È stato pubblicato del Research Department di Intesa Sanpaolo l’ultimissimo aggiornamento del Monitor dei distretti del settore agroalimentare italiano che segue a strettissimo giro quello di cui vi avevamo già parlato lo scorso novembre e che in quell’occasione – riferendosi ai soli primi dei mesi del 2024 – aveva confermato un’importante crescita dal punto di vista dell’export: un dato che torna del tutto simile (e per certi versi addirittura migliorato) nella rilevazione di cui vi parliamo oggi che parte del sottolineare che tra gennaio e settembre del 2024 l’export dell’agroalimentare italiano è cresciuto del 7,7% rispetto al medesimo periodo del 2023, generando in totale più di 21 miliardi di euro.
Guardando innanzitutto ai mercati principali dell’agroalimentare italiano, Intesa Sanpaolo ha confermato come prima destinazione la Germania cresciuta del 6,9% nell’arco di un anno, sempre seguita dagli Stati Uniti (con un aumento del 17%), dalla Francia (5,4% in più) e dal Regno Unito (con un aumento dello 0,7%); mentre anche i mercati emergenti si sono ritagliati una buona fetta (il 20% del totale) di esportazioni particolarmente concentrate tra Polonia, Romania, Brasile, Russia e Cina che oscillano tutte tra aumenti del 7 e del 12,5 per cento.
Commentando il report sull’agroalimentare, il responsabile Agribusiness di Intesa Sanpaolo Massimiliano Cattozzi ha posto l’accento sul fatto che “la filiera italiana si rafforza ulteriormente nei mercati esteri” confermando un crescente “apprezzamento” largamente dovuto ad aspetti come “qualità, biodiversità e tradizione” valorizzati dalla “nostra banca (..) grazie a strumenti e consulenza” che si incentrano su “competitività, eccellenza produttiva e innovazione sostenibile” attualmente a beneficio delle “quasi 7.000 imprese” accompagnate verso l’accesso a fondi PNRR.
Il report di Intesa Sanpaolo sull’andamento del settore agroalimentare: tutti i comparti crescono, ad eccezione del riso
Entrando nel dettaglio dell’osservatorio sull’agroalimentare, Intesa Sanpaolo denota innanzitutto l’importante contributo dato al totale delle esportazioni da solo distretto vitivinicoli che nei primi nove mesi del 2024 ha toccato i 5 miliardi di valore con una crescita del 4,4% spinta in particolare dai Vini dei colli fiorentini e senesi (+11%) e con i soli Vini di Langhe, Roero e Monferrato a segnare un calo dell’1,6 per cento; mentre al secondo posto dal punto di vista del contributo complessivo si nota l’importanza della filiera di paste e dolciumi che ha sola ha realizzato 3,6 miliardi di euro (il 7,6% in più rispetto al 2023) di export trainati dal distretto dolciario di Alba e Cuneo, aumentato del 18,6% per 1,5 miliardi complessivi; con una meritatissima terza posizione per l’export – spiega ancora il report di Intesa Sanpaolo – spetta ai vari distretti agricoli cresciuti del 5,4% con un valore superiore ai 2,9 miliardi di euro (e qui la crescita maggiore pari ad addirittura il 20% la segnano le mele dell’Alto Adige).
Sotto il miliardo – ma comunque in crescita – si piazzano, invece, settori agroalimentari come quello delle conserve (cresciuto del 5% per 112 milioni generati dal solo export) del lattiero-caseario (+5,2% rispetto al 2023 con un valore superiore ai 95 milioni) e dei salumi (59 milioni, con un aumento del 3,1%); mentre Intesa Sanpaolo pone l’accento anche sulle esportazioni del caffè e dell’olio che sono cresciute – rispettivamente – del 9,5% e del 52,4% generando introiti per 718 e 522 milioni, con la sola filiera del riso che risulta rimanere pressoché invariata (in realtà con una lieve diminuzione dello 0,3 per cento) rispetto all’anno precedente.