KHASHOGGI “TURCHIA HA VIDEO CHE PROVANO OMICIDIO”/ Ultime notizie, nervi tesi tra Ankara e monarchia saudita

- Niccolò Magnani

Jamal Khashoggi, prove audio e video del suo omicidio. Ultime notizie, in Turchia sono sicuri: il giornalista è stato ucciso dai sauditi subito dopo l'ingresso nel consolato

khashoggi_giornalista_arabia_mbs_principe_binsalman_lapresse_2018 Khashoggi, uccisione giornalista - LaPresse

Mentre si fa sempre più imbarazzante la situazione per l’Arabia Saudita in merito a quella che assume sempre più i contorni di una vera e propria esecuzione ai danni del giornalista Jamal Khashoggi, avvenuta all’interno del consolato della monarchia araba ad Ankara, in Turchia, si fanno sempre più tesi i rapporti tra i due Paesi. Alle autorità turche, che sarebbero in possesso di audio e video che testimonierebbero la tremenda fine del giornalista dissidente, ucciso e poi smembrato nonostante le continue smentite dei vertici del consolato e degli stessi 007 arabi, non è andata giù l’arroganza e il modo in cui sia stata decisa la morte di Khashoggi e poi siano state anche intralciate le indagini della polizia turca, ma è difficile capire se la guerra diplomatica delle ultime ore sfocerà in un ulteriore raffreddamento dei rapporti dal momento che su questa strada il Paese di Erdogan potrebbe non essere seguito dagli Stati Uniti, che da sempre ritengono l’Arabia Saudita un alleato, oltre che uno stato “moderato”. Infatti, anche se Ankara e Riad sono già divise dalle diverse posizioni sulla guerra in Siria, non si sa se questo potrebbe portare a una vera e propria crisi: sarà compito dell’amministrazione guidata da Donald Trump cercare di mediare tra i due Paesi, mentre da più parti piovono critiche su Riad dato che l’orrenda morte di Khashoggi, su cui non vi sarebbe più alcun dubbio, rende profondamente inattuale oramai la stessa definizione di “moderata” applicata alla monarchia saudita. (agg. R. G. Flore)

CONSOLE SAUDITA HA ASSISTITO A UCCISIONE

Emergono nuovi dettagli in merito al presunto omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi, che dal 2 ottobre scorso ha fatto misteriosamente perdere le tracce dopo essere entrato nel consolato di Instanbul. Ora, secondo i media turchi citati da Askanews, il console saudita sarebbe letteralmente terrorizzato poichè avrebbe assistito al suo assassinio. Gli stessi media citerebbero audio e video filtrati anche a media occidentali, tra cui il Washington Post. Ad aggiungere nuovi particolari è anche il giornale turco Yenisafak secondo il quale, mentre Khashoggi “era trattenuto per qualche momento dal console generale Mohammed al Uteibi nel suo ufficio personale, due elementi della commando di sicari sono entrati e l’hanno portato via con la forza la loro vittima in una stanza adiacente a quella del console”. Secondo quanto emerso dalla fonte del giornale, inoltre, dalle registrazioni è chiaro che “Khashoggi ha tentato di opporsi ma quelli sono riusciti a controllarlo dopo aver, probabilmente, iniettato qualcosa nel suo corpo”. Il giornalista sarebbe poi stato spostato in una nuova stanza dove sarebbe stato smembrato, come emerso anche dai file audio choc. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

WASHINGTON POST “LA TURCHIA HA I FILE”

