-Se oggi state leggendo questo articolo sulle Elezioni Usa 2016 le opzioni sono due: o siete appena tornati da un viaggio in Groenlandia e non avete potuto ascoltare o leggere uno dei mille resoconti del dibattito televisivo tra Hillary Clinton e Donald Trump, oppure siete dei malati di politica americana, di quelli che hanno visto e rivisto il faccia a faccia più di una volta, ma non ne hanno ancora abbastanza. Ci rivolgiamo soprattutto ai secondi, consapevoli del fatto che analizzare nel dettaglio ciò che è avvenuto nei 90 minuti di dibattito andato in scena alla Hofstra University di Long Island, New York, risulterebbe un esercizio tanto noioso quanto inutile. Siamo qui per mettere in discussione le presunte certezze venute fuori dal faccia a faccia, cercando di scandagliare soprattutto il “non detto”, il piano strategico, il body language dei due contendenti. Partiamo dall’inizio allora: quando il moderatore del dibattito Lester Holt, ha chiamato sul palco la democratica e il repubblicano. A prima vista cos’abbiamo pensato quando Clinton e Trump si sono stretti la mano? Che Hillary giocasse in casa e Trump fosse in evidente posizione di svantaggio rispetto alla rivale: la Clinton è apparsa a suo agio, serena, sicura; è stata lei a percorrere la distanza maggiore per stringere la mano a Trump; sempre lei ha chiesto al repubblicano:”Come stai Donald?”, lei a dirigersi verso il moderatore per salutarlo. Solo dopo che Hillary ha preso in mano il pallino del gioco Trump si è sciolto un po’: ha dato un’amichevole pacca sulla spalla di Clinton, ha a sua volta salutato Lester Holt, e poi ha preso posto dietro il microfono. Nel corso del confronto è stata sempre Hillary ad avere la situazione in pugno; in alcune occasioni ha stemperato la tensione rivolgendosi agli oltre 100 milioni di americani dicendo chiaramente:”Godetevi il dibattito”, un’affermazione di qualcuno che ha ben chiaro che ciò che sta andando in scena è sì una tappa fondamentale nella corsa alla Casa Bianca, ma prima di tutto uno spettacolo al quale i telespettatori non avrebbero voluto rinunciare per niente al mondo. Durante il faccia a faccia è capitato che Hillary introducesse un particolare argomento usando espressioni del genere “adesso parleremo di…”, “stasera siamo qui per parlare di…”. È sembrato a tratti che la Clinton fosse la moderatrice del confronto, e non perché Lester Holt abbia svolto male il suo compito, piuttosto perché l’ex Segretario di Stato era così a suo agio nelle vesti di contendente del dibattito che sembrava quasi fosse lei a distribuire le carte del mazzo. E Trump? La sensazione è che l’atteggiamento di Hillary inizialmente lo abbia quasi disorientato: il fatto che la Clinton approcciasse tutte le questioni fondamentali con un sorriso pacato e rassicurante lo ha praticamente costretto a seguire la democratica su un terreno per lui meno conosciuto di quello della “rissa verbale”. Quando Clinton archiviava una determinata questione dicendo “la pensiamo diversamente” oppure ammettendo un errore (ad esempio per il caso delle email), Trump non aveva altra scelta che cambiare argomento. Perché non puoi fare molto, in qualsiasi discussione (anche se hai ragione da vendere), quando l’altro ti dice che se potesse tornare indietro non si comporterebbe nella stessa maniera; non c’è migliore strategia di ammettere di avere sbagliato se si vuole sorvolare con rapidità un determinato argomento. Lo stesso fatto che Clinton abbia trattato con rispetto Trump, crediamo abbia portato il repubblicano a tenere un atteggiamento meno aggressivo di quello al quale ci ha abituati in questi mesi. The Donald deve essersi interiormente compiaciuto, perché partecipare al dibattito televisivo contro Hillary Clinton in qualità di nominato del Partito Repubblicano, essere trattato come leader dello schieramento avverso da una personalità come quella della democratica, che di fatto è l’emblema dell’establishment politico a stelle e strisce, dev’essere stata una soddisfazione difficile da gestire, soprattutto nella prima mezzora di confronto, quella in cui storicamente ci si fa un’idea sull’intero dibattito. Poi c’è la componente dell’imprevedibilità: nel dibattito che avrebbe dovuto mettere alla prova lo stato di salute di Hillary Clinton dopo il malore dell’11 settembre con relativa polmonite, chi è sembrato stare peggio come condizioni di salute è Trump. Niente di grave, intendiamoci: ma il fatto che The Donald tirasse spesso su con il naso, evidentemente colpito da un inopportuno raffreddore, ha fatto scaturire diverse ironie sul conto del tycoon newyorchese. Anche quando Trump ha provato ad attaccare Clinton dichiarando che non aveva l’energia per fare il Presidente, la democratica ha replicato dicendo al rivale che prima di avanzare critiche del genere avrebbe dovuto dimostrare di poter viaggiare in 112 paesi come ha fatto lei; quando The Donald ha detto di essere un vincente sottolineando che il temperamento di Clinton potrebbe essere causa di problemi, lei ha risposto ridicolizzando l’avversario facendo un commento spiazzante che ha suscitato l’ilarità della folla:”Whoo, ok…” (cliccate qui per vedere lo spezzone, merita!). Al termine della sfida, mentre la guerra dei sondaggi post-dibattito stava per avere inizio, è stato ancora una volta l’atteggiamento dei candidati a dire molto di più delle loro parole. Mentre Clinton si intratteneva nell’auditorium con i propri sostenitori, impegnata a stringere mani insieme al marito Bill e alla figlia Chelsea, il clan dei Trump si scambiava saluti di circostanza sul proscenio, consapevole di essere osservato e allo stesso tempo incapace di risultare un po’ meno impostato del normale. Dopo qualche istante, Trump si è diretto dai giornalisti presenti nella spin-room, un comportamento molto inusuale per un candidato che ha appena avuto un’ora e mezza a disposizione per esporre le proprie ragioni, e soprattutto un segnale evidente che il repubblicano ci tenesse particolarmente a chiarire alcune delle sue posizioni. Un esempio? Il microfono non funzionava bene. Clinton, salita sull’aereo della sua campagna elettorale, si è congedata dalla stampa dicendo che se sei costretto a dire che il tuo microfono non funzionava vuol dire che non hai avuto una grande serata. Tutto vero, ma non è finita qui: se una cosa è emersa in maniera chiara è che Trump non è sbottato, ha dimostrato di sapere mantenere il cosiddetto profilo “presidenziale”, e se ha perso lo ha fatto ai punti, non per K.O.. Ci sono altri due dibattiti per provare a cambiare le cose, e statene certi: dopo aver rotto il ghiaccio Donald Trump farà di tutto, di tutto, per provare a vincere le Elezioni Usa 2016. (Dario D’Angelo)