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Home » Esteri » TERZA GUERRA MONDIALE/ Ad Afrin vanno in cortocircuito le alleanze Usa-Russia

  • Esteri

TERZA GUERRA MONDIALE/ Ad Afrin vanno in cortocircuito le alleanze Usa-Russia

Int. Carlo Jean
Pubblicato 21 Febbraio 2018
receptayyip_erdogan_2_turchia_lapresse_2017

Il presidente turco Recep Taiyyp Erdogan (LaPresse)

Sono cominciati gli scontri tra le milizie siriane mandate in sostegno dei curdi e l'esercito turco ad Afrin. Un conflitto che potrebbe coinvolgere anche Usa e Russia. CARLO JEAN

“Chi ha sparso sangue, dovrà, per inevitabile conseguenza, bere sangue”: se vogliamo dare un’interpretazione biblica a quanto sta succedendo in Siria in queste ultime ore, viene subito in mente la battaglia di Armageddon (Apocalisse, 16,1) dove tre spiriti immondi radunano alla fine dei tempi tutti i re della Terra per la battaglia finale tra il bene e il male. Non è Armageddon, si chiama invece Afrin e non è in Israele come scriveva Giovanni, ma nella Siria del nord a pochi chilometri dal confine turco. Qua, e questa non è più narrazione biblica, si stanno radunando in un modo o nell’altro i paesi più potenti della Terra: Stati Uniti, Russia, Iran, Turchia e Siria. mentre Israele e Arabia Saudita si uniscono a sud contro l’Iran. “Siamo davanti a un groviglio che nessuno può sciogliere vista come si è messa la situazione. I turchi vogliono e devono conquistare Afrin per cacciare i curdi; Damasco sostiene i curdi insieme agli Usa, ma è alleata con la Russia e l’Iran, di cui alcune milizie si trovano già ad Afrin, mentre Mosca aizza i turchi in chiave anti americana”. Intanto gli scontri sono già iniziati.


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Generale, le milizie di Damasco sono arrivate ad Afrin e i turchi hanno cominciato a bombardare. Che sta succedendo?

Curdi e Siria sono sempre stati alleati. I curdi non chiedono indipendenza ma autonomia in una Siria unita. Assad sa benissimo che per avere l’unità deve andare d’accordo con i curdi e deve proteggerli dalla Turchia. Fino a che punto è in condizioni di farlo e fino a che punto la Russia è in grado di sostenerlo, non si sa.


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In questa enclave curda ci sono poi circa dieci basi americane.

In realtà sono più a est, vicino all’Eufrate, nella Rojava, altrimenti detto Kurdistan siriano, una zona occupata dai curdi con gli americani che i turchi non vogliono.

Ad Afrin invece chi c’è?

Ci sono sempre i curdi, quelli sostenuti da Assad, e probabilmente anche milizie siriane che fanno capo all’Iran. Questo porterebbe inevitabilmente a uno scontro turco-iraniano, difatti Erdogan ha già telefonato a Putin e a Teheran chiedendo ad entrambi di non interferire.

In sostanza in ballo ci sono le due potenze mondiali e tutte le potenze del Medio oriente. Una situazione che fa paura.


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Gli americani per adesso si mantengono cauti, hanno mantenuto gli istruttori dei curdi però tengono un profilo basso. Tra Usa e Russia c’è sicuramente il telefono rosso sempre in funzione. Gli americani per sostenere i curdi hanno ucciso una decina di cosiddetti volontari russi, mercenari che Mosca impiega in Ucraina, in Medio oriente e adesso anche in Libia per sostenere il generale Haftar, ex truppe speciali.

Erdogan però ha cominciato a bombardare Afrin, dunque fa sul serio.

Erdogan non può rinunciare ad Afrin, infatti vuole prendere un po’ di tempo avendo rimandato ad aprile l’incontro con russi e iraniani sulla Siria. La situazione è talmente ingarbugliata che nessuno è in condizione di ritirarsi. I russi sono in un ginepraio di cui si sono accorti solo adesso, altro che guerra finita come annunciò Putin.

Si combatte anche nel sud della Siria, poco distante da Damasco, nell’enclave di Ghuta.

Lì ci sono gli ultimi ribelli anti-Assad, sunniti appoggiati dall’Arabia Saudita. Assad ha mandato le sue divisioni migliori, la Tigri e la Quarta divisione corazzata.

Si lamentano centinaia di vittime civili.

E’ risaputo che i russi con l’aviazione là dove è il nemico bombardano senza guardare se ci sono civili. E’ anche un’enclave abitata da tantissime persone, più di 100mila.

La situazione è calda anche con Israele, che bombarda Damasco in funzione anti-Hezbollah e ha abbattuto un drone iraniano.

E’ interessante che al consiglio di sicurezza l’Arabia abbia votato contro l’Iran a favore di Israele, questo la dice lunga sul conflitto che si sta delineando. E’ una polveriera che può esplodere da un momento all’altro, mi meraviglio che i i sunniti iracheni se ne stiano tranquilli. La destabilizzazione potrebbe arrivare anche in Iraq, dove già esiste un fronte anti-iraniano. Il capo delle milizie sunnite è un nazionalista e si è recato in Arabia nei giorni scorsi quasi sicuramente per ricevere armi.

Che prospettive vede?

I due negoziati di pace, quello promosso tra Turchia, Russia e Iran è bloccato allo stesso modo in cui lo è quello di Ginevra promosso dall’Onu. La Russia infine non è del tutto contraria alle milizie siriane ad Afrin perché così obbliga i turchi a intensificare gli attacchi e quindi a creare screzio tra Turchia e Usa. Fortunatamente si può escludere che i siriani entrino in territorio turco, altrimenti Erdogan potrebbe invocare l’articolo 5 dell’Alleanza Atlantica che significa chiedere l’intervento della Nato. In sostanza ci troveremmo anche noi a combattere in quel quadro infernale.

(Paolo Vites) 


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