Dopo poco più di un anno dal suo completo ritorno in libertà dopo più di dieci anni di reclusione, per Fabrizio Corona non sono ancora finiti i guai con la giustizia è già lo scorso novembre era comparso nuovamente in tribunale per discutere i contorni della bancarotta della società Fenice – di proprietà proprio dell’ex re dei paparazzi -; il tutto mentre entra sempre più nel vivo anche il processo per diffamazione aggravata a carico di Fabrizio Corona che vede tra le parti civili la premier Meloni, incentrato sull’articolo da lui pubblicato nel quale si parlava di una presunta relazione tra la premier e il deputato meloniano Manlio Messina.
Senza uscire troppo di starda, negli ultimi giorni Fabrizio Corona è apparso davanti al giudice proprio per il processo legato alla bancarotta con la pubblica accusa che – in particolare – contesta all’ex re dei paparazzi di aver cercato di ‘distrarre’ l’appartamento in via De Cristoforis dai beni intestati alla società Fenice in modo da evitare che fosse pignorato a causa del fallimento: una tesi contestata fermamente dalla difesa di Corona – con il suo storico legale Ivano Chiesa in testa – che sostiene che l’appartamento fosse già stato confiscato in occasione del processo per i soldi nascosti nel controsoffitto e mai restituito al suo assistito.
Il legale di Fabrizio Corona: “Anche se ci fosse stata la bancarotta, sarebbe stata già risarcita con l’appartamento confiscato”
Proprio fuori dal tribunale, la trasmissione Lombardia Nera ha intercettato Ivano Chiesa – appunto, il legale di Fabrizio Corona al suo fianco praticamente in tutti i numerosissimi processi che l’hanno visto imputato e quasi sempre prosciolto – che ha spiegato che l’ultima udienza verteva attorno alla relazione del “curatore fallimentare” che si sarebbe limitato a “ricostruire il fallimento e il momento degli affari”.
Entrando nel merito dell’accusa, il legale di Fabrizio Corona ci ha tenuto a precisare che seppur si parli di “distrazione dell’appartamento in via De Cristoforis” in realtà l’immobile sarebbe stato “già confiscato dallo stato per la faccenda dei soldi nel controsoffitto” con la pubblica accusa che oggi vuole “sia l’immobile, che i soldi” seppur dal loro punto di vista “ammesso che sia una bancarotta è chiaramente già stata risarcita” con il pignoramento dell’appartamento.
Al di là di questo – in ogni caso – il legale di Fabrizio Corona ci tiene anche a chiarire che in nessun caso di potrebbe parlare di “distrazione” dato che quell’immobile – come venne spiegato dallo stesso Chiesa “nel processo dei soldi nel controsoffitto” – non fu mai “immesso nel patrimonio della società perché Corona fu arrestato il giorno in cui si doveva fare il rogito” che – ovviamente – non poté essere completato.