All’indomani dell’exploit del partito dell’ultra destra Vox in Andalusia, che ha segnato pure il crollo del Psoe del premier Sanchez in una comunità tradizionalmente “rossa” nella penisola iberica, la stampa spagnola si chiede quali saranno le conseguenze di questa affermazione sui prossimi scenari politici e gli appuntamenti elettorali che verranno. Il timore, nemmeno troppo nascosto ed espresso da diversi quotidiani quest’oggi è quello di una sorta di “contagio” che possa avvicinare anche il Paese a posizioni sovraniste, specialmente se i tradizionali partiti di centro e di sinistra, a cui fanno riferimento gli ultimi due Capi del Governo, dovessero continuare nel loro smottamento di voti. Infatti, il timore di qualcuno è che ben presto il “terremoto andaluso” come è stato definito possa allargarsi a macchia d’olio e l’attenzione di tutti è focalizzata sulle Elezioni Municipali e Regionali di maggio 2019 dato che potrebbe verificarsi lo spostamento delle preferenze dell’elettorato di destra ed estrema destra dal Partito Popolare che spesso ne aveva convogliato i consensi proprio a movimenti radicali quali Vov che rappresenta la risposta spagnola a fenomeni visti Oltreoceano (Donald Trump negli USA e Bolsonaro in Brasile) o Marine Le Pen nella vicina Francia. (agg. di R. G. Flore)
IL PREMIER SANCHEZ RISCHIA
Il crollo dei socialisti in Andalusia e il boom del partito Vox di estrema destra rischia di portare la Spagna al voto anticipato. E’ questa, secondo gli osservatori, una delle ipotesi in campo in questo momento in terra iberica. Come riportato da Il Post, Susana Díaz (PSOE), presidente uscente della regione, aveva convocato le elezioni in anticipo convinta dai sondaggi che quella di domenica sarebbe stata una vittoria semplice. Alcuni esponenti del “susanismo” lamentano tra le cause dell’insuccesso la campagna elettorale di bassa intensità realizzata da Díaz; altri contestano la posizione troppo “morbida” di Sánchez di fronte al tema dell’indipendentismo catalano. Proprio il premier potrebbe pagare per tutti questa sconfitta: Bobo Craxi sull’Huffington Post scrive, “Sanchez non si aspettava un tale rovescio, nonostante abbia partecipato nei ritagli dei tempi istituzionali alla campagna elettorale, pur paventando i rischi di una flessione elettorale non immaginava la perdita della maggioranza assoluta peraltro mai messa in discussione dai sondaggi“. (agg. di Dario D’Angelo)
EL PAIS, “TERREMOTO”
Dopo i risultati del voto regionale in Andalusia, tradizionale roccaforte rossa in Spagna (oramai ex), seppur con diverse sfumature è unanime il giudizio dei quotidiani iberici in merito al boom fatto registrare dal partito di ultradestra Vox, e in generale del fronte sovranista, e del crollo dei socialisti del premier Sanchez, col Psoe mai così male. El Paìs parla senza mezzi termini di “terremoto andaluso” e analizzando la situazione politica da un’ottica di centrosinistra riflette sul fatto che il voto nella comunità autonoma porta a irrompere sulla scena politica di un quinto partito che però contribuisce ancora di più a frammentare il voto a destra. Il quotidiano inoltre si mostra non tanto preoccupato dal successo di Vox quanto del fatto che molti presto potrebbero seguirne il sentiero intrapreso. Secondo El Mundo, invece, i risultati delle elezioni sono un duro colpo al “sanchismo”, vale a dire alla politica del premier Pedro Sanchez: il quotidiano conservatore infatti nota come il Primo Ministro sia stato sconfitto nel suo “feudo più fedele”. (agg. di R. G. Flore)
BOOM SOVRANISTI, CROLLO PSOE
Elezioni Andalusia, clamorose sorprese dalla chiamata alle urne di ieri, domenica 2 dicembre 2018: trionfo dell’estrema destra e crollo di Psoe. Vox, il partito sovranista spagnolo, ha raccolto l’11 per cento dei consensi: un risultato storico, con il movimento che entra per la prima volta nel Parlamento regionale ed elegge dodici deputati. Il partito socialista, il Psoe, del primo ministro Pedro Sanchez deve invece fare i conti con una netta sconfitta: nonostante la conferma come primo partito della regione, con l’elezione di 33 deputati, ha raccolto il peggior risultato della storia andalusa. Il 28 per cento di consensi è distante 7,4 punti percentuali da quanto ottenuto nel 2015, con il movimento guidato da Sanchez tallonato da Ciudadanos (18,2 per cento) e Adelante Andalucia (16,2 per cento).
ELEZIONI ANDALUSIA, COSA SUCCEDE ORA
Santiago Abascal, presidente di Vox, ha commentato così l’ottimo risultato: «Qualcuno di noi rideva, ma non abbiamo mai gettato la spugna: abbiamo conquistato le chiavi dell’Andalusia per espellere il socialismo corrotto e spaventare il comunismo Chavista. Abbiamo dimostrato che il cambiamento è possibile». Un dato non preventivabile alla vigilia delle elezioni: è la prima volta dalla fine della dittatura di Francisco Franco che l’estrema destra entra nelle istituzioni regionali in Spagna, come sottolineato da Repubblica. E ora il Parlamento è decisamente frammentato, con la legge provinciale che non prevede premi di maggioranza: senza i voti di Ciudadanos, il Psoe di Sanchez non potrà formare il governo. E difficilmente questo accadrà: Albert Rivera, leader di Ciudadanos, ha chiesto via Twitter al premier di indire elezioni anticipate a livello nazionale.