Arrivano ulteriori dettagli in merito alla notizia delle ultime ore che vede la Turchia avere la prova concreta che il giornalista Jamal Khashoggi sia stato ucciso dai sauditi nel consolato di Istanbul. Come riportato dal Washington Post, testata con cui la vittima collaborava, i turchi hanno dei file audio e video che proverebbero appunto l’omicidio, visto che gli stessi hanno piazzato da tempo delle telecamere nascoste all’interno del consolato saudita. Il giornalista dissidente è stato picchiato, torturato e ucciso, prima di essere trasportato nella residenza del console, dove è stato fatto a pezzi con una motosega per farlo sparire. «Si può sentire la sua voce, si può sentire come è stato interrogato, torturato e ucciso», riportano alcune persone vicine agli investigatori. Inizialmente si pensava che l’Apple Watch di Khashoggi avesse registrato audio e video, ma in realtà i file resi noti dal WP appartengono proprio alle telecamere nascoste. Nessuno ha comunque ufficializzato la presenza di cimici nel consolato, che rappresenterebbe una grave violazione delle norme diplomatiche. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

PROVE AUDIO E VIDEO DELL’OMICIDIO

Arrivano interessanti aggiornamenti in merito alla morte del giornalista Jamal Khashoggi. Stando a quanto riportato stamane da Il Post, pare che alcuni funzionari turchi coinvolti nelle indagini, abbiano a disposizione prove audio e video in merito all’omicidio avvenuto nel consolato saudita con sede ad Istanbul. Una notizia confermata da funzionari americani e turchi ai giornali, anche se per ora i file non sono stati ancora resi pubblici. In base a quanto ammesso dagli inquirenti di Istanbul, pare che le registrazioni audio lascino pochi dubbi circa l’assassinio di Khashoggi, che sarebbe stato ammazzato da un gruppo di agenti dell’Arabia Saudita, subito dopo l’ingresso nel consolato avvenuto lo scorso 2 ottobre. Khashoggi, in base a quanto si ascolta nei file audio, sarebbe stato interrogato, quindi picchiato e infine ucciso. Come sottolineato dal Washington Post, le prove video e audio farebbero chiaramente capire il perché la Turchia sia giunta così presto alla conclusione che il giornalista fosse stato ucciso. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

IL COMMENTO DI LONDRA

Dopo il messaggio dell’Unione Europea è Londra a farsi sentire sul caso diplomatico del mese, minacciando il governo di Riad di probabili serie conseguenze dopo l’ormai certa fine tragica della vita di Jamal Khashoggi: «Le persone che hanno a lungo pensato di se stesse come amici sauditi dicono che è una questione molto, molto seria. Se queste accuse sono vere, ci saranno serie conseguenze, perché le nostre amicizie e le nostre collaborazioni si basano su valori condivisi» ha spiegato a France Presse il Ministro degli Esteri britannico da poco nominato, Jeremy Hunt. Secondo invece quanto riportato dall’ex capo della polizia di Dubai, vi sarebbero diverse critiche anche alla piena confusione dimostrata dalla sicurezza turca nell’intera gestione della vicenda Khashoggi: «La cosiddetta operazione sconosciuta non è rilevante nella scienza criminale odierna. Oggi le forze di polizia hanno capacità avanzate per localizzare e individuare le persone che hanno commesso il crimine», spiega Dhahi Khalfan, come riporta l’Agenzia Nova.

UE: “INVESTIGAZIONI COMPLETE E TRASPARENTI”

Anche l’Unione Europea è intervenuta in merito al caso del giornalista saudita, Jamal Khashoggi, ucciso in circostanze misteriose dopo essere entrato nel consolato saudita di Istanbul. Come battuto poco fa dall’agenzia Nova, l’UE ha chiesto un’investigazione approfondita, e soprattutto la piena trasparenza da parte delle autorità dell’Arabia su quanto accaduto. A riferirlo, è Maja Kocijancic, portavoce dell’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini, dopo quanto detto da quest’ultima in occasione della conferenza stampa tenutasi con il ministro degli Affari esteri del Portogallo, Augusto Santos Silva: «L’Ue segue totalmente la posizione espressa dalle autorità statunitensi – le parole della portavoce – affinché ci siano investigazioni complete e trasparenti. L’Unione Europea sta seguendo la vicenda e continuerà a farlo – conclude – e ci sono molti contatti in corso, incluso con le autorità saudite». L’Ue ha fatto altresì sapere che il suo messaggio è stato veicolato sia pubblicamente che con contatto diretto. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

