La conferma delle indiscrezioni Bbc arriva dal Ministro Tory forse più vicino alla premier May: il voto sulla Brexit sarebbe stato fatto slittare a fine mese («al più tardi il 27 febbraio ci sarà una mozione emendabile da sottoporre al verdetto») spiega James Brokenshire. Dice di fatto quello che pensano tutti ovvero che negoziare con l’Ue – specie dopo il pessimismo mostrato da Tusk e Juncker – in 2-3 giorni è alquanto impossibile: a questo punto però sono le opposizioni a gridare all’allarme visto che il rischio fortissimo di avvicinarsi al no-deal, con i tempi che si allungano, è assai vicino. Keir Starmer – responsabile della Brexit nel governo ombra di Jeremy Corbyn del Labour – teme che May possa fare apposta in realtà a temporeggiare ben oltre febbraio, per poi imporre a Westminster un ultimatum secco, a pochi giorni dal 29 marzo. In quel caso infatti si avrebbe lo spettro del no-deal o l’accordo iniziale tra Ue e May, con il gioco-trappola della Premier Tory che potrebbe aver facile conseguenza in Parlamento. «Andare verso zona d’emergenza dà la sensazione di un iter parlamentare vicino alla paralisi» ha invece sentenziato il leader della Cbi, nei fatti la Confindustria britannica. (agg. di Niccolò Magnani)
IL NODO IRLANDESE
Ha bisogno di altro tempo la premier inglese Theresa May, per quanto riguarda l’accordo sulla Brexit. A svelarlo è stata la Bbc, secondo cui il primo ministro britannico chiederà al parlamento di pazientare ulteriormente, di modo da siglare una nuova e più soddisfacente intesa con l’Unione Europea. Oggetto della controversia rimane la solita questione irlandese. Non va infatti dimenticato che l’Irlanda del Nord appartiene al Regno Unito, ma Bruxelles non vuole che vengano erette barriere fisiche fra le due parti dell’Irlanda, evitando i sanguinosi contrasti del secolo scorso. Senza confini, però, la zona a Nord rimarrebbe di fatto assoggettata alle regole dell’UE, staccandosi di conseguenza dal Regno Unito. Al momento non sembrano esservi soluzione all’orizzonte, e nessuno è a conoscenza di quale possa essere la proposta del governo britannico, fatto sta che la May sta lavorando senza sosta per raggiungere il famoso “deal”, con lo spettro di un’uscita senza accordo che tutti, da Londra a Bruxelles, preferirebbero evitare.
BREXIT, MAY CHIEDE TEMPO A WESTMINSTER
Tra l’altro l’Unione Europea è stata fin troppo chiara sul backstop ed altrettanto chiara sull’accordo, ritenuto non rinegoziabile. Rimane quindi sempre incerto lo scenario, a poco più di un mese e mezzo dalla data fatidica del 30 marzo 2019, il giorno in cui appuntò la Gran Bretagna uscirà per sempre dall’UE per divenire di fatto “autonoma”. Nessuno sa dire con esattezza cosa succederà nelle prossime settimane, anche se non sono da escludere diversi scenari, a cominciare da una posticipazione della data di scadenza di cui sopra. Altra ipotesi che sta prendendo piede in queste ultime settimane è quella di un nuovo referendum sulla Brexit, e infine la possibilità che si esca senza un accordo, oppure, una brexit con il deal siglato a novembre. Passano i giorni ma la situazione di grande incertezza regna sovrana dalle parti di Westminster: la May riuscirà a sbrogliare la matassa?