Sono molte le ombre sulla morte di Alexander Zakharchenko, 42 anni, presidente dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk rimasto vittima di un attentato verificatosi alle 17:16 di ieri al Café Separ, nel centralissimo bulevar Pushkin. Da quel che si apprende, come riportato da Il Fatto Quotidiano, la bomba che ha ucciso il leader di Donetsk e altre 4 persone, secondo la polizia scientifica, sarebbe stato piazzato in una lampada del bar. L’ipotesi, dunque, è che nell’assassinio di Zakharchenko sia coinvolto un qualche elemento dell’entourage: qualcuno che sapeva che il presidente si sarebbe recato nel bar per la commemorazione del “Sinatra russo” Josik Kobzon. Eduard Limonov, capo dei nazional-bolscevichi russi e impegnato nella raccolta fondi per la guerriglia dei separatisti, ha detto: “Il 30 agosto mi hanno detto che si stava preparando il licenziamento di Zakharchenko e che il capo della Repubblica Popolare di Donetsk dovrebbe diventare Alexander Khodokovski”, uno dei suoi luogotenenti. Che Zakharchenko sia stato fatto saltare in aria per il più classico dei “cambi di scagnozzo” dai suoi stessi compagni? (agg. di Dario D’Angelo)
RUSSIA E UCRAINA SI INCOLPANO A VICENDA
Chi ha ucciso Aleksandr Zacharcenko, presidente della Repubblica Popolare di Donetsk, entità fondata in Ucraina nel 2014 da milizie armate filorusse, e mai riconosciuta dalla comunità internazionale? Difficile dare una risposta a questo dilemma, fatto sta che i russi e gli ucraini si starebbero rimbalzando a vicenda le responsabilità in queste ultime ore. Ovviamente la Russia accusa i vicini di casa: prima il ministro degli esteri ha puntato il dito esplicitamente contro l’Ucraina, quindi è stata la volta del presidente Putin, secondo cui i responsabili sarebbero persone contrarie alla risoluzione della complicata situazione politica nell’est dell’Ucraina. Quest’ultima ha ovviamente negato ogni responsabilità in merito alla morte di Zacharcenko, ammettendo che l’assassino potrebbe avere una matrice interna agli stessi ribelli filorussi, o eventualmente un tentativo dei servizi segreti russi, che in tal modo si sarebbero disfati di una figura scomoda. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
I SERVIZI DI SICUREZZA UCRAINA RESPINGONO LE ACCUSE
I servizi di sicurezza ucraini (SBU) hanno respinto con forza le accuse riguardo al coinvolgimento per l’uccisione in un attentato dinamitardo di Aleksandr Zakharchenko, leader dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk. Gli ucraini hanno affermato di essere convinti che la morte di Zakharchenko sia legata ai “conflitti interni” che le oligarchie a comando dei ribelli di Donetsk stanno vivendo, a fronte di un momento difficile a livello economico. E’ innegabile che la situazione sul fronte nel Donbass, dove la guerra d’Ucraina continua ad infuriare, si è aggravata in maniera particolare nel corso dell’ultima estate con una crescita sostanziale del numero dei morti e dei feriti nel conflitto, il che ha reso praticamente vani gli accordi di Minsk. (agg. di Fabio Belli)
CITTA’ BLINDATA
Aleksandr Zakharchenko, leader dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, è rimasto ucciso dallo scoppio di una bomba mentre si trovava in un bar nel centro città. Dalle 19 ora locale Donetsk è chiusa alla circolazione sia in ingresso che in uscita: lo ha riferito un rappresentante del comando operativo, come riportato da Sputnik, ai cui microfoni ha parlato anche un consigliere di Zakharchenko: «Le autorità dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk considerano l’accaduto un attentato». Una fonte vicina alle autorità governative della repubblica autoproclamata ha spiegato che il presidente della DNR è morto per una ferita mortale alla testa. L’esplosione ha investito una vasta area. Il ministro del Tesoro Aleksandr Timofeev non sarebbe morto ma risulterebbe invece ferito gravemente. Da Donetsk sono partite subito accuse al governo ucraino, secondo cui si nasconde invece Mosca dietro l’attentato, come riferisce la CNN. (agg. di Silvana Palazzo)
RUSSIA, “KIEV DIETRO DELITTO”
Il capo della repubblica di Donetsk, Aleksandr Zakharchenko sarebbe rimasto ucciso in una esplosione avvenuta oggi nel centro della principale città a Sud-Est dell’Ucraina: a riferirlo sono diversi media russi e ucraini. Come spiega il quotidiano La Stampa nell’edizione online, l’esplosione sarebbe avvenuta nei pressi del bar Separ e nella deflagrazione, stando alle notizie trapelate da una fonte dell’ufficio del leader dei separatisti di Donetsk, anche un altro leader dei ribelli filorussi sarebbe rimasto ucciso. Sarebbe il ministro delle Finanze Aleksandr Timofeyev. Secondo i separatisti si sarebbe trattato di un vero e proprio attentato e subito dopo la notizia, il ministro degli Esteri russo avrebbe accusato il governo di Kiev della morte di Zakharchenko, tanto da asserire: “Vi è ogni ragione di credere che dietro all’assassinio c’è il regime di Kiev”. Lo ha detto la portavoce del ministero, Maria Zakharova.
ALEKSANDR ZAKHARCHENKO RIMASTO UCCISO: ATTENTATO?
Aleksandr Zakharchenko aveva 42 anni e dal 4 novembre 2014 era a capo dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk della quale era già stato primo ministro dal 7 agosto 2014. Nel medesimo anno era stato a capo della milizia separatista partecipando alla conquista della sede di governo nel centro di Donetsk. La notizia della sua morte, già riportata da numerosi media tra cui il giornale indipendente Meduza non trova ancora conferme ufficiali. Secondo quanto riferito da Tpi, dopo l’esplosione la polizia ha provveduto prontamente a recintare l’area intorno al bar e sul posto dell’incidente, che per la Russia di tratta di un attentato, sarebbero giunte diverse ambulanze. Non è escluso che a causare l’esplosione sia stata un’autobomba. Le notizie su Zakharchenko, tuttavia, sarebbero al momento ancora frammentarie: se infatti una fonte separatista citata dall’agenzia russa Interfax parla di ferite letale e della morte sopraggiunta in ospedale, per un altro dirigente separatista sarebbe rimasto solo ferito.