Una nuova strage negli Stati Uniti, ancora una volta, causata da una sparatoria. Dopo il folle che era entrato nella sinagoga di Pittsburgh, questa volta ad avere il grilletto facile è stato David Ian Long, 28enne ex marine pluridecorato, affetto da problemi mentali. E’ entrato in un locale di Thousand Oaks, nei pressi di Los Angeles, ed ha fatto fuoco senza alcun apparente motivo, uccidendo 12 persone. Le vittime sono quasi tutti giovani ragazzi che si trovavano nel locale al momento dell’episodio, dove vi era in corso una serata universitaria. Ucciso anche il sergente Ron Helus, che doveva andare in pensione fra pochi mesi dopo 29 anni di servizio, e che è intervenuto subito dopo la chiamata. «È morto da eroe», ha spiegato lo sceriffo Geoff Dean, ricordando la telefonata di Helus alla moglie poco prima dell’intervenuto, purtroppo l’ultimo della sua vita: «Devo andare, ti amo, ti chiamo dopo». Oltre ai 12 morti, deceduto anche lo stesso killer (che si è tolto la vita), e ferite 15 persone. Non è ancora chiaro il movente di tale gesto folle: si tratta della 307esima sparatoria dall’inizio dell’anno negli Stati Uniti. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL BILANCIO DEFINITIVO
Il bilancio definitivo della sparatoria che si è registrata negli Stati Uniti, precisamente in un bar di Los Angeles è di 12 morti e decine di feriti. Secondo le ultime informazioni rese note da TgCom24, un uomo armato di pistola automatica, ex marine 29enne, ha fatto irruzione nel locale a Thousand Oaks, aprendo il fuoco e provocando una vera e propria strage. Poi si è tolto la vita, come ha riferito lo sceriffo della Contea di Ventura. In queste ore sono numerose le testimonianze di chi era presente nel bar ed ha assistito in prima persona alla morte o al ferimento delle persone amiche. “L’ho visto entrare dalla porta principale, aveva un cappello nero, guanti e camicia neri, con la barba. Poi ha preso una pistola e ha sparato ad una mia amica che lavorava al front desk ed è iniziata la strage”, ha raccontato una 21enne che è riuscita a scappare dalla porta laterale. Numerosi i colpi esplosi prima che l’attentatore decidesse di porre fine anche alla sua vita. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“MIEI AMICI COLPITI DAVANTI A ME”
Le vittime dell’incredibile sparatoria avvenuta in California, in un bar molto frequentato da giovani universitari a Thousand Oaks, a circa 64 chilometri da Los Angeles, sarebbero almeno 13. Lo ha riferito lo sceriffo della contea, parlando anche di 12 feriti raggiunti dalle “decine di spari”. Tra i morti anche lo sparatore e il vice sceriffo in servizio da 29 anni, Ron Helus. Intanto, Euronews ha raggiunto via Facebook uno dei sopravvissuti, Todd Stratton, giovane 28enne. “È successo tutto così, così in fretta. Le persone correvano a destra e a sinistra. Stavo uscendo dal bar, quando ho iniziato a sentire rumori simili a fuochi d’artificio, poi ho capito che si trattava di colpi di pistola”, ha raccontato il ragazzo. “Sono contento di non essermi fatto prendere dal panico e di essere stato in grado di aiutare un sacco di gente. Sai, non mi sono immobilizzato. I miei amici non ci sono riusciti e questo mi fa davvero impazzire. I miei amici più intimi sono stati colpiti mentre parlavo con loro…stavo li fermo, valutando la situazione, senza sapere se mi avrebbe sparato in testa perchè mi trovavo lungo la linea di fuoco”, ha aggiunto il superstite della sparatoria in California. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“NON SI TRATTA DI TERRORISMO”
