Facebook si appresta a varare una nuova revisione delle proprie politiche in tema di diffusione dell’odio online e di disinformazione: in una “review” commissionata dallo stesso social network di Mark Zuckerberg e durato quasi due anni è emerso come molte decisioni prese dai vertici abbiano finito per andare contro i diritti civili, lasciando molte organizzazioni deluse per questa policy. Come è noto negli ultimi giorni il guru della piattaforma e Sheryl Sandberg hanno incontrato gli esponenti di alcuni influenti gruppi a favore dei diritti civili che avevano chiesto il boicottaggio degli investitori pubblicitari e anche una gestione più responsabile da parte di Facebook di certe tematiche. E pare che l’incontro non sia poi andato così bene, stando ai diretti interessati, che hanno giudicato “deludente” l’esito del colloquio e definito pure poco convincenti le parole di Zuckerberg e colleghi su quali saranno le misure che verranno prese per contrastare la proliferazione dell’hating online e della diffusione di fake news. “Noi non traiamo alcun vantaggio dall’odio e non vogliamo che sia presente sulle nostre piattaforme” ha replicato un portavoce del colosso che ha promesso un aggiornamento delle policy in materia.
FACEBOOK, AUDIT BOCCIA LE POLICY SUI DIRITTI UMANI: “FA POCO PER…”
Insomma a nuovi problemi i rappresentanti delle associazioni di cui sopra avrebbero ricevuto risposte vecchie e argomentazioni non al passo coi tempi: e la beffa è che ad arrivare alle stesse conclusioni è stato un audit commissionato dalla stessa compagnia. E intanto la pressione sui vertici sale dopo che il numero degli inserzionisti pubblicitari che hanno deciso di boicottare Facebook per via delle sue ondivaghe policy sui diritti civili ha superato quota mille: la suddetta review, voluta da Zuckerberg nel 2018, insomma si sta rivelando un boomerang dato che a parere di molti l’approccio del social network al tema della lotta alle discriminazioni rimane insoddisfacente. Inoltre nel lungo report vengono messi in risolato i punti deboli della politica di Facebook che si è comunque difeso attraverso i suoi portavoce facendo sapere che l’audit rappresenta non un punto di arrivo ma di partenza per un reale cambiamento.
Tra le criticità ad esempio c’è il caso di un controverso post pubblicato dall’account di Donald Trump e che nonostante l’ondata di critiche che aveva scatenato è rimasto comunque online sulla piattaforma. Inoltre un’altra contestazione è quella che i politici di un certo rango non sottostanno alle stesse regole degli altri utenti, creando privilegi e rendendo “invisibili” altre voci quali quelle a supporto dei diritti civili; infine si chiede a Facebook di investire maggiormente nel campo dell’eliminazione dell’odio organizzato soprattutto contro Ebrei e altri gruppi.