Sembra segnato il destino di queste Elezioni Usa 2016. A trionfare, stando ai numeri dei sondaggi, dovrebbe essere Hillary Clinton. Troppo elevato il distacco di Donald Trump, non soltanto in termini nazionali, quanto nei cosiddetti Stati in bilico, quelli di cui abbiamo parlato alcuni giorni fa: Florida, Ohio e Pennsylvania. Quindi? Tutto finito? No, c’è ancora qualcosa che può accadere per modificare l’esito di queste elezioni: è quella che i democratici in America definiscono terrorizzati come la “sorpresa d’ottobre”. A cosa si riferiscono? Di certo non ad Halloween. No, a far sì che Hillary Clinton perda le Elezioni Usa 2016 potrebbe essere un nuovo scandalo delle email. Ora diciamola tutta: tra Clinton e la posta elettronica il rapporto non è dei migliori. Per molti mesi Hillary ha dovuto spiegare all’FBI l’utilizzo fatto della sua casella di posta elettronica quando era segretario di Stato. Per farla breve, nel periodo in cui la Clinton ricopriva il ruolo di “ministro degli Esteri” degli Stati Uniti, ha usato un solo indirizzo email per le questioni private e le questioni di lavoro. Quando il Dipartimento di Stato ha commissionato una ricognizione sui documenti da archiviare, è venuto fuori che Hillary ne aveva consegnato soltanto una parte, le altre (che non è chiaro se fossero private o di lavoro) erano state cancellate, svanite nel nulla. Sebbene Clinton abbia definito il suo server “sicuro” e abbia detto di non aver messo a repentaglio la sicurezza nazionale spedendo dalla sua mail documenti “top secret” o contenenti informazioni riservate, dall’inchiesta dell’FBI che ne è derivata, è emersa la condotta molto superficiale della democratica, la quale comunque non è stata indagata dal Dipartimento di Giustizia una volta accertata la sua volontà di non nascondere volontariamente nulla al governo americano.
Ma questa vicenda non è stata l’unica collegata alle email a creare problemi alla Clinton. In concomitanza con l’inizio della convention di Philadelphia nel mese di luglio, circa 20.000 email sono state trafugate dagli archivi del partito Democratico grazie ad un attacco hacker che secondo l’intelligence americana potrebbe essere stato commissionato dalla Russia. Il contenuto delle email, che metteva in luce l’avversità dei vertici del partito nei confronti del rivale della Clinton alle Primarie, Bernie Sanders, e che ha portato alle dimissioni del capo del partito democratico Debbie Wasserman Schultz, è stato diffuso da Wikileaks, l’associazione di Julian Assange che già in passato ha reso noti documenti riservati. Ed eccoci tornare alla sorpresa d’ottobre: perché potrebbe essere proprio Wikileaks a guastare i piani di Hillary Clinton, diffondendo delle nuove email in grado di convincere gli americani che non è lei la persona giusta per guidare gli Stati Uniti d’America. Come riporta il magazinePolitico, è stato lo stesso Assange ad ammettere alla Cnn di essere in possesso di “molto materiale” che potrebbe avere un “impatto politico molto forte negli Stati Uniti”. Dal momento che la connessione tra Russia e Wikileaks è stata suggerita da membri dell’intelligence americana, sono in tanti a chiedere al presidente Obama di intervenire in prima persona per condannare quest’intromissione nelle faccende americane. L’inquilino della Casa Bianca, però, ha le mani legate. In primo luogo c’è da considerare che prima che un’inchiesta verifichi le reali implicazioni del governo Putin nella vicenda potrebbero passare mesi, se non anni.
In secondo luogo c’è da considerare il rovescio della medaglia: se da una parte i democratici vogliono assicurarsi che questi documenti, di qualsiasi cosa trattino, non escano fuori, dall’altra ci sono i Repubblicani, che potrebbero sfruttare l’intervento di Obama a loro favore, sostenendo che il presidente Usa non sta svolgendo il suo ruolo di arbitro ma di giocatore per la squadra di Clinton. Quello che adesso il governo degli Stati Uniti potrebbe fare, a detta di Stephen Hadley, ex consigliere per la Sicurezza Nazionale presso l’amministrazione di Geroge W. Bush, è cercare di far capire agli hacker di tutto il mondo che non è un bene violare i server del governo americano e che “gli Stati Uniti si riservano il diritto di fare lo stesso con loro”.
Come confermato da un esponente Repubblicano del Congresso a Politico, però, il problema di Hillary non sono tanto le violazioni future, quanto quelle che sono già avvenute:”Il genio è uscito fuori dalla bottiglia e non puoi ricacciarlo dentro”. Wikileaks è in possesso delle informazioni necessarie a creare un cataclisma politico nello schieramento della Clinton e tutto lascia presagire che le userà, avallando di fatto il convincimento che la Russia spera in una vittoria di Donald Trump, un candidato molto gradito a Vladimir Putin. Resta solo da capire quando: la convinzione è che la bomba esploderà ad ottobre. Non troppo tardi per provocare uno scossone in grado di indirizzare l’andamento delle Elezioni Usa e nemmeno troppo presto perché gli americani il giorno del voto si siano già dimenticati della questione. Ecco perché Hillary Clinton non ha ancora vinto e non dorme sonni tranquilli. Eppure, già questo dovrebbe far riflettere: perché i democratici temono le rivelazioni di Assange? Quali sono gli scheletri nell’armadio di Hillary? Toccherà anche a noi aspettare la sorpresa d’ottobre…
(Dario D’Angelo)