Nuovo scacco del presidente degli Stati Uniti all’Iran. Donald Trump ha annunciato in grande stile di aver ripristinato tutte le sanzioni nei confronti dell’Iran, tolte da Barack Obama nel 2015. Le mira del tycoon si sono rivolte al cuore dell’economia iraniana, visto che le nuove “penalità” vanno a colpire le esportazioni petrolifere. Come fa sapere la Casa Bianca, comunque, otto paesi potranno continuare e beneficiare di deroghe speciali per importare ancora il petrolio da Teheran, leggasi Giappone, Corea del Sud, Cina, India, probabilmente la Turchia e anche l’Italia, in base a quanto spiegato dall’Associated Press. La notizia delle sanzioni ha ovviamente fatto in breve tempo il giro del mondo, e Francia, Germania, Gran Bretagna e l’Unione Europea, storicamente nemici delle multiple sanzioni di Trump, hanno voluto condannare il gesto del presidente degli Stati Uniti, diffondendo un comunicato congiunto in cui si mira a proteggere le società del Vecchio Continente che fanno ancora affari legittimi con l’Iran: «Ci rammarichiamo profondamente – si legge – per la reimposizione di sanzioni da parte degli Stati Uniti». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
L’ANNUNCIO IN STILE GAME OF THRONES
Era stato annunciato qualche ora da fonti dell’amministrazione americana e a dare l’ufficialità, come oramai avviene di solito, è stato il canale social preferito del presidente Donald Trump che su Twitter ha fatto diventare la notizia del ripristino delle sanzioni a carico dell’Iran una sorta di locandina cinematografica ispirata alla fortunata serie di Game of Thrones. “Sanctions are coming” si legge nella didascalia che vede raffigurato The Donald su sfondo blu, ovvero le sanzioni stanno tornando ad abbattersi su Teheran in quella che è di fatto la seconda “tranche” delle misure restrittive che gli USA imporranno unilateralmente, a partire dal prossimo 5 novembre, alla Repubblica Islamica guidata da Hassan Rouhani dopo che l’amministrazione repubblicana, nei mesi scorsi, ha scelto di uscire da quell’accordo sul nucleare firmato da Barack Obama, sostenendo che l’Iran aveva cercato di aggirare le limitazioni sulla proliferazione delle armi. Tuttavia, nonostante il ripristino delle sanzioni pre-2015, la Casa Bianca ha fatto sapere che otto Paesi potranno comunque continuare a importare petrolio dal Paese asiatico per non essere eccessivamente penalizzati. (agg. di R. G. Flore)
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) November 2, 2018
TRUMP RIPRISTINA LE SANZIONI CONTRO L’IRAN
Iran, Donald Trump
annuncia il ripristino delle sanzioni a carico di Teheran facendo seguito all’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare firmato nel 2015 dal suo predecessore, Barack Obama: la notizia è arrivata nelle ultime ore come un fulmine a ciel sereno da parte dell’amministrazione repubblicana che ha dunque ristabilito tutte quante le sanzioni revocate solamente tre anni fa pur disponendo delle deroghe a favore di un ristretto numero di Paesi (otto, stando a quanto ha fatto sapere Mike Pompeo) che potranno continuare a commercializzare il petrolio con la Rpubblica Islamica guidata da Hassan Rouhani. Il ripristino delle suddette sanzioni dovrebbe avvenire a partire dal prossimo 5 novembre dopo che lo scorso agosto Trump aveva deciso di colpire l’Iran nel settore del commercio dell’oro, dei metalli e dell’acquisto di valuta statunitense.
I SETTORI COLPITI
Non solo il petrolio dato che il ripristino delle sanzioni volute dagli USA nei confronti dell’Iran colpiranno anche la Banca Centrale del Paese mediorientale, con le istituzioni finanziarie locali che dovrebbero venire escluse dal circuito bancario internazionale Swift secondo quanto fatto sapere dal Dipartimento del Tesoro di Washington; ma a venire colpiti saranno pure i settori assicurativi e quello dell’energia dato che dal prossimo 5 novembre anche alle imprese a stelle e strisce o di altra bandiera che operano nella Repubblica Islamica verranno revocate le autorizzazioni concesse in un primo momento. Va inoltre ricordato che la decisione presa dalla Casa Bianca, attuata unilateralmente e contro il parere delle Nazioni Unite, potrebbero dare vita a una nuova escalation col Governo guidato da Rouhani.