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DALLA GRECIA/ L'ultima trovata di Tsipras per non pagare il conto dei 14 miliardi di tagli

- Sergio Coggiola

In Grecia è stato approvato un nuovo pacchetto di tagli. Tsipras, però, ricorda SERGIO COGGIOLA, ha fatto in modo che ad applicarli sarà il Governo che verrà dopo il suo

Alexis Tsipras (Lapresse)

Parafrasando. La strada del governo Tsipras è lastricata di buone intenzioni. Per intenzioni si intende l’obiettivo di portare il Paese fuori dalla crisi. A parole. Nei fatti, giovedì sera ha approvato un altro pacchetto di tagli pari al 2% del Pil, quale “gesto” di buona volontà per riannodare i fili delle trattative per l’inizio della discussione sul debito, che dovrebbe ripartire nella riunione dell’Eurogruppo, previsto per il prossimo lunedì. Il pacchetto di nuovi tagli dovrebbe generare un avanzo di 4,5 miliardi di euro (e non i 3,6 ipotizzati).

“Siamo arrivati all’ultimo gradino della crisi – ha detto il premier Alexis Tsipras -, abbiamo davanti a noi la fine del tunnel e nel 2018 usciremo dal memorandum”. “Ci state facendo firmare un quarto accordo di sacrifici dopo aver promesso che i tagli erano finiti – ha ribattuto il leader di Nea Demokratia Kiriakos Mitsotakis -, meglio andare subito al voto e vedere a chi credono gli elettori”. L’esecutivo Syriza-Anel ha però tenuto e la manovra è passata con 153 voti a favore (senza defezioni nella maggioranza) e 128 contrari. Strano paradosso. I partiti che due anni fa votarono contro i tagli, oggi, e con entusiasmo, hanno votato a favore. Per l’opposizione è sufficiente ribaltare l’equazione. Ma non basta: il governo ha votato tagli che con ogni probabilità sarà l’attuale opposizione, stando ai numeri dei sondaggi che la danno in crescita, a dover applicare. Perché non è scontato che nell’autunno dell’anno prossimo Tsipras, forse usando l’arma dell’uscita dal Memorandum, decida per le elezioni anticipate. 

Il voto di giovedì è un atto dovuto ai creditori e segna la chiusura della seconda valutazione. L’opposizione ha definito il nuovo pacchetto un “Memorandum n. 4”. Sarebbe più corretto definirlo un “update” del Memorandum n. 3. Eppure Tsipras avrebbe potuto chiudere la seconda valutazione già a fine 2016 (come più volte aveva dichiarato). Ma i suoi conti politici, e le resistenze dei suoi “syrizei”, non tornavano a suo vantaggio. A  dicembre 2016 poteva esaurire la seconda valutazione con un costo, si calcola, di circa mezzo miliardo. Briciole rispetto all’attuale pacchetto di tagli che inizieranno nel 2019. Ma se avesse raggiunto l’accordo, Tsipras avrebbe dovuto metterle in atto nel 2018. Anno pericoloso, visto che l’anno successivo si voterà. Così con un atto di tatticismo politico ha caricato sulle spalle del prossimo governo tutto il peso di questo nuovo update del Memorandum.

Ringalluzzito e fiducioso che Germania e Fmi gli concedano l’apertura della discussione sul debito (non prima comunque delle elezioni tedesche), che poi è la sua “ultima spiaggia”, l’altro giorno andava a dichiarare che a breve avrebbe annodato la cravatta (si sa che ha promesso che l’avrebbe usata soltanto quando si sarebbe risolta la questione del debito). Purtroppo però l’opinione pubblica alle sue post-verità ci ha fatto il callo, consapevole che le sue dichiarazioni sono a uso e consumo della sua maggioranza e dei suoi elettori. “I giorni migliori sono davanti a noi”, ebbe a dire nel corso di un consiglio dei ministri. Quelli passati al governo sono costati circa 14 miliardi di tagli. 

I sondaggi smentiscono le sue previsioni. Quest’anno è previsto un calo del tasso di sviluppo, nessun investimento in vista, sette su dieci cittadini si aspettano un peggioramento della propria situazione economica. E, come ribadiscono gli economisti, con la recessione non si va verso “giorni migliori”.



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