Sono 13 le vittime a seguito di una sparatoria avvenuta ieri sera (mattino in Italia), in quel di Los Angeles. Presso la cittadina di Thousand Oaks, un è entrato in un locale ed ha sparato all’impazzata, uccidendo 12 persone. L’aggressore è a sua volta morto, anche se non è chiaro se lo stesso sia stato ucciso dalla polizia o si sia tolto la vita. Tra le vittime, come vi abbiamo già spiegato, anche il vice-sceriffo della contea di Ventura, il sergente Ron Helus, che sarebbe dovuto andare in pensione fra pochi mesi. Geoff Dean, lo sceriffo, non ha potuto fornire precisi dettagli in merito all’assalitore, anche se sembra da escludere la pista del terrorismo: «Non sappiamo se sia un terrorista o no – ha detto – niente porta noi o l’Fbi a pensare che ci sia un legame con il terrorismo». Fra i presenti che hanno assistito alla sparatoria, anche Matt Wennerstron, uno studente di 20 anni che di solito frequenta il locale: «Sparava più proiettili che poteva, e quando ricaricava la gente provava a fuggire, non ho mai guardato dietro di me». Stando alle indiscrezioni circolanti, le vittime dovrebbero avere un’età compresa fra i 21 e i 26 anni. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL COMMENTO DI TRUMP
Quella di oggi a Thousand Oaks, in California, è una delle sparatorie più sanguinose degli ultimi venti anni negli Stati Uniti. Il presidente americano Donald Trump ha scritto su Twitter di aver ricevuto «un briefing esauriente sulla terribile sparatoria», confermando che le vittime al momento sono 13. «Le forze dell’ordine e le emergenze, insieme all’Fbi, sono sulla scena». Questo non è che l’ultimo capitolo di un’epidemia di violenza armata negli Stati Uniti, a dieci giorni dalla sparatoria di Pittsburgh in cui un uomo ha ucciso 11 persone in una sinagoga durante la funzione del sabato. «È una scena orrenda lì dentro. C’è sangue ovunque», ha dichiarato lo sceriffo in una conferenza stampa. Uno studente di college di 20 anni, e avventore abituale del bar di Thousand Oaks, ha raccontato che l’uomo sparava con una pistola a canna corta con un caricatore di 10-15 colpi. «Sparava a volontà», ha spiegato Matt Wennerstron, che poi è riuscito a scappare quando l’uomo armato si è fermato per ricaricare la pistola semi-automatica. (agg. di Silvana Palazzo)
IL BILANCIO SI AGGRAVA
Arrivano nuovi aggiornamenti in merito alla sparatoria avvenuta nelle scorse ore in quel di Los Angeles, nei pressi di Thousand Oaks, a nord ovest della metropoli californiana. Purtroppo va aggiornato il bollettino delle vittime, che è salito a 13, come riferito dallo sceriffo della contea di Ventura; fra i morti vi sarebbe proprio il vice sceriffo, deceduto durante la sparatoria con il killer. Quest’ultimo, stando alle indiscrezioni che giungono dagli Stati Uniti, dovrebbe avere tratti mediorientali, la barba, un’età di circa 20 anni, e indossava abiti neri durante il terribile gesto. Come riportato da alcune testate locali, l’uomo avrebbe sparato una trentina di colpi di arma automatica verso i clienti del locale, quando in California erano le 23:20 (le 8:20 invece in Italia). Inoltre, prima di sparare all’impazzata sulla folla, avrebbe lanciato una serie di fumogeni all’interno del locale, che tra l’altro era gremito perché al suo interno vi era in corso una serata universitaria. Oltre alle 13 vittime vi sarebbero numerosi feriti, e le autorità stanno cercando di scoprire il movente del killer, che stando a testimoni sarebbe comparso all’improvviso. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
12 LE VITTIME, ANCHE IL KILLER
Come spesso accade in casi molto simili del passato Usa, la sparatoria di Los Angeles si conclude con l’uccisione del killer aggressore: prima della tragedia finale, l’uomo aveva colpito e sparato all’impazzata uccidendo 12 persone e ferendone almeno il doppi. È questo il responso ufficiale raccontato dallo sceriffo della Contea di Ventura, confermando anche la morte dell’assalitore entrato in azione poco prima della mezzanotte. «Indossava una maschera da sci sulla faccia, ma solo la metà inferiore e un cappello da baseball nero» e sarebbe stato freddato appena dopo aver compiuto una carneficina all’interno del Bar BorderLine, in piena festa di moltissimi ragazzi universitari della zona. Lo sceriffo Geoff Dean ha poi spiegato che assieme alle 12 vittime sono circa una trentina i feriti, tra cui di sicuro c’è anche un poliziotto delle teste di cuoio entrate in azione: «non sappiamo dire ad oggi se si tratti di terrorismo o meno», conclude la polizia.
