Il whistleblower che ha rivelato le torture della CIA, John Kiriakou, torna all’attacco in questi giorni in cui Elon Musk minaccia di smantellare l’Usaid, l’Agenzia Usa per lo sviluppo internazionale, in pieno accordo con il nuovo presidente Donald Trump. In un post su X ha pubblicato uno stralcio di un’intervista di novembre per il podcast di Julian Dorey, in cui denunciava di aver indagato su come l’agenzia in questione finanziasse la produzione di eroina in Afghanistan.
Nel 2009, infatti, era investigatore senior per la Commissione per le relazioni estere del Senato americano: una delle sue indagini si concentrò proprio su questo tipo di finanziamento da parte dell’Usaid. “Le forze potenti di Washington si sono indignate per la mia inchiesta!“, ha ricordato John Kiriakou.
LA TRASFORMAZIONE DELL’AFGHANISTAN PER L’OPPIO
L’ex ufficiale della CIA rivelò anche come, sotto gli occhi degli agenti dell’intelligence, il paesaggio dell’Afghanistan si stato trasformato in un’immensa distesa di campi di papaveri per la produzione di oppio che ha fatto affluire milioni di dollari nelle operazioni oscure della CIA, il tutto eludendo i controlli legali. Con la transizione da produttore di colture alimentari essenziali a centrale dell’oppio, l’Afghanistan rappresentò per il 93% la fornitura globale di oppio nel 2007 e circa l’85% nel 2020.
Molti agricoltori afghani, sedotti dai bassi investimenti e dalla resistenza alla siccità della coltivazione del papavero, hanno abbandonato i tradizionali prodotti di base, contribuendo così a gravi carenze alimentari e un aumento catastrofico della dipendenza da eroina, non solo in Afghanistan, ma anche nel resto del mondo.
LE ACCUSE DI TRUMP AL MESSICO
A proposito di droga, è attuale invece lo scontro tra Usa e Messico dopo l’accusa mossa da Donald Trump al governo messicano di avere un’alleanza segreta con i narcotrafficanti. “Rifiutiamo categoricamente le calunnie fatte dalla Casa Bianca contro il governo messicano sulle alleanze con le organizzazioni criminali“, ha scritto Sheinbaum. La leader messicana ha poi rilanciato: “Se c’è un’alleanza di questo tipo da qualche parte, è nei negozi di armi statunitensi che vendono armi di alta potenza a questi gruppi criminali“.
Per quanto riguarda l’emergenza fentanyl, Sheinbaum ha invitato il governo americano e le sue agenzie a combatterne la vendita nelle strade delle loro città, “cosa che non fanno“, ma anche a contrastare il riciclaggio di denaro generato da questa attività illegale “che ha fatto così tanto male alla loro popolazione“.
Non è la prima volta che viene insinuata una presunta collaborazione tra il Messico e i cartelli della droga, spesso ne hanno parlato politici e analisti, ma è la prima volta che viene formulata un’accusa formale, ha fatto notare il diplomatico messicano in pensione Agustin Gutierrez Canet. “È davvero senza precedenti che il governo statunitense abbia collegato formalmente il governo messicano al traffico di droga in un documento ufficiale“, ha dichiarato all’AFP. D’altra parte, ritiene che sia una strategia del tycoon per mettere pressione, soprattutto con la guerra dei dazi in corso.
In 2009, I served as a senior investigator for the Senate Foreign Relations Committee. One of my investigations focused on USAID’s funding of heroin production in Afghanistan.
Powerful forces in D.C. were outraged by my inquiry! pic.twitter.com/ElRQnpAusY
— John Kiriakou (@JohnKiriakou) February 2, 2025