L’ex brigatista Raimondo Etro è stato ospite ieri sera della nuova puntata di Non è l’Arena, condotta da Massimo Giletti nel prime time de La7. Il suo nome rientra nelle pagine di cronaca nera nostrana: condannato a 20 anni e sei mesi di reclusione per il rapimento di Aldo Moro. Partecipò anche all’assassinio del giudice Riccardo Palma, ma poi all’ultimo momento si rifiutò di sparare. Oggi 63 anni, l’ex protagonista degli Anni di piombo è tornato al centro dell’attenzione di recente per aver chiesto ed ottenuto il reddito di cittadinanza. Ieri invece ha fatto discutere la sua partecipazione alla trasmissione di Giletti ed ancor di più le frasi che ne sono scaturite e che hanno fatto indignare proprio il padrone di casa e i suoi altri ospiti, tra cui Luca Telese e Daniela Santanchè. “Meglio avere mani sporche di sangue ma provarci”, ha asserito l’ex brigatista Etro, pronunciando quella che poi ha giustificato essere una citazione. Telese e Santanchè, increduli, hanno prontamente chiesto all’ospite di Giletti di ritirare immediatamente quanto detto. “Se non lo fa non si può andare avanti, o gli fa chiedere scusa a tutti oppure saluto tutti e ringrazio ma abbandono lo studio”, la richiesta dura della Santanchè, rivolgendosi al padrone di casa.
ETRO, EX BR: “MEGLIO MANI SPORCHE DI SANGUE”, FUORI DALLO STUDIO DI LA7
Raimondo Etro
ha voluto sfidare Daniela Santanchè e dopo le sue richieste a Giletti l’ex brigatista ha commentato: “Lo faccia”, riferendosi alla sua minaccia di lasciare lo studio di Non è l’Arena ed aggiungendo: “Scusa il ca**o”. Parole, queste, che hanno contribuito a far precipitare definitivamente la situazione. A questo punto l’intervento di Massimo Giletti è stato inevitabile: “Etro, mi spiace ma questa frase non è accettabile”. Lui di contro ha continuato ad ironizzare: “Spero che almeno mi ripaghiate il taxi”, mentre veniva accompagnato fuori dallo studio. Gli applausi del pubblico, ovviamente, erano diretti proprio alla decisione presa dal padrone di casa che ha voluto chiudere la triste parentesi asserendo: “A me, storicamente, nella vita televisiva sono capitate due situazioni in cui non potevo fare altro. In un caso con una persona che sorrise sulle leggi razziale fasciste del 1938 che mandarono nei campi di concentramento decine e decine di persone”. Quindi Giletti ha proseguito: “Ma non si può nemmeno dire una cosa del genere rispetto a uno dei fati più tragici della nostra democrazia. Io speravo che capisse che le battute su certe cose non si possono fare, ma io non avevo altra alternativa che indicargli l’uscita”, giustificando, semmai ce ne fosse stato bisogno, la sua decisione.