Il Presidente egiziano ha promesso di rimuovere ed eliminare tutti gli ostacoli all’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni: «c’è il desiderio dell’Egitto di giungere alla verità sul caso Regeni. Ho dato istruzioni per eliminare ogni ostacolo alle inchieste in corso, al fine di risolvere il caso e consegnare i criminali alla giustizia». A quelle parole però il Presidente Fico ha replicato, con garbo «Senza l’esito di un processo e la verità, i rapporti fra Italia ed Egitto sono sempre complicati, poco sereni, sono tesi». In particolare, ciò che non ha convinto appieno è la modalità con cui Al Sisi rimuoverà questi “ostacoli”: Il portavoce della presidenza, Bassam Radi, ha dichiarato che «l’incontro ha riguardato il procedimento sull’accademico Regeni e il presidente ha affermato la determinazione dell’Egitto a giungere alla verità, l’impegno delle autorità egiziane alla franchezza totale con la controparte italiana e la cooperazione della Procura generale egiziana con la Procura italiana», ma senza rilevare nel testo altri dettagli nel merito di cosa dovrebbe, nei prossimi mesi, fare il Presidente egiziano.
“TORTURATO NON DA CITTADINI COMUNI”
Arrivano parole forti dal Cairo da parte di Roberto Fico, il presidente della Camera che ha avuto un colloquio con il presidente egiziano Al Sisi su Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto nel 2016. Ammettendo che le indagini sono “ad un punto di stallo” e che “adesso servono i fatti”, l’esponente del MoVimento 5 Stelle – come riportato dall’Adnkronos ha dichiarato:”Dopo due anni e mezzo dobbiamo arrivare a un processo: senza questo passo in avanti è chiaro che anche i rapporti tra i Parlamenti sono molto complicati. Senza passi avanti seri e sostanziali in un processo in cui si arrivi a una verità definitiva per prendere gli uccisori di Regeni e il sistema che si muoveva dietro gli esecutori materiali, i rapporti sono sempre complicati, poco sereni, tesi”. La terza carica dello Stato ha aggiunto:”Ho ricordato al presidente che Giulio Regeni è un ricercatore italiano che è stato sequestrato, torturato e ucciso. Ed è stato torturato per 7 giorni: ho detto al presidente che non è stato certo torturato da cittadini comuni perché c’è stata una sofisticazione nelle torture che non appartiene a cittadini comuni”. (agg. di Dario D’Angelo)
FICO SU REGENI, “SPERO SOLUZIONI IMMEDIATE”
Oggi in programma a Il Cairo un incontro tra il presidente della Camera Roberto Fico e al presidente egiziano Al-Sisi. Al centro dei discorsi la misteriosa fine di Giulio Regeni, ricercatore italiano scomparso e torturato fino alla morte in circostanze ancora da chiarire. Intervenuto ai microfoni di Rai News, la terza carica dello Stato ha spiegato il perché della sua visita al numero uno dell’Egitto: “Ho appena finito l’incontro con il presidente Al Sisi e c’è stato solo un punto all’ordine del giorno che è la questione di Giulio Regeni. Sono venuto qui perché siamo a un punto di stallo”. Continua Roberto Fico: “Le due procure hanno lavorato insieme, la procura di Roma ha fatto un lavoro eccezionale e ha indizi, elementi e novità importanti e ha consegnato tutto alla procura del Cairo, però ho detto al presidente Al Sisi, nell’autonomia delle magistrature, che stiamo a un punto di stallo. Io spero che ci siano soluzioni immediate e che inizi un vero processo”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“REGENI MORTO DUE VOLTE PER DEPISTAGGI”
La missione di due giorni del Presidente della Camera Roberto Fico in Egitto procede con alcune importanti novità nei “rapporti” con le autorità de Il Cairo, ma purtroppo ancora ben poco sul fronte delle indagini. L’incontro centrale della visita di Fico lo ha visto di fronte ad Abdel Fattah Al Sisi, presidente egiziano, per provare a continuare quelle “trame” iniziate da Di Maio nella precedente visita dello scorso fine agosto. «Ha detto che Giulio Regeni è come se fosse morto per la seconda volta perché ci sono stati dei depistaggi», spiega il leader della minoranza M5s ai colleghi dell’Ansa subito dopo il vertice con Al Sisi, anche se subito “frena” gli entusiasmi spiegando che «bene le parole, ma adesso devono seguire i fatti, perché sulla questione siamo a un punto di stallo. La Procura di Roma ha fatto un lavoro eccezionale e ha consegnato tutte le novità alla Procura de Il Cairo che però ancora non ha recepito granché, siamo davvero ad un punto di stallo». Fico invoca il processo, in poche parole, ma al momento dagli ambienti del tribunale egiziano, non emergono “accelerazioni” in merito.
FICO IN EGITTO: “RAPPORTI SEMPRE TESI”
«Quello che gli ho detto – ha raccontato in un punto stampa un’ora e mezza dopo il vertice con Al Sisi – è che noi non arretreremo finché non scopriremo cos’è successo a Giulio, che era un amico dell’Egitto, un costruttore di pace. Non si è trattato di qualcosa di casuale, una rete di 9 persone lo ha prima pedinato, poi catturato, torturato, ucciso», spiega Roberto Fico che aveva anche incontrato giusto ieri il presidente del Parlamento egiziano cui aveva consegnato lo stesso “messaggio” di fare fretta sulle indagini. «Al-Sisi mi ha assicurato che per l’Egitto è una priorità fare piena luce ma io sono stato molto chiaro nel dire che adesso servono i fatti. Sono passati due anni e mezzo e non c’è ancora un processo in corso. Ci sono solo indagini e questo non è accettabile», ha commentato ancora il presidente della Camera che ammette come «I rapporti con l’Egitto resteranno tesi finché non ci saranno passi avanti nella verità sulla morte di Giulio Regeni, morto due volte per via dei depistaggi».