L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, si farà senza accordo. E’ questo quanto ha spiegato nelle scorse ore il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, con apposita lettera inviata a tutti gli stati membri, affermando appunto che «Dobbiamo preparare l’Unione europea a uno scenario senza accordo, che è sempre più probabile che mai». Ormai sembrerebbe essere sempre più quotata l’ipotesi del “no deal” e a meno di clamorosi colpi di scena dell’ultima ora, la Gran Bretagna diverrà ufficialmente extracomunitaria senza il famoso accordo. «Come ricordate da Salisburgo – ha proseguito il presidente del Consiglio Ue nella sua lettera – speravamo di compiere più progressi e risultati possibili per cercare di ottenere un accordo entro ottobre. Per come stanno le cose oggi, questo obiettivo si dimostra più complicato di quello che potevamo pensare». Tusk invita comunque all’ottimismo, e conclude la propria lettera con tali parole: «Nonostante ciò dobbiamo rimanere tutti fiduciosi e determinati, visto che esiste ancora la forte volontà da entrambe le parti di portare avanti i negoziati. Fatemi essere assolutamente chiaro: il fatto che ci stiamo preparando a uno scenario senza intesa non deve assolutamente indurci a non compiere ogni sforzo per raggiungere il miglior accordo possibile per entrambe le parti». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
3 SCENARI POSSIBILI
Alla fine la Brexit potrebbe realizzarsi, ma senza il famoso accordo con l’Unione Europea, ovvero, con il “No deal”. L’intesa fra il Regno Unito e i vertici dell’Ue vi sarebbe su tutto, tranne su un punto cruciale: la questione irlandese. E’ noto come la parte del nord del paese appartenga alla Gran Bretagna, mentre il resto, la Repubblica d’Irlanda, sia uno stato a se, facente parte dell’Ue. Di conseguenza l’Europa vorrebbe “militarizzare” le frontiere, così come avviene nel resto del mondo, ma a tale decisione si sta fortemente opponendo la premier Theresa May, per evitare l’insorgere di vecchie ruggini morte e sepolte. La sensazione, come detto in apertura, è che alla fine si vada verso una brexit senza accordo, oppure, seconda opzione, che si possano allungare i tempi per l’uscita dall’Europa, ma in questo caso, si scontenterebbero i fautori più duri dell’uscita. In ogni caso, qualcuno non sarà felice. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
DOMANI L’ACCORDO?
Si continua a lavorare per la Brexit e la giornata di domani potrebbe risultare decisiva per un accordo tra Regno Unito e Ue. Anzi, a voler essere precisi, la serata di domani potrebbe segnare una svolta nelle trattative per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione. Come riportato dall’Ansa, infatti, la premier Theresa May ha confermato la sua partecipazione alla cena sulla Brexit prevista per mercoledì sera. Come fanno sapere fonti diplomatiche, l’inquilina di Downing Street avrà a sua disposizione uno spazio per esporre il proprio punto di vista, e poi i lavori proseguiranno a 27. Lo si apprende da fonti diplomatiche europee, le stesse che fanno sapere come i contatti in queste ore frenetiche proseguano ai più alti livelli tra Londra, Bruxelles e le altre cancellerie europee. Tra questi, nelle ultime ore anche una telefonata tra May e Macron. (agg. di Dario D’Angelo)
TUSK, “C’E’ VOLONTA’ DI NEGOZIARE”
Ottimismo da parte del premier inglese Theresa May, un po’ meno in quel di Bruxelles. Se nel Regno Unito il governo è convinto di trovare un accordo di uscita favorevole con l’Unione Europea, la pensano in maniera diversa i piani alti della stessa UE, a cominciare dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, che nella lettera di invito ai vertici europei per l’incontro previsto domani e giovedì, ha ammesso, «Dobbiamo preparare l’UE per uno scenario no deal», per poi rivedere un po’ il tiro dicendo «Dobbiamo restare fiduciosi e determinati, poiché c’è volontà di continuare questi negoziati da entrambe le parti». Il problema, come vi spieghiamo qui sotto, resta la questione Repubblica di Irlanda, nazione a se stante che fa già parte dell’Unione Europea: si vuole evitare la militarizzazione del confine con l’Irlanda del Nord, per evitare il ritorno della lunga e sanguinaria diatriba iniziata negli anni ’70 fino al 2000. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
MAY OTTIMISTA
E’ iniziata ieri una settimana cruciale per il futuro della Gran Bretagna: nel giro di 6 giorni la Brexit dovrà divenire operativa con conseguente accordo di uscita con l’Unione Europea. La premier Theresa May è apparsa ottimista nelle ultime ore, e in vista della cena dei capi di stato e di governo, prevista per domani a Bruxelles (in cui si parlerà proprio di Brexit), ha affermato di «continuare a credere che un accordo negoziato sia possibile, che è tempo che le teste calme e lucide prevalgano, che ci sono poche questioni, ma cruciali, da concordare e che un accordo di massima sull’impostazione della futura relazione con l’Unione europea c’è già». L’ultima questione che separa la Gran Bretagna dall’uscita dall’UE è la solita Irlanda.
QUALE ACCORDO?
«Non possiamo concordare nulla che minacci l’integrità del Regno Unito», ha affermato a riguardo la May, e di conseguenza tale nodo dovrà essere sciolto nei prossimi giorni, forse già entro domani, se si vorrà raggiungere il famoso accordo di “exit”. Londra e Bruxelles vogliono evitare guardie armate per il controllo delle merci sul confine fra l’Irlanda del Nord, che fa parte del Regno Unito, e la Repubblica d’Irlanda, che è invece un paese indipendente e membro dell’UE. C’è il rischio che introducendo le guardie, possano tornare attuali i violenti scontri risalenti a 20 anni fa, una cruenta guerra civile fra i protestanti e i cattolici, che ha portato a decine di morti. Per ora ogni soluzione sembrerebbe complicata: sono attese novità nei prossimi giorni.