Famiglia nel bosco, tutrice spiega no al ricongiungimento: "Discuteremo su obbligo scuola con i genitori. Ma l'avvocato ricorda che homeschooling è legale
FAMIGLIA NEL BOSCO, ATTESA LA DECISIONE DEL TRIBUNALE
Dopo l’udienza del 4 dicembre, il Tribunale per i minorenni dell’Aquila non ha ancora sciolto la riserva sulla “famiglia nel bosco”, separata dal 20 novembre scorso. I giudici hanno tempo fino al 15 per decidere le sorti dei tre bambini, altrimenti dovrà farlo la Corte d’appello. Per le tutrici serve più tempo per valutare il ricongiungimento con i genitori Catherine Birmingham e Nathan Trevallion, perché sarebbero stati poco nella struttura protetta di Vasto dove sono stati trasferiti.
Il parere fornito non è vincolante, ma potrebbe pesare sulla decisione finale. La tutrice, Maria Luisa Palladino, ha spiegato che il motivo centrale alla base del parere sfavorevole sulla richiesta di revoca dell’allontanamento riguarda l’ambito scolastico. Prima di fare ingresso nella casa famiglia ha precisato che si sta valutando un’estensione, seppure minima, dei termini previsti, allo scopo di confrontarsi con i genitori sul rispetto dell’obbligo di istruzione previsto dall’ordinamento italiano. A suo giudizio, il periodo di monitoraggio necessario a verificare il superamento delle criticità riscontrate non è ancora sufficiente.

I bambini della famiglia nel bosco studiavano a casa attraverso l’homeschooling, un regime previsto dalla legge italiana ma appoggiandosi a una scuola riconosciuta, in quanto chi studia da casa deve sottoporsi annualmente a un esame di idoneità per passare alla classe successiva. Ma per il Tribunale i tre figli della coppia australiana necessitavano di socializzare con altri bambini, pur avendo mostrato buone capacità in casa famiglia. Per la tutrice, però, servirebbe altro tempo.
IL LEGALE DELLA FAMIGLIA NEL BOSCO: “PRONTI A COLLABORARE, MA RISPETTARE NORME”
Nel frattempo, la famiglia nel bosco manda segnali tramite il loro legale. Infatti, l’avvocata Danila Solinas, al termine dell’incontro a Vasto con i rappresentanti dell’ambasciata australiana, ha dichiarato che l’auspicio è poter affermare che il ricongiungimento familiare è vicino, visto che c’è la “volontà di collaborare e ovviare alle criticità emerse”. Sulle tempistiche non si è sbilanciata, dipendendo dal Tribunale, ma ha espresso l’auspicio che vengano accolti gli elementi nuovi: “Mi riferisco naturalmente alla casa, ai vaccini, alla collaborazione più ampia”.
L’avvocata ha ribadito che la responsabilità genitoriale appartiene innanzitutto alla famiglia e ha escluso l’ipotesi di un rientro in Australia. Ha affermato di auspicare un imminente ricongiungimento, sottolineando come il percorso intrapreso finora abbia dimostrato la disponibilità a collaborare e a superare le problematiche evidenziate, elementi che, secondo lei, il Tribunale valuterà con grande attenzione, trattandosi di un settore giuridico che richiede misure ponderate. Sul tema della scolarizzazione ha inoltre richiamato il fatto che l’istruzione parentale è contemplata dalla normativa italiana, osservando che si tratta di un istituto già previsto dalla legge e manifestando l’aspettativa che le disposizioni vigenti vengano applicate in modo equilibrato.
