C’è un pizzico d’Italia, a detta dei giornali statunitensi, in queste Elezioni Usa 2016. Molti autorevoli quotidiani infatti, in più di un’occasione si sono spinti ad indicare un parallelismo evidente tra il candidato dei Repubblicani, Donald Trump e Silvio Berlusconi. Entrambi sono miliardari, imprenditori “prestati” alla politica, amano le belle donne e hanno costruito le loro fortune elettorali muovendosi su binari differenti da quella della politica tradizionale. Entrambi, soprattutto, sottolineano i giornali Usa con un tono d’accusa, hanno un rapporto privilegiato con il presidente russo Vladimir Putin. Ed è da questo punto in poi, che ci sentiamo di marcare le differenze tra Berlusconi e Trump. Non può essere messa in dubbio, infatti, l’amicizia che da circa 15 anni ha legato Silvio Berlusconi al leader del Cremlino. Nella biografia ufficiale dell’ex premier italiano, My Way, scritta da Alan Friedman, Putin parla di Berlusconi chiamandolo più volte “Silvio”, a dimostrazione del fatto che tra i due il rapporto è di quelli veri, intimi, che la politica ha da tempo lasciato spazio all’affetto. Berlusconi nel corso degli anni ha ospitato più volte Putin nella sua residenza in Sardegna. Putin ha ricambiato le sue attenzioni invitando Berlusconi nei freddi boschi della Dacia. Ogni volta che ne hanno avuto occasione, i due si sono incontrati e salutati affettuosamente; l’ultimo loro contatto risale al post-operazione di Berlusconi, quando l’ex agente del Kgb volle accertarsi che l’operazione al cuore del Silvio nazionale fosse andata per il meglio. Amicizia sincera dunque, non di facciata. Fra Trump e Putin, invece, al momento la simpatia è soltanto platonica. I due si piacciono e non ne fanno mistero. Ma se tra Berlusconi e Putin il feeling è scattato perlopiù per questioni legate ad una comune visione politica ed è poi scaturito in un rapporto d’amicizia, per Trump le cose sono diverse. I rapporti dell’imprenditore newyorchese con la Russia non sono limpidissimi. Come riportato dal giornalista John Marshall su Talking Points Memo, fin dagli anni Ottanta Trump avrebbe sviluppato diversi interessi nel paese sovietico grazie ad un giro di persone molto vicine a Putin. L’ultimo affare finito sotto la lente d’ingrandimento della giustizia americana è quello del Trump Soho, un edificio del valore di 450 milioni di dollari, la cui realizzazione è stata diretta da alcuni personaggi russi e kazaki legati a Putin e per il quale Trump ha mentito riguardo i bilanci del progetto. Al momento però, oltre agli affari, a legare Putin e Trump vi sono anche apprezzamenti pubblici: se Trump dice di apprezzare le qualità di leader di Putin, l’inquilino del Cremlino risponde che Trump sembra una persona brillante e di talento. E quando The Donald non fa mistero di sentirsi orgoglioso di avere ricevuto complimenti simili da una personalità del calibro di Putin, sono davvero in pochi a credere che i due in realtà non si siano mai nemmeno incontrati come sostengono. Nel cercare di evidenziare le somiglianze tra Berlusconi e Trump, il quotidiano “Politico” manca soprattutto di sottolineare l’autonomia di Berlusconi in politica estera. Se una delle principali accuse rivolte a Trump dalla stampa americana è quella di essere un “agente inconsapevole” di Putin, pronto a favorire la Russia sullo scacchiere mondiale in caso di elezione alla Casa Bianca, non si può non tenere conto del parere presidente russo in persona rispetto al Berlusconi capo di governo italiano. Come raccontato da Putin a Friedman, infatti, Berlusconi, pur prendendo le distanze da alcune posizioni degli Stati Uniti o di altri partner europei su diverse questioni (dalla guerra in Iraq fino ai raid in Libia), è sempre rimasto nell’alveo dell’alleanza con l’Occidente:”Non so se Silvio sarà contento che lo dica, ma io credo che lui sia un uomo che fa parte di un sistema, è un euroatlantista, non ci sono dubbi su questo. Oltre ad essere italiano è anche europeo ed è una persona legata ad un approccio di sistema”. Berlusconi, prosegue Putin “è un partner e un alleato assolutamente affidabile all’interno della Nato e dell’Unione Europea”. Lo stesso non si può affermare per Trump, che in una criticatissima intervista al New York Times ha messo in dubbio il principio fondante dell’Alleanza Atlantica, per cui un Paese membro della Nato che viene attaccato da uno esterno viene soccorso automaticamente da tutti gli altri. Saranno alcune di queste differenze sostanziali nella visione del mondo, o semplicemente il modo urlato, per nulla “moderato” e populistico all’ennesima potenza di Trump, a rendere Berlusconi particolarmente freddo sul candidato repubblicano. Se da una parte il leader di Forza Italia è solleticato dall’idea che in America un uomo che viene descritto come il suo clone rischi di diventare Presidente, dall’altra se fosse un elettore statunitense voterebbe per Hillary Clinton, che è per Berlusconi la candidata “più preparata” ad assumere questo incarico. E come giustifichiamo il fatto che Berlusconi, che tra i leader mondiali è stato probabilmente l’amico più sincero di Putin, stia dalla parte della Clinton? Anche in questo caso va riconosciuta l’indipendenza di Berlusconi dal leader del Cremlino, al netto dei parallelismi con Trump tracciati dai giornali Usa. Come dimenticare il dispiacere sincero provato da Berlusconi nei confronti dell’allora segretario di stato americana, quando nel 2010 Wikileaks diffuse alcuni rapporti dell’ambasciata Usa a Roma che descrivevano l’ex premier come un leader “fisicamente e politicamente debole”, ironizzando sulla sua vita privata e ridicolizzando gli scandali che lo vedevano coinvolto? A descrivere il risentimento di Berlusconi fu Hillary Clinton in persona nel suo libro “Hard Choices” (“Scelte difficili”, edito nel 2014), che nel raccontare il colloquio con Berlusconi nel vertice dell’Osce di Astana di poco successivo alla diffusione di quei rapporti, descrisse così la scena:”Berlusconi era particolarmente agitato: “Perché dite queste cose di me?, mi diceva. L’America non ha miglior alleato e io ti conosco, conosco la tua famiglia”. Berlusconi, racconta Hillary, “si lanciò in un appassionato racconto di quando suo padre lo portava a visitare i cimiteri dei soldati Usa che si erano sacrificati per l’Italia. Nonostante le sue manie, amava davvero l’America, era un alleato chiave e feci di tutto per ristabilire fiducia e rispetto, anche con pubbliche scuse”. Quel pizzico d’Italia nelle Elezioni Usa 2016 che viene raccontato dalla stampa americana, dunque, probabilmente non rispecchia la realtà. Perché se è vero che Trump e Berlusconi sono legati per ragioni diverse a Vladimir Putin, lo è altrettanto che Berlusconi condivide maggiormente il modo di pensare di Hillary Clinton. Per far conciliare le cose bisognerebbe prendere in prestito una delle massime berlusconiane per eccellenza:”È difficile non andare d’accordo con me, perché quando c’è qualcuno che ha delle punte mi faccio concavo, quando c’è qualcuno che si ritrae mi faccio convesso”. (Dario D’Angelo)