“In Europa e Stati Uniti le morti per terrorismo sono inferiori a quelle provocate dai fulmini, ma i controlli agli aeroporti sono costati all’economia mondiale 250 miliardi di dollari all’anno. Le misure anti-terrorismo costano enormemente di più degli stessi attacchi terroristici”. Lo afferma Carlo Jean, generale e analista militare. Giovedì la polizia del Belgio ha arrestato altre sei persone che progettavano attentati per la notte di Capodanno. Le città di tutto il mondo hanno aumentato i livelli di allerta in vista delle celebrazioni per l’anno nuovo. Nella capitale del Belgio gli spettacoli pirotecnici con i fuochi artificiali sono stati annullati nel timore di attentati. Altre due persone erano state fermate domenica mattina: entrambi sono cittadini di nazionalità belga, e il giudice ha stabilito che potranno essere trattenuti in carcere per almeno un mese.
Generale Jean, ritiene che un attentato nel Belgio nella notte di Capodanno fosse davvero imminente?
No, questi arresti sono delle semplici misure di precauzione.
Il Belgio è il ventre molle della sicurezza in Europa?
Non credo. Per un paio di volte non sono riusciti a fermare i terroristi, e quindi la polizia belga non può rischiare di fare altre brutte figure. Secondo lei da dove possono arrivare gli attacchi? Da qualsiasi punto possibile.
C’è un piano dell’Isis per colpire in Europa?
Gli attacchi di Parigi erano stati guidati con un cellulare dal Belgio. Può darci che ci sia un tentativo di organizzare queste azioni all’estero, ma per adesso non risulta che ci sia una vera e propria struttura apicale sul modello di Al Qaeda.
Da che cosa dipende la radicalizzazione dei musulmani in Belgio?
Dipende dagli immigrati di seconda e terza generazione, che in Italia sono invece molto limitati. La radicalizzazione riguarda infatti soprattutto queste persone.
Secondo lei perché?
Gli immigrati di prima generazione si ricordano bene che cosa hanno lasciato, e di conseguenza per loro l’Europa è il paradiso terrestre. Le seconde e terze generazioni sentono maggiormente le discriminazioni, che comunque esistono. Tra gli scopi degli attentati c’è proprio quello di fare crescere le discriminazioni, in modo da aumentare le nuove reclute di queste organizzazioni terroristiche.
In Italia per il momento siamo al sicuro?
Non tutte le notizie sono rassicuranti. Solo pochi giorni fa si è saputo che una ricercatrice libica era stata fermata dalla polizia di Palermo per istigazione al terrorismo, in quanto faceva propaganda per Al Qaeda sul web. Il Gip però ha ordinato che fosse scarcerata.
La magistratura è l’anello debole della lotta al terrorismo?
La magistratura è l’anello debole dell’Italia.
I compiti legati al contrasto del terrorismo trovano impreparati i nostri magistrati?
Il punto è che giudici e pm seguono spesso principi che sono abbastanza irrealistici. Non si possono assolutizzare valori pure importanti come la tutela della libertà personale. Questo però non toglie il fatto che qualche magistrato, per non avere problemi, preferisca glissare sul problema del terrorismo. E’ chiaramente il caso di quanto è successo a Palermo, dove il gip non voleva grane e di conseguenza ha messo in libertà una persona che sicuramente era pericolosa.
Ritiene che le misure anti-terrorismo vadano inasprite ulteriormente?
No, sono sufficienti le leggi che esistono già. Teniamo conto che nel 2014 i morti per terrorismo sono aumentati notevolmente, arrivando a 32mila, dei quali meno di 2mila in Occidente. In Europa e Stati Uniti sono quindi inferiori rispetto alle morti causate dai fulmini. Le opinioni pubbliche naturalmente non accettano di non essere protette dai governi, e gli interventi a tutela della sicurezza sono necessari per non fare precipitare il consenso dei governi.
Il problema della sicurezza è amplificato?
Sì. Le misure anti-terrorismo costano enormemente di più dei danni provocati dal terrorismo stesso: siamo nell’ordine di migliaia di volte in più, e non di centinaia o decine. L’allungamento dei tempi per imbarcarsi sugli aerei provoca all’economia mondiale un danno da 250 miliardi di dollari all’anno. Sicuramente le misure di sicurezza comprimono la minaccia terroristica, ma resta il fatto che sono estremamente costose. Le forze dell’ordine devono infatti difendere l’intero territorio nazionale per 24 ore al giorno, mentre il terrorismo sceglie l’obiettivo e il momento in cui attaccare come meglio crede.
(Pietro Vernizzi)