Evergrande crolla e affonda i mercati. Sono ore decisive per la seconda azienda di sviluppo immobiliare in Cina: il governo deve decidere se aiutare gli speculatori del mattone o far scoppiare la bolla. Il possibile fallimento del colosso, che ha accumulato un debito di oltre 300 miliardi di dollari e nel corso dell’anno ha perso l’80% del valore di Borsa, ha messo in allarme i mercati finanziari di tutto il mondo. Il rischio è che scoppi una crisi non solo economica, ma anche politica, quindi sistemica. C’è un’immobiliare gigantesca che sta fallendo, investitori infuriati e il timore che questa crisi si estenda a tutto il settore, che tra l’altro rappresenta tra il 16 e il 25% del Pil cinese.
Per questo molti parlano di spettro Lehman Brothers, in virtù della crisi made in Usa del 2008 che poi si estese a tutto il sistema finanziario mondiale. Mentre gli investitori protestano sotto la sede di Shenzhen e il governo di Pechino riflette su una possibile mossa, si avvicina la scadenza di giovedì, giorno entro cui Evergrande deve rimborsare 84 milioni di interessi.
CRISI EVERGRANDE: IL RUOLO DELLA CINA
L’altro timore è che la crisi travolga anche le altre società del gruppo di Evergrande, che ha interessi in molteplici settori. Conta infatti oltre 1.300 progetti in 280 città della Cina, è entrata nel settore delle auto elettriche e del calcio. Gli amministratori stanno cercando compratori per le attività collaterali e soluzioni per ristrutturare il debito, ma hanno già lasciato intendere che non ripagheranno la prima tranche dovuta a due banche. La bolla immobiliare cinese per anni è stata “garantita”, in quanto c’era la certezza di un intervento dello Stato in caso di necessità. Una convinzione alimentata da implicite garanzie del governo, come evidenziato dal Fatto Quotidiano. Da qui l’esplosione di Evergrande, che ha ampliato il suo business all’infinito, accedendo in altri settori per nuovi mercati. Ma per riuscirci si sono indebitati nella convinzione di poter ottenere credito invito dalle banche. Un circolo perverso di cui ci ha recentemente parlato Francesco Sisci.
Il governo cinese però di recente ha adottato politiche più restrittive nel settore immobiliare, cercando di raffreddare la bolla e provando a veicolare credito verso settori come la tecnologia, più strategici. Ma Evergrande ha una esposizione eccessiva non rifinanziabile e ciò crea una reazione a catena: i cantieri si fermano, gli acquirenti che hanno già pagato si infuriano, i fornitori non vengono pagati e il titolo crolla. Per questo l’attenzione ora è tutta rivolta alle mosse del governo cinese.