Non ha fatto il giro del mondo (non ancora almeno) il video diffuso ieri di un episodio accaduto nel martoriato Venezuela visto che ne è protagonista una suora, dove il regime socialista del presidente Maduro sta schiacciando nel sangue la rivolta di milioni di persone: 26 manifestanti uccisi in tre settimane di proteste, centinaia di feriti. In uno di questi cortei c’era anche una anziana suora, suor Esperanza, 78 anni, che prendeva parte alla marcia del silenzio organizzata sabato nella capitale Caracas. La guardia nazionale impiegata per reprimere le proteste lanciava gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro i manifestanti, quando la suora è uscita dalle fila e si è avvicinata ai militari. “So che dovete obbedire agli ordini. Ma siamo tutti venezuelani” ha detto, chiedendo loro di smettere di sparare. Incredibilmente le immagini hanno commosso anche il dittatore Maduro che ne ha parlato come simbolo di unità nazionale. Per i leader dell’opposizione invece la suora è diventata simbolo di resistenza. Per la suora, a cui è stato chiesto un commento, nessuna delle due cose: “Possiamo avere idee diverse e confrontarci ma senza conflitti, insulti e violenze”. Come l’uomo che fermò un carro armato prima della strage in piazza Tien anmen, anche questa suora ha dimostrato che solo l’esempio prezioso di chi a mani nude chiede la pace è fonte di speranza.