E’ dal 2014 che il Portogallo ha deciso di dar vita a una fiscalità vantaggiosa per i pensionati, in questi anni attirandone a migliaia pare soprattutto dall’Italia. Esiste anche un gruppo Facebook che offre assistenza a chi vuole trasferirsi. Da qui si scopre che per quanto sia un paradiso della fiscalità, in realtà chi si trasferisce in Portogallo è una persona agiata ex manager o piccoli imprenditori, gente con pensioni che si aggirano sui 3mila euro al mese. Questo anche perché la famosa detassazione per i pensionati è possibile solo per ex lavoratori del privato, chi ha lavorato nel pubblico non ne ha diritto. Ecco perché questi ultimi scelgono come meta del loro buen ritiro la Tunisia (Agg. Paolo Vites)
LA PROPOSTA DI FDI
Prosegue la fuga dei pensionati d’Italia in Portogallo. Il motivo è semplice, avere una pensione più che dignitosa, avulsa dalle imponenti tasse del bel paese. Grazie alla pensione “no tax”, la nazione lusitana ha aumentato il proprio pil dell’1.2% negli ultimi anni, e sono molti i pensionati, sia italiani quanto stranieri, che decidono di lasciare la propria casa per iniziare una nuova vita a 65 anni di età. La politica esentasse del Portogallo, come riferito dai colleghi del Corriera della Sera, permette di ottenere delle pensioni agevolate «che possono essere spalmate su un periodo di dieci anni, portando di fatto a zero il prelievo fiscale sugli emolumenti».
IL SUD COME IL PORTOGALLO?
In cambio è richiesto di vivere almeno 6 mesi e un giorno in Portogallo, nulla di più. Una misura che durerà fino al 2019, ma che visto il trasferimento in massa dei pensionati, potrebbe essere prolungata fino al 2020, e via discorrendo. E l’Italia pensa ora ad una contro replica per evitare la fuga di anziani. L’idea giunge dai Fratelli d’Italia, che hanno presentato alla camera una proposta di legge che fa del sud Italia il nostro Portogallo: «Una proposta immediatamente applicabile – spiega la Meloni – a costo zero, e in grado di produrre ricchezza in Sicilia, Calabria, Puglia e Campania». Obiettivo, far versare un’imposta sostitutiva di 6.000 euro per ogni periodo di imposta per un totale di dieci anni.