Donald Trump lo ha capito: un conto era competere nelle primarie repubblicane, un altro è gareggiare contro Hillary Clinton nelle Elezioni Usa 2016 e tentare di convincere il popolo americano che è lui la persona adatta a rappresentare “tutto” il Paese. Sarà per questo che alcune delle forti prese di posizione che gli hanno attirato le critiche della stampa, e di una larga fetta di americani, stanno mutando col tempo. La domanda che adesso sorge spontanea è: sarà troppo tardi? Difficile stabilirlo in questa fase, ma è importante provare a capire in cosa consiste la parziale retromarcia di Trump. Il caso più clamoroso è quello riguardante gli immigrati, soprattutto quelli di origine ispanica. In più di un’occasione Trump si era espresso sostenendo che in caso di successo alle presidenziali del prossimo novembre avrebbe eretto un muro, sul modello della muraglia cinese, al confine col Messico per evitare che dal paese sudamericano giungessero nuovi immigrati o, come li ha definiti lo stesso Donald, criminali, trafficanti di droga e stupratori. Poche settimane fa si era registrato un primo segnale di inversione di tendenza nell’atteggiamento di Trump nei confronti dei latinos, con la promessa di adottare misure economiche in grado di stimolare la crescita e la nascita di nuovi posti di lavoro. Oltre al muro al confine col Messico però, uno dei cavalli di battaglia di Trump era quello che prevedeva la deportazione fuori dagli Stati Uniti degli immigrati senza regolare documentazione. Un discorso di questo tipo, se messo in atto, costringerebbe migliaia di cittadini ispanici residenti ormai da anni con le proprie famiglie in America a lasciare il Paese e, in molti casi, anche i propri figli, essendo questi ultimi regolari cittadini statunitensi se nati negli Usa. Il cambio ai vertici dello staff della campagna elettorale di Trump ha probabilmente reso il tycoon consapevole del fatto che non è possibile conquistare la Casa Bianca facendo affidamento esclusivamente sui maschi bianchi (il segmento elettorale tra cui Trump è più popolare) e per questo è arrivato un parziale cambio di rotta. Nel corso di un’intervista a Fox News, Trump ha detto che molti americani non lo sanno, ma sia Obama, sia George W. Bush prima di lui, hanno rispedito a casa un numero elevatissimo di persone e lui vuole fare “la stessa cosa”. Sentir dire a Trump che in tema di immigrazione vuole tenere la stessa condotta di Obama è quanto meno sconvolgente per chi ha seguito l’evoluzione di questa corsa alla Casa Bianca e sa che per l’imprenditore newyorchese il presidente americano rappresenta praticamente il demonio. Più tardi Trump ha parzialmente rettificato, aggiungendo che vuole sì fare come Obama, ma con “molta più energia”. L’obiettivo di Trump, almeno secondo la sua ultima versione, è quello di individuare i “cattivi” e di cacciarli fuori dall’America. In questo senso, alla domanda dell’intervistatore della Fox, Sean Hannity, che gli chiedeva se aveva intenzione di modificare alcune delle sue proposte per non punire anche gli immigrati rispettosi delle leggi, quelli che danno un contributo all’America o che hanno dei figli, Trump ha spiegato di avere incontrato pochi giorni fa dei “grandi leader ispanici, grandi leader” e di avere in mente di “ammorbidire” alcune delle misure espresse finora durante la sua campagna elettorale. A detta di Trump, l’obiettivo del suo schieramento è quello di rispettare le leggi degli Stati Uniti e di non far soffrire le persone, ma ciò non annulla la volontà di far innalzare il muro con il Messico e di farlo pagare allo stato sudamericano al 100%. Ovvio che dichiarazioni di questo tipo abbiano meravigliato molti osservatori politici, sebbene secondo lo staff di Ted Cruz, che di Trump è stato il maggiore oppositore durante le Primarie repubblicane, il senatore del Texas non sia affatto sorpreso dalla condotta dell’ex protagonista di The Apprentice. Per il team del conservatore tutte le promesse di Trump hanno una “data di scadenza”, e non si può dire che Cruz non abbia provato ad avvertire l’elettorato repubblicano che The Donald non era tipo di cui fidarsi. Quando alla convention di Cleveland Cruz salì sul palco dicendo di votare secondo coscienza, rifiutandosi di fatto di pronunciare l’endorsement a favore di Donald Trump e meritando i fischi della platea, era sembrato evidente il suo tentativo di dissociarsi da Trump puntando sulla vittoria di Clinton, magari per presentarsi fin da subito come l’alternativa della primissima ora rispetto al candidato del Gop in vista delle Elezioni Usa 2020. L’errore di Trump, a detta dei sostenitori di Cruz intervistati da Politico, è proprio quello di cercare di spostarsi verso il “centro”, anziché rimanere sulle classiche posizioni conservatrici del partito Repubblicano. D’altra parte sono in tanti a credere che l’unica speranza per vincere le elezioni di Trump sia quella di scalfire la sicurezza di Clinton nei segmenti elettorali che attualmente la vedono nettamente in vantaggio: gli afroamericani e gli ispanici, appunto. Sarà per questo motivo che nei giorni scorsi, durante il suo ultimo comizio a Tampa, in Florida, Trump per un attimo ha abbandonato il gobbo elettronico che da un po’ di tempo lo accompagna in ogni suo intervento e si è rivolto ad entrambe le fasce di popolazione. Lo ha fatto parlando per stereotipi, dicendo agli afro-americani che è arrivata l’ora di uscire di casa senza avere paura di essere uccisi o che i propri figli vengano sparati; lo ha fatto ricordando agli ispanici che è loro diritto garantire un’adeguata istruzione ai propri figli e avere un lavoro dignitoso. Non crediamo che la teoria di Cruz, secondo cui Trump perderà per essersi allineato su posizioni più moderate, sia valida. Al contrario pensiamo che se fosse stato un po’ più lungimirante avrebbe predicato fin dall’inizio delle primarie interventi decisi per contrastare l’immigrazione, facendo però attenzione a non diventare il nemico di una fascia di popolazione sempre più influente nelle Elezioni Usa. Tornando al quesito posto all’inizio: non sappiamo se sia troppo tardi per una rimonta, ma Trump ha capito che non può vincere cercando solo di chiudere. Bisogna solo stare a vedere, adesso, in quanti sono ancora disponibili ad accettare le sue aperture. (Dario D’Angelo)