In 23 giorni di guerra tra Israele e Hamas, non è riuscito a scrivere ma ha continuato a farlo sulle note del cellulare: una di queste è stata pubblicata in prima pagina su Yedioth Ahronoth, il giornale più venduto in Israele. Parliamo di Etgar Keret, scrittore israeliano che al Corriere della Sera racconta: “Sono vegetariano da quando ho 5 anni, dopo aver visto uccidere la mamma di Bambi. Adesso mi ritrovo con il telefonino pieno di questa macelleria vicino alle lettere d’amore scritte al mio coniglio”. Parla della foto dei bambini uccisi o feriti durante i bombardamenti. Immagini di una crudeltà disarmante che lui non vuole vedere ma invia a chi mette in dubbio quanto sta accadendo.
Con la moglie Shira, gira il Paese per incontrare i sopravvissuti dei villaggi e dei kibbutz assaltati. “Leggiamo favole e racconti ai bambini, proviamo a giocare con loro. Qualche giorno fa abbiamo incontrato due gruppi, uno dal sud invaso e l’altro dal nord evacuato per precauzione. Li invitiamo a descrivere l’albero dei sogni. Un bimbo dice: “Tutto di gelato”. Il secondo alza la mano: “Un videogioco”. Il terzo: “Un albero bruciato”. Ed è chiaro da dove venga”.
Etgar Keret: “Hamas vuole un impero islamista”
In Europa si ridimensiona ciò che sta accadendo a Gaza. Al Corriere della Sera, Etgar Keret spiega: “La sinistra europea — e io sono di sinistra, resto di sinistra — ha ragionato allo stesso modo per così tanti anni che a livello emotivo non riesce a inserire le atrocità commesse da Hamas nell’equazione di sostegno alla causa palestinese. Prima era semplice: siamo contro l’occupazione israeliana (e io sono d’accordo). Adesso devono capire che Hamas non sostiene la Palestina, anzi. È un’organizzazione fondamentalista, misogina, omofoba, controllata dall’Iran. Non persegue la visione di uno Stato palestinese ma di un impero islamista”.
Dalle piazze, gli studenti americani ed europeo manifestano al grido di “Palestina libera dal fiume Giordano al Mediterraneo”. Lo scritto spiega: “Ho notato che non parlano più di 56 anni di occupazione ma di 75, perché l’invasione di Hamas è avvenuta dentro il territorio israeliano riconosciuto dalle Nazioni Unite, per cui andiamo indietro al 1948. E così — senza pensarci, senza capire, senza approfondire — hanno semplicemente cambiato il numero, altrimenti non tornerebbero i loro conti ideologici, dovrebbero ammettere che gli jihadisti hanno attaccato uno Stato sovrano”. Secondo lo scrittore, “alla fine del conflitto Benjamin Netanyahu e gli estremisti messianici come Itamar Ben Gvir devono andarsene. È stato Bibi a permettere ad Hamas di rafforzarsi mentre indeboliva l’Autorità palestinese per evitare i negoziati. La speranza è che da questo disastro, da questi orrori, si torni alle trattative di pace, che davvero qualcosa possa cambiare in Medio Oriente“.