Fecondazione assistita, sviluppato un nuovo protocollo specifico per le donne che soffrono di endometriosi ed ademomiosi, condizioni che rendono molto difficile il concepimento a causa della presenza di tessuto all’interno dell’utero. Queste patologie infatti sono comuni e colpiscono fino ad una donna su 5 tra quelle che sono nella fascia di età fertile, anche se sono definite benigne, oltre a provocare sintomi fastidiosi come mestruazioni abbondanti e dolore cronico, influiscono negativamente sulla fecondità ed aumentano anche il rischio di aborti spontanei.
Come riporta l’Adnkronos, il gruppo Ivi, specialista nel settore della procreazione e riproduzione, ha presentato per la prima volta al congresso europeo di embriologia un trattamento ormonale che può aumentare del 50% le possibilità di rimanere incinta rispetto alle cure standard. Si tratta di una strategia farmacologica che agisce da inibitore del processo ormonale che alimenta la patologia, migliorando in maniera significativa l’esito finale, grazie alla cura somministrata prima del trasferimento dell’embrione.

Come funziona il nuovo trattamento di fecondazione assistita per chi soffre di endometriosi e adenomiosi
L’endometriosi e l’adenomiosi sono due condizioni benigne che colpiscono tra il 10 ed il 30% delle donne in età fertile. Entrambe sono caratterizzate da una crescita anomala di tessuto nell’utero che spesso provoca molti problemi nel concepimento e costringe le pazienti a rivolgersi ai centri di fecondazione assistita anche se, le probabilità di insuccesso restano alte. Il problema ormonale infatti riduce significativamente la probabilità di restare incinta anche dopo trattamento, oltre ad aumentare rischio di aborto spontaneo.
Con il nuovo protocollo sviluppato da Ivi, aumenteranno le chance del doppio, grazie alla cura somministrata pre impianto che va di fatto a ridurre il problema ormonale che alimenta la malattia. Come ha commentato il dottor Mauro Cozzolino, specialista del centro Ivi di Bologna: “Adenomiosi ed endometriosi sono malattie sorelle, condividono una base genetica e infiammatoria comune: tutto parte da una mutazione dell’oncogene K-ras, che altera l’endometrio rendendolo resistente al progesterone“, quindi la cura: “Blocca la produzione di estrogeni da parte delle ovaie portando la percentuale di successo dal 33 al 66%“.