GRECIA AL VOTO/ Tsipras vs. Meimarakis, un “Truman Show” con la regia di Bruxelles
I sette leader di partito che si confronteranno il 20 settembre hanno esposto le loro idee in un dibattito televisivo. Stessi slogan e stesse frasi fatte. SERGIO COGGIOLA

ATENE — Tempo perso. La noia e la sonnolenza hanno prevalso sul dibattito televisivo di ieri sera in cui i sette leader di partito hanno esposto le loro idee. Il primo dopo sei anni. Sette politici e sei giornalisti a confronto. I secondi a proporre domande scomode, i primi a rispondere con frasi fatte, estrapolate dai programmi elettorali. Sette monologhi moltiplicati per sette temi cui i leader dovevano rispondere. Nessuno però ha rivolto all’ex primo ministro la domanda, con la D maiuscola: “Perché ha firmato l’accordo del 13 Luglio?”. Tsipras ha già risposto che è stato obbligato, e non è andato oltre. Comunque un dato chiaro però è emerso: i truccatori della televisione di stato sono degli sprovveduti. Hanno truccato i magnifici sette così male che sembravano maschere di cera: uguale il colore della loro carnagione, uguale lo spessore del cerone appiccicato.
Rispetto alle maschere di cera, immobili, i sette hanno parlato ma non hanno detto nulla di sostanziale. Si sono soprattutto rivolti ai propri elettori. Gli indecisi sono rimasti delusi. E poi quanta noia a sentire gli stessi slogan e le stesse frasi fatte. Dunque è tutto rimandato al 14, quando i due che si contendono il potere, Alexis Tsipras e Vanghelis Meimarakis, ritorneranno in televisione per un incontro diretto.
Tutta la stampa d’opinione, ieri mattina, era concorde nel sostenere che è stato un “dibattito-presa-in-giro”, una perdita di tempo che non ha soddisfatto nessun telespettatore. Anzi i commenti sul social media sono alquanto caustici. Chi ci ha guadagnato? Nessun leader ha allungato sugli altri. E nessuno ha aperto il proprio mazzo di carte per dire che cosa ha intenzione di fare dopo le elezioni.
Bruxelles invece ha le idee chiare, stando a quanto ha riferito, tre giorni fa, Jean-Claude Juncker. Se Atene non rispetterà i termini dell’accordo “la reazione della Ue può essere diversa”. Ed ha aggiunto: “Il problema ellenico supera la stabilizzazione delle sue finanze, il problema riguarda le prospettive di sviluppo del Paese”.
Quale prospettiva? Ieri sera nessuno ne ha parlato perché nessun giornalista ha posto questa domanda.
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