-Forse non è finita, ma poco ci manca. La questione sulla salute di Hillary Clinton di cui stiamo parlando da diversi giorni nelle tappe di avvicinamento alle Elezioni Usa 2016 è probabilmente arrivata ad una svolta. Nella giornata di mercoledì infatti lo staff della candidata democratica alla Casa Bianca ha diffuso una lettera firmata dal suo medico personale, l’internista Lisa Bardack, contenente diverse informazioni riguardanti le condizioni della paziente più famosa degli Stati Uniti d’America. Nella lettera in questione, la dottoressa Bardack ha fornito una sorta di aggiornamento rispetto alla precedente missiva firmata nel luglio del 2015 in cui definiva Hillary Clinton in salute e adatta a servire da Presidente. Fin dalle prime righe si apprende che l’ex Segretario di Stato è stata visitata molte volte dalla Bardack e dai controlli è emerso che i suoi livelli di sangue sono stabili a dispetto dell’assunzione di Coumadin, un farmaco anticoagulante inserito nel piano terapeutico di Clinton per contrastare la predisposizione alla formazione di trombi confermata nel 1998 e nel 2009 da due grumi di sangue manifestatisi alle gambe. La dottoressa Bardack ha aggiunto che nel gennaio del 2016, Clinton è stata vittima di sinusite e di un’infezione all’orecchio trattata mediante una miringotomia, un’incisione chirurgica che ha migliorato notevolmente i suoi sintomi. Dalla TAC seguita a questa manovra, ha spiegato la dottoressa Bardack, si è potuto notare come Hillary presentasse sì una sinusite cronica moderata, ma soprattutto nessuna anomalia nel cervello. Non abbiamo l’opportunità di visionare direttamente la TAC, ma è la parola di un medico che gli amanti della teoria del complotto adesso dovranno mettere in dubbio. Attenzione però, perché i dubbi sulle condizioni di salute di Clinton non sono affiorati a causa di un’infezione all’orecchio o di una semplice sinusite. A destare impressione è stato il crollo che ha visto protagonista Hillary nel giorno del tributo alle vittime degli attacchi dell’11/9. A tal proposito la ricostruzione della dottoressa Bardack è precisa. Tutto ha inizio il 2 settembre: nove giorni prima del malore di Hillary a Ground Zero. Il medico di Clinton sostiene di aver visitato la candidata alla Casa Bianca e di avere ravvisato un lieve stato febbrile nella paziente: temperatura 37.4 °C, nulla di preoccupante, ma molti segnali di affaticamento che spingono il medico a prescrivere alla paziente un periodo di riposo, un breve trattamento con antibiotici e la prosecuzione delle terapie contro le allergie stagionali di cui Hillary soffre da sempre a causa di un’infezione del tratto respiratorio superiore. Da qui in poi cosa succede? In breve che Clinton è una cattiva paziente: non rispetta le consegne della dottoressa e la situazione peggiora. I viaggi continui in tutti gli Stati Uniti contribuiscono ad aggravare l’affaticamento di Hillary, che nel frattempo sviluppa una tosse sospetta. È a questo punto che la dottoressa Bardack viene nuovamente consultata; la Clinton si reca nel suo studio e qui viene sottoposta ad una visita il cui esito è chiaro: polmonite. Si tratta di una forma moderata e non contagiosa, ma comunque di una polmonite, che non è mai uno scherzo, figurarsi per una donna di 68 anni. Il medico personale di Hillary, vista la situazione, prescrive una cura a base di antibiotici e di assoluto riposto. Ma ancora una volta Hillary fa di testa sua, e da una parte è difficile darle torto: come avrebbe potuto giustificare, la candidata alla presidenza degli Stati Uniti, un’assenza nel memoriale dedicato alle vittime dell’11 settembre? Dicendo semplicemente la verità, risponderebbero alcuni; ma è da mesi che le teorie che descrivono l’ex segretario di Stato in pessime condizioni di salute si rincorrono e un’assenza, più o meno giustificata, ad un evento così importante avrebbe di certo rimpolpato la schiera dei dubbiosi. Ecco ricostruito l’autogol di Hillary: la democratica si presenta a Ground Zero per la celebrazione ma il mix di temperatura elevata, disidratazione e ipertermia portano la Clinton a non reggersi in piedi e a richiedere l’assistenza del suo staff per non crollare a terra. Da allora, a detta della dottoressa Bardack, a Hillary è stato prescritto un trattamento a base di Levaquin (antibiotico) per 10 giorni, nonché un periodo di assoluto riposo che questa volta la Clinton ha deciso di rispettare. Nella lettera firmata dall’internista apprendiamo che Clinton il mese scorso ha svolto la mammografia annuale che non ha riscontrato alcuna anomalia, e che gli esami fisici e mentali alla quale si è sottoposta portano la dottoressa Bardack a confermare la versione fornita un anno fa: Hillary Clinton è in salute e adatta a diventare Presidente degli Stati Uniti. Questione chiusa? Probabilmente non del tutto: ci sarà chi, nelle prossime settimane, tenterà di ottenere informazioni più dettagliate rispetto alla salute dell’ex segretario di Stato richiedendo il rilascio completo delle sue cartelle cliniche. Probabilmente questo non avverrà mai, dal momento che se Hillary avesse voluto mettere a tacere tutti sulle sue condizioni di salute lo avrebbe fatto adesso, nel momento di maggiore pressione mediatica. E Trump? Dopo la sua performance al Dr. Oz Show, nella quale il Repubblicano ha consegnato al conduttore due pagine di esami medici svolti una settimana fa, in un’intervista alla trasmissione “Fox & Friends” ha dichiarato che non si sarebbe mai prestato a parlare in una trasmissione avente come tema centrale la sua salute se le sue analisi fossero state preoccupanti. Volete sapere la nostra? La sensazione è che la bufera mediatica scatenata dal malore di Clinton sia perlopiù alle spalle. Il peggio è passato, insomma. A meno di clamorosi colpi di scena (ad esempio immaginate cosa succederebbe se Hillary svenisse in diretta tv durante il dibattito del 26 settembre!), le condizioni di salute della democratica non dovrebbero essere oggetto di dibattito ancora per molto. E forse la colpa è anche di Trump: con un candidato più osservante della prassi che regola le campagne elettorali, i deficit di trasparenza di Clinton sarebbero emersi in maniera ancora più nitida. Ma queste sono le Elezioni Usa 2016: si vinceranno ai punti, nessuno crollerà sul ring per K.O.. (Dario D’Angelo)