Una protesta contro il narco-stato che comanda l’Albania: il leader del Partito Democratico Sali Berisha si è espresso così sulla manifestazione che ha scosso Tirana sabato e che verrà riproposta giovedì. Ai microfoni de Il Messaggero il 75enne ha sottolineato che «la ragione di fondo è la violazione massiccia delle regole elettorali denunciata dalla comunità internazionale nel rapporto dell’Osce per il quale nel 20 per cento dei casi il voto è stato comprato. Un paio di mesi fa è diventato parzialmente pubblico un lungo dossier con migliaia di intercettazioni di ministri e sindaci del narcopartito e narco-Stato di Edi Rama, da cui emergono infiltrazioni criminali in vari distretti per comprare i voti e imporre certi risultati». Accuse provate, evidenzia Berisha: «Sono coinvolti l’ex ministro dell’Energia e il Sindaco di Durazzo, stretto collaboratore di Edi Rama che aveva interesse a controllare il voto attraverso le bande, a Durazzo le più feroci di tutta la regione. Il risultato elettorale è stato stravolto con le minacce e il denaro della droga in almeno cinque distretti. Quel dossier, pubblicato dalla Voice of America sezione albanese, è nelle mani della Procura della Repubblica». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
SI DIMETTONO I PARLAMENTARI DEL PARTITO DEMOCRATICO
Si preannunciano ore di caos politico crescente in Albania dopo che lo scontro tra il Governo guidato da Edi Rama e le opposizioni si è acuito nella giornata di oggi: infatti i 43 membri del Partito Democratico locale, formazione di ispirazione di centro-destra, si sono dimessi con un gesto eclatante dall’Assemblea Nazionale su proposta del loro leader, Lulzim Basha, e facendo seguito alle imponenti manifestazioni di piazza tenutesi non solo nella capitale Tirana ma anche in alti importanti centri del Paese. “Nessuno potrà fermare la rivolta popolare” è il grido non solo di migliaia di manifestanti ma anche di diversi membri dell’opposizione che hanno parlato di un sistema “marcio” e di collusioni della politica col narco-traffico e con un giro di tangenti che riguarderebbe i gangli del governo a qualsiasi livello. Ma dal canto suo il premier Rama pare fare orecchie da mercante e ha fatto sapere che non ha alcuna intenzione di dimettersi: “Ho avuto un mandato chiaro dal mio popolo, e abbiamo pure la maggioranza in Parlamento” ha spiegato, aggiungendo di non temere le proteste di piazza e di essere preoccupato più per l’immagine che l’Albania sta dando in questo momento nel mondo. (agg. di R. G. Flore)
“PAESE IN MANO A NARCO-POLITICI”
Ore di grande tensione in Albania: l’opposizione ha proclamato una feroce protesta contro il governo, con i manifestanti in piazza per chiedere le dimissioni del premier Edil Rama. Dopo aver tentato di sfondare le porte del palazzo dell’esecutivo, centinaia di persone sono state fermate dalle forze dell’ordine con l’ausilio di gas lacrimogeni. Giovedì è in programma un nuovo corteo e si teme un’escalation di scontri. Intervenuto a Uno Mattina, Andrea Margelletti, presidente CE. SI. (Centro Studi Internazionali), ha commentato: «Il problema è politico: quando giochi con la piazza, la piazza è un’amante, il problema è che quando non ritiene di non riconoscere soddisfatte le sue esigenze, fa presto a tirare su delle ghigliottine. Quello che preoccupa è la non fortissima presa di posizione dei partiti contro gli atti di violenza: se è giustificabile la rabbia popolare per le promesse disattese, non è giustificabile se la rabbia popolare si trasforma in furore e violenza».
SCONTRI A TIRANA, LE ULTIME
Sali Berisha, leader storico del Partito democratico (centrodestra) che guida la protesta contro il governo, ha commentato ai microfoni de Il Messaggero: «Se un popolo non può votare, la più grande violenza è la violazione del voto. Ci sono due capitali che protestano oggi: Caracas contro Maduro e Tirana contro Edi Rama. L’opposizione ha fatto tutte le concessioni e accettato tutti i compromessi possibili firmando un accordo nel maggio 2017. Ma Rama lo ha violato, come ha violato tutte le regole elettorali. Deve dimettersi e lasciare spazio a un governo di transizione che gli impedisca di gestire e manipolare il voto. Non ci sarà un avvenire per l’Albania se non sarà ristabilita la libertà di voto. A Tirana oggi governano banditi e narcotrafficanti». Prosegue Berisha: «La violenza vera è violare il diritto di voto. Le proteste continueranno finché le nostre richieste non saranno accolte. Indietro non torniamo. Non sono più gli studenti a protestare, sono i cittadini. La situazione è critica».