«Ankara non ha nascosto alcun dettaglio dell’inchiesta agli alleati e ha condiviso la registrazione con Arabia Saudita, Usa, Regno Unito, Francia, Germania e Canada»: Erdogan calca ancora la mano sul caso Khashoggi e ritiene quell’ultimo audio choc emerso in queste ore come una prova ormai “certa” del coinvolgimento di Mohammed Bin Salman. Al momento, Riad non ha voluto commentare l’audio in cui viene fatto riferimento al “capo dell’operazione” ma nelle prossime ore proverà ad instaurare una linea diplomatica che al 100% difenda l’intera casa reale saudita. Al momento, pare che poco prima di quell’audio emerso dal New York Times (che ancora deve chiarire da chi e da dove proviene quella fonte, ndr) si sarebbe sentito un altro audio in cui Jamal Khashoggi direbbe «sto soffocando…togliete questa busta dalla mia testa, sono claustrofobico». Sette minuti dopo l’agonia, la tortura e infine la morte del giornalista anti-Riad. (agg. di Niccolò Magnani)
ERDOGAN: “UNA CONVERSAZIONE SCIOCCANTE”
Nuovi dettagli in merito alla morte di Jamal Khashoggi e alla telefonata pubblicata quest’oggi dal New York Times. Il cerchio attorno al principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, sembrerebbe stringersi, e pare (anche se il condizionale é d’obbligo) che stato proprio lui il mandante del brutale assassino del giornalista del Washington Post. Sulla questione è intervenuto anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che parlando con i giornalisti sul volo di ritorno da Parigi, ha ammesso: «Anche un funzionario dell’intelligence saudita – le sue parole riportate dall’agenzia Ansa – è rimasto scioccato dopo aver ascoltato la registrazione dell’omicidio di Jamal Khashoggi e ha detto che solo un drogato di eroina può fare una cosa del genere». Il numero uno turco ha poi aggiunto: «Vogliamo sapere chi è la persona che ha dato l’ordine di uccidere il reporter, la Turchia aspetta pazientemente che Riad faccia piena luce come promesso dal principe Mohammed bin Salman». Del caso ne hanno parlato negli scorsi giorni i leader mondiali riunitisi a Parigi per le commemorazioni dei cento anni dalla fine della guerra mondiale. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LA TELEFONATA DEL TIMES
Emergono nuovi dettagli e retroscena in merito alla morte di Jamal Khashoggi, il giornalista saudita del Washington Post, deceduto lo scorso 2 ottobre, presumibilmente ucciso dai suoi connazionali. Ancora una volta sono i quotidiani americani a fornire nuovi sviluppi sulla vicenda, con il New York Times che rivela di una telefonata fra un membro del team inviato nel consolato di Riad a Istanbul per uccidere il giornalista, e un suo superiore. Nel colloquio telefonico si sentono le parole «Dì al tuo capo che la missione è stata portata a termine». L’audio sarebbe stato registrato dagli 007 turchi, ora in possesso anche dell’intelligence americana, e getterebbe nuove ombre su Mohammed bin Salman, il principe ereditario saudita. Secondo il New York Times, il “capo” citato nella telefonata sarebbe proprio MbS, dall’inizio delle indagini accusato, anche se mai ufficialmente, di essere il mandante della morte proprio di Khashoggi. A compiere la telefonata sarebbe stato Maher Abdulaziz Mutreb, uno dei 15 killer incaricati per uccidere il giornalista, e che spesso viaggiavano proprio con il principe ereditario. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
NUOVI DETTAGLI SULLA MORTE DI KHASHOGGI
Secondo quanto pubblica oggi il New York Times, la morte del giornalista arabo Khashoggi sarebbe stata decisa già un anno fa nei circoli legati al principe saudita Salman. Si legge che i capi dei servizi segreti sauditi chiesero esplicitamente l’aiuto di un piccolo gruppo di uomini d’affari per assassinare nemici iraniani e sabotare l’economia iraniana, un piano che richiedeva l’uso di 2 miliardi di dollari. Erano i tempi in cui il principe Salman, fino allora ministro della difesa, cominciava a imporsi come vero leader dell’Arabia Saudita eliminando la leadership che aveva comandato fino ad allora. Sempre secondo il quotidiano americano, a capo di questo gruppo di personaggi ci sarebbe stato George Nader, un uomo d’affari libano-americano mentre a questi incontri era presente anche Joel Zamel, un israeliano molto legato all’intelligence del suo paese, e il generale saudita Assiri, responsabile della campagna militare nello Yemen.
IL COMPLOTTO SAUDITA
Sempre nel corso di questi incontri risalenti a un anno fa, si parlò anche dell’uccisione di Kashoggi. Fu questo fatto a far decidere l’allontanamento di Assiri, dopo che i sauditi riconobbero il proprio coinvolgimento nella morte del giornalista. Nei gironi scorsi il presidente Erdogan ha consegnato a Stati Uniti, Francia e Inghilterra le presunte registrazioni di quanto accadde nel consolato arabo la notte in cui Khashoggi venne ucciso, registrazioni che non potrà mai ammettere ufficialmente in quanto illecite.