CACCIA AL KILLER
È ancora caccia al killer nella zona di Los Angeles dove nelle ultime ore è andata in scena una sanguinosa sparatoria prima contro de semplici studenti universitari, poi anche contro a polizia entrata in azione. I testimoni davanti al BorderLine Bar raccontano di come l’uomo con barba nera e vestiti scuri sia al momento scappato – o quantomeno ancora non catturato dalle forze dell’ordine: «Lo stiamo ancora cercando. Non possiamo confermare che sia in custodia al momento», ha spiegato il capitano della Ventura County, Garo Kuredjian. Secondo quanto raccontato invece da un altro testimone ai colleghi dell’Abc News, l’uomo non parlava ma sparava soltanto: «ero davanti alla porta e ho sentito questi scoppi. Forse tre o quattro. Mi sono buttato a terra. Ho guardato e ho visto la guardia colpita a terra, non so se fosse morto. L’uomo lanciava fumogeni ovunque. Poi si è diretto alla cassa e ha continuato a sparare. Sono fuggito». Situazione ancora confusa per il bilancio delle vittime: ci sarebbero alcuni corpi senza vita e di sicuro una dozzina di feriti, ma il tutto ancora non è stato confermato dalle autorità Usa impegnate nel soccorrere gli avventori e bloccare il criminale attentatore.
SPARI CONTRO UNA FESTA DI UNIVERSITARI
È in corso una fitta sparatoria a Los Angeles in California all’interno del bar BorderLine dove era in corso una normale festa tra universitari: poco prima della loro mezzanotte (le nostre 9 di mattina, ndr) un uomo è entrato nel locale e ha iniziato a sparare all’impazzata. Le prime chiamate sono giunte alla polizia Usa attorno alle 23.30 e parlavano di «più feriti in uno scontro a fuoco nel bar&grill BorderLine a Thousand Oaks»: è una sala molto popolare a Los Angeles visto che si suona dal vivo la musica country da diversi anni, luogo di ritrovo di giovani dei college universitari. Forze della polizia hanno riferito poco fa che almeno 20 persone sono rimaste ferite e «potrebbero esserci diversi morti»: per questo motivo le squadra Swa sono entrate subito in azione e pare sia ancora in corso lo scontro a fuoco con uno o più responsabili dell’indegna – ed ennesima – sparatoria negli Usa. Un poliziotto, riporta il Los Angeles Time, sarebbe morto e con lui anche diversi avventori del bar, anche se manca per il momento una voce ufficiale che lo confermi.
SPARATORIA LOS ANGELES, LE PRIME TESTIMONIANZE
Dalle primissime testimonianze raccolte dai media Usa, nella sparatoria di Los Angeles il responsabile sarebbe un uomo giovane con la barba e vestito di nero che sarebbe entrato di colpo nel locale iniziando a sparare contro chiunque gli si parasse di fronte. Alcune persone si sono rifugiate sul tetto e nei bagni e hanno iniziato a chiamare la polizia per avvertire del bagno di sangue durante la festa: è ancora troppo presto per parlare di terrorismo visto che i dati in mano agli investigatori sono insufficienti per ricostruire l’intera sparatoria. Nelle prime immagini raccolte si vedono diverse ambulanze portare via i feriti ma ancora non è chiaro se e quante vittime ci siano dentro il locale, né se il killer sia ancora in vita o asserragliato all’interno del BorderLine.
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Múltiples heridos por un tiroteo en Los Ángeles (EE.UU.). Ahora en: https://t.co/yxDAHs5ftl pic.twitter.com/c739tVhkWj
— 24h (@24h_tve) 8 novembre 2018