Ettore Andenna è senza dubbio uno dei grandi misteri della televisione italiana: sulla cresta dell’onda negli anni ’70 e ’80, in particolare con la conduzione de Giochi senza frontiere, poi sparito definitivamente dalle scene, senza un vero perchè: “Il 13 giugno compio 75 anni – racconta Ettore Andenna parlando con lo Specchio de La Stampa – e visto che sono emarginato dal mondo della televisione ormai da molto tempo, voglio ritirarmi dalle scene. Non accetterò più inviti, comparsate, presentazioni, nulla. A un certo punto bisogna sapere dire basta. E voglio essere io a farlo”.
Ma perchè questa emarginazione? “Non ho mai saputo spiegarmela, ma ho avuto la fortuna di non ammalarmici. Mi ha salvato la mia famiglia e la scelta di vita di vivere in campagna. Mi ha salvato la solidità sentimentale, stare vicino ai figli e vicino alla terra. Poi, certo, se ci ripenso capisco che è stata anche colpa mia. Perchè io sono un uomo Denim: non sono capace di chiedere. Non sono mai stato leccac*lo per educazione e per dignità. Non sono mai andato a frignare da nessuno. Il mio lavoro mi è piaciuto tanto e credo di averlo fatto bene, senza toppare. Ma adesso non ho più interlocutori”.
ETTORE ANDENNA: “MIA MOGLIE MI HA TENUTO IN ITALIA”
Ettore Andenna è sposato da anni con la sua storica moglie, Diana Scapolan, ex Miss Europea, e colei che di fatto lo ha aiutato a crearsi una seconda vita: “Da brava veneta, mia moglie è molto legata alla terra. Fosse stato per me sarei partito per posti lontanissimi, vivrei all’estero da molti anni. Invece, qui (abita a Grazzano di Badoglio, in Piemonte ndr), avevamo lo spazio per fare qualcosa di vero. Se hai un’azienda agricola devi farla girare, altrimenti non ha senso. Insomma, potevamo mettere le vacche ma abbiamo scelto i polli, perchè la carne bianca oggi ha più mercato”. Quindi Ettore Andenna è passato dall’essere un grande presentatore ad allevatore di Polli? “E’ una visione un po’ romanzata ma va bene. In realtà l’allevamento è gestito dai miei figli e sovrintendo, il che significa che ogni tanto vado a vedere. In realtà faccio il bravo pensionato, mantengo vecchie abitudini: vado a letto sempre alle due e mezzo del mattino, mi alzo tardi e leggo i giornali, gioco a golf, cosa che mi tiene abbastanza in forma”.
ETTORE ANDENNA: “DUE MESI FA HO AVUTO UNA SUPER IDEA MA…”
Il collega de Lo Specchio ricorda ad Ettore Andenna una storica puntata del 10 settembre del 1978 di Giochi Senza Frontiere, vista da 10.5 milioni di telespettatori: “Ci guardò più di un terzo della popolazione europea. Me lo dissero poco prima di entrare in scena. Fu un momento di grandissima emozione e di altrettanta felicità”. Ma nonostante quei record e la sua spiccata bravura nel condurre uno show, Ettore Andenna è rimasto ai margini della tv che conta: “Due mesi fa ho avuto un’idea molto bella per un programma, che varrebbe sicuramente tanti soldi. Sono andata a proporla a Milano-Pavia tv, il proprietario è impazzito: ‘Facciamola subito!’. E sai cos’è successo? Non ho trovato nemmeno uno sponsor, zero, ecco tutto. Non è più il mio mondo. Le grandi televisioni stanno perdendo ascolti a rotta di collo. Un motivo c’è: non vengono più fatti i programmi per la gente, ma per far guadagnare i cinque produttori che si dividono tutto il mercato. Non lavorano più per il pubblico ma per imporre programmi al pubblico. La mediocrità viene da questo. Da una visione politica della televisione che non sa fare più intrattenimento. Eppure, nonostante l’evidenza, deve esserci un patto trasversale che blocca tutto: la Rai non si tocca perchè è la tromba d’Eustachio di tutto l’arco costituzionale”.
Sugli amici e i colleghi: “Sono morti tutti, il che mette malinconia. Mi definisco l’ultimo dei mohicani. Parlo con le vedove, con le mogli di Renzo Villa, di Enrico Vaime e di Cino Tortorella. Parol con una segretaria che adesso vive alle Canarie. La vecchia guardia non c’è più”. Infine sulla pandemia di covid: “Ora sono felicemente vaccinato, prima siamo stati attenti. Ma per noi del borgo di 19 abitanti è stato più facile. Scherzando, dicevo: alziamo il ponte levatoio. Mi manca Milano? Moltissimo”.