IN PRIMA LINEA LA TURCHIA

Nella partita sulla rotta Usa-Arabia Saudita, ovviamente anche la Turchia non può non essere in prima linea: sia perché la scomparsa di Khashoggi è avvenuta in casa propria e sia perché nella complessa macchina diplomatica mediorientale della Nato, Ankara è uno snodo sempre e comunque impossibile da “tenere fuori”. Non è chiaro cosa voglia per davvero Erdogan, anche se è evidente che un indebolimento della figura emergente di MBS gioverebbe in qualche modo alla leadership rinnovata del “rais” turco. Stamattina il presidente – che di giornalisti “perseguitati” se ne intende – ha richiesto all’Arabia Saudita, nuovamente, di fornire nuove immagini delle telecamere di sicurezza nel consolato di Istanbul per capire realmente dove possa essere finito il giornalista anti-regime. «E’ uno dei sistemi di sorveglianza più avanzati, non è verosimile che le telecamere non fossero in funzione il giorno della scomparsa di Khashoggi», ha attaccato Erdogan in una intervista alla tv turca, quella stessa televisione che ieri ha reso noto di un gruppo di sauditi, arrivati a Istanbul il giorno della scomparsa del giornalista, e ripartito come mostrato dalle immagini delle telecamere di sorveglianza del consolato.

PROVE 007 USA CONTRO IL PRINCIPE MBS

Che Jamal Khashoggi sia ancora vivo, purtroppo, non ci crede più nessuno (o quasi): ieri l’appello della fidanzata straziante sul Washington Post ha tentato di smuovere le coscienze della Casa Bianca con Donald Trump che si è in effetti attivato per accelerare le indagini dell’Fbi e dell’Intelligence per scovare dove e come sia stato portato via dal Consolato saudita di Istanbul, da dove il giornalista anti-regime di Riad risulta scomparso da martedì della scorsa settimana. Le prove mostrate ieri dal NYT, con annesse immagini della videosorveglianza turca, spiegherebbero di come un commando di 007 sauditi possa avere prelevato il giornalista e addirittura, secondo alcune fonti di sicurezza, «averlo fatto a pezzi con una motosega direttamente nell’ambasciata». Oggi arrivano nuove prove, non tanto sul dove sia finito Khashoggi (resta ancora drammaticamente un mistero con una coltre di silenzio e omertà che coinvolge quasi tutti, ndr) ma su chi possa aver ordinato un orrore del genere. «L’erede al trono dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman – si legge oggi sul Washington Post – ordinò un’operazione per attirare l’editorialista del Washington Post Jamal Khashoggi in Arabia Saudita dalla sua casa in Virginia e poi arrestarlo».

SCOMPARSA KHASHOGGI, ANCHE TRUMP SAPEVA?

Non solo, sempre secondo il quotidiano Usa – che sfrutta fonti di intelligente – il regime di Raid sarebbe davvero coinvolto nella scomparsa di Khashoggi, in particolare il principe ereditario MBS: «piano per arrestare Khashoggi in Arabia Saudita hanno alimentato le speculazioni delle autorità e degli analisti in molti Paesi sul fatto che ciò che è accaduto al consolato fosse un piano B per catturare Khashoggi che potrebbe essere andato storto». Il governo saudita per ora smentisce su tutta la linea, anche se emerge un altro dettaglio che potrebbe rivelare una platea molto più ampia di “silenzio” attorno: «Washington era a conoscenza dei tentativi di arrestare, o addirittura uccidere, il giornalista saudita Jamal Khashoggi», lo scrive sempre il WP che intende coinvolgere nella “rete” anche Donald Trump e la Casa Bianca. Per ora il Presidente smentisce anche se altre fonti riportano di come il “coinvolgimento” di MBS nel caso Khashoggi sarebbe il vero “tramite” con Trump che non vorrebbe rovinare l’asse con l’Arabia Saudita, specie ora che con il nuovo principe ha dato una presunta aria di rinnovamento (che il caso in questione invece rischia clamorosamente di sgonfiarsi).





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