovo governo italiano e il nuovo governo indiano stanno dimostrando un cambiamento effettivo nella gestione di questo caso. Ma soprattutto il tempo che passa è a sfavore dell’India per la quale il caso dei due marò è diventata una autentica patata bollente”.
La malattia di Latorre sembra indicare che possibili eventuali sviluppi della vicenda devono essere affidati al caso come appunto una malattia improvvisa. Non pensa che questo sancirebbe che siamo senza una politica effettiva sul caso?
Non parlerei di caso. Intanto il nuovo governo italiano ha cambiato strategia e abbiamo anche un nuovo governo indiano. La questione dobbiamo distaccarla dal passato dove si sono verificati una sequenza di errori veramente macroscopici.
In cosa consisterebbe questa nuova strategia?
C’è un cambiamento di strategia processuale. Si stanno facendo i passi necessari per trovare una soluzione o di trattativa o di ricorso all’arbitrato internazionale. La malattia di Latorre va vista in questo contesto.
Non è dunque un caso specifico?
Non è un fatto specifico perché a una persona che da due anni e mezzo non vede traccia di un processo, sta in una sorta di semi domiciliari con obbligo di firma giornaliero al commissariato trattenuto nella foresteria dell’ambasciata, è chiaro che la tensione nervosa può far scattare una temporanea ischemia cerebrale. Sono classiche sintomatologia da stress e glielo dice uno che l’ha avuta proprio per lo stress. In questi casi è normale che si chieda che le cure possano essere fatte nel paese di origine vuoi perché si può curare meglio ma questo non sembra il caso perché sembra che sia stato curato ottimamente. Soprattutto invece per l’ambiente familiare che viene recuperato e che è una risorsa positiva per superare lo stress.
Viene in mente il caso dell’affondamento della Rainbow Warrior, può essere un caso di giurisprudenza internazionale con dei punti di paragone?
E’ un caso analogo quello della nave di Green Peace affondata da due agenti segreti francesi nel porto di Oakland in Nuova Zelanda. Allora ne venne fuori una controversia fra i due paesi che venne rimessa al segretario dell’ONU e i due agenti francesi furono condannati a stare per tre anni in una isoletta della Nuova Zelanda agli arresti.
E cosa avvenne esattamente?
Successe che la Francia prima che scadesse il periodo di tre anni rimpatriò senza il consenso della Nuova Zelanda i due agenti facendo valere la ratio dell’estremo pericolo. Dicendo in pratica che uno necessitava di interventi medici urgenti e l’altra era in gravidanza e aveva ragione di rientrare in Francia anche perché doveva assistere il padre morente. Questa situazione comportò una sentenza arbitrale tra i due paesi e alla Francia venne riconosciuta l’esigenza dell’estremo pericolo ma soprattutto, e questo ci interessa, fu rilevata la responsabilità internazionale della Francia perché non li aveva rimandati indietro.
Come abbiamo fatto noi quando i due soldati tornarono per il periodo natalizio.
Io mi immagino che previo un affidavit italiano che il nostro governo reo sia pronto a dare che dice che restituirà Latorre probabilmente il marò potrebbe nel corso del mese di settembre rientrare in Italia.
Dell’altro marò però non se ne parla e il tentativo di non restituirli lo abbiamo già fatto, e malamente, una volta.
Dell’altro marò non se ne parla proprio, non c’è nessuna ragione. Quello di Latorre è un caso di pericolo di vita, può avere una recidiva e rischiare di morire. Noi abbiamo fatto un a pessima figura al tempo perché fu l’autorità politica a dire che non avrebbe restituito i marò.
Che si sarebbe invece dovuto fare?
Personalmente non ho mai capito come mai la magistratura italiana non intervenne. Avrebbe potuto dire che in maniera cautelativa viste le accuse su di loro di omicidio tratteneva i passaporti e il governo non avrebbe potuto dire niente.
Perché?
Perché come la magistratura indiana continua a dire da due anni e mezzo, anche la nostra magistratura è indipendente in quanto siamo in uno stato di diritto.
In conclusione, che previsioni fa?
Il caso è diventata una patata bollente pure per il governo indiano. I due marò sono un problema per l’India che adesso ha fatto le sue elezioni e ha un nuovo governo estraneo ai fatti. Il tempo passa ed è contro l’India, neanche la nostra giustizia che è notoriamente lenta in due anni non formula neppure l’accusa. Le conseguenze di immagine per l’India sono pesanti, senza contare che l’Unione europea con il ministro Mogherini può muoversi in modo decisivo contro l’India stessa.