La diretta di ieri sera del programma Le Iene si è tornata ad occupare del caso che vede protagonista Fausta Bonino, passata alla storia sulle pagine di cronaca con l’appellativo – certamente non lusinghiero – di ‘infermiera killer’ in quanto unica indagata per la misteriosa morte di almeno 4 pazienti che erano in cura nel nosocomio in cui lavorava: dopo una lunghissima vicenda processuale – che trovata brevemente riassunta in quest’altro articolo -, Fausta Bonino è stata considerata colpevole dalla Corte d’Appello fiorentina in un processo bis (dopo un annullamento) del quale arriverà il parere definitivo della Cassazione solamente il prossimo 18 febbraio quando si deciderà per il nuovo ricorso.
Ripercorrendo tutto il caso di Fausta Bonino dall’inizio, la legale della donna – Fiammetta Di Stefano – ricorda che “una fonte confidenziale chiamò gli inquirenti perché erano avvenuti una serie di decessi inspiegabili causati tutti da emorragie” che presto si scoprirono essere collegate all’uso di massicce dose di eparina; mentre alla sua assistita si arrivò perché “cercando di capire il dove e il quando” avvenne la somministrazione del farmaco si circoscrisse il primo aspetto al reparto di terapia intensiva e per il secondo si ipotizzò il tempo di azione del medicinale scoprendo che la Bonino “era sempre presente”.
Contro Fausta Bonino – ricorda il giornalista Edoardo Montolli alle Iene – però “non ci sono prove, ma soltanto indizi” come per esempio il fatto che l’accesso alla terapia intensiva fosse blindato (quando in realtà chiunque, anche a distanza di 10 anni dai fatti, può accedervi liberamente dato che le porte restano sempre aperte) e che la somministrazione del farmaco fu endovenosa avvalorato dal singolo ritrovamento di un flacone nel cestino di uno dei pazienti uccisi (pur senza prove e fermo restando che con metodi diversi cambierebbero anche le tempistiche e, di conseguenza, i turni).
Fausta Bonino: “Se condannano me, le vittime non avranno mai nessuna giustizia”
“Inizialmente – ricorda Fausta Bonino parlando del suo caso alle Iene – ero indagata per 14 omicidi e poi mi hanno condannata per 4, con quattro ergastoli”, sostenendo che “mi sto preparando ad entrare in prigione perché non mi aspetto più nulla” ma anche chiarendo che “è un grosso errore giudiziario perché rischio di farmi il carcere a vita da innocente“, perché dal conto suo nel corso degli anni ha sempre continuato a dire che “io non ho ucciso nessuno e non ho visto morire nessuno”.
Analizzando le prove contro di lei, Fausta Bonino ricorda che “nel reparto c’era una porta sempre aperta perché si andava a fumare nelle scale”, mentre “il flacone è stato messo apposta da qualcuno perché nessuno nasconderebbe la siringa lasciando il flacone in bella vista”, così come ricorda anche che “se tu inietti una fiala così grossa [da 20cc, ndr.] senza aspettare i dovuti tempi le macchine lo segnalano immediatamente”; sostenendo che “le flebo erano a disposizione di tutti, preparate nel turno di notte e lasciate a disposizione in un carrello fuori dalle camere e secondo me” ipotizzando – insomma – che “potrebbe essere quella la modalità di somministrazione”.
“Hanno trovato la colpevole per non indagare oltre, è un processo – sostiene ancora Fausta Bonino – che si basa interamente su bugie. Hanno fatto la conferenza dicendo che ero matta, pazza e che se uscivo di prigione avrei ucciso mio marito e i miei figlioli, quando in realtà ho avuto la depressione parecchi anni prima quando sono andata in menopausa e in quel momento stavo benissimo”, ricordando peraltro che dopo la prima incarcerazione pensò addirittura di “ammazzarmi” ma fu la sua legale a farla desistere per evitare “di fare il loro gioco” dandogli un perfetto colpevole; mentre complessivamente – professandosi ancora “innocente” – ci tiene a dire ai parenti delle vittime che “se incarcerano me non avranno mai giustizia“.