Studio PEW-USA sulle fedi in 35 Paesi al mondo: uno su cinque cambia religione, cristianesimo cresce tra gli atei (e i giovani). La ‘profezia’ di Ratzinger
DALLA SOCIETÀ ALLA FEDE “LIQUIDA”: L’INDAGINE USA SULLE RELIGIONI
Circa un cittadino mondiale su 5 ammette di aver cambiato religione da adulto, con un tasso di atei che cresce (anche in Italia) e con una fede giovanile che però è tutt’altro che dimenticata: questo e molto altro emerge nell’indagine delle PEW Research Center di Washington in merito alla fede di ben 35 Paesi, con oltre 80mila adulti intervistati in merito al proprio percorso religioso. Ne viene fuori la fotografia di una fede sempre più “liquida”, una sorta di eredità indiretta del rischio profetizzato anni fa da Baumann in merito alle problematiche della società moderna.
Circa un quinto dei rispondenti al sondaggio approfondito del centro USA ammette di aver abbandonato il gruppo religioso delle proprie origini: in maniera più significativa sono la filosofia-fede buddista e il cristianesimo ad aver perso in percentuali più fedeli rispetto alle altre religioni. L’analisi mette in evidenza però che tale risultato di una fede “liquida” non emerge da una vera e propria conversione ad un’altra religione, ma semmai alla progressiva tendenza a perdere contatto con il proprio senso religioso.
Se vi sono aree del mondo dove la religione è quasi completamente permeata con la società (Israele e India i casi “record” dove il 95% afferma di appartenere ancora alla religione entro cui è nato e cresciuto), è certamente il cristianesimo la fede con maggiori perdite: sia per la diffusione enorme che ha avuto e che tuttora mantiene, sia perché è un’esperienza quella cristiana che non lega e obbliga a nessun precetto particolare, rispetto ad altre religioni dove le “fuorisuscite” vengono viste spesso come un’onta e un tradimento verso le proprie origini, famiglia e istituzioni (leggasi ebraismo, induismo e soprattutto Islam).
IL CALO DEL CRISTIANESIMO (MA NON TRA I GIOVANI) E LA “PROFEZIA” DI PAPA RATZINGER
In Italia lo studio della PEW mostra come il 24% ad oggi non si sente più legato alla propria religione di appartenenza – quasi sempre la fede cattolica – con crescita importante al 21% della totalità di atei o agnostici. Addirittura, mette in evidenza “Avvenire” citando il medesimo studio americano, nel nostro Paese per ogni nuovo convertito o battezzato al cristianesimo, vi sono quasi 29 fedeli che si sono allontanati dopo i sacramenti da bambini.
A livello mondiale l’Italia segue Colombia e Grecia per “tasso di abbandono”, con appunto nuove conversioni e perdita di ogni tipo di fede come conseguenze dirette di questa fede ridefinita “alla Baumann” come liquida. Vi sono però segnali di risveglio, specie tra i giovani, di un interesse comunque ancora presente verso le domande di fede e umanità che pongono ancora oggi le religioni: in Spagna ad esempio sono in crescita i cattolici tra i 18 e i 24 anni, dati simili in Francia e Inghilterra.
Anche in Italia così come in Argentina si riscontra poi un fenomeno molto particolare per cui tra gli atei che ammettono di avvicinarsi alla fede – compiendo cioè un percorso inverso, quasi “anti-storico” vedendo la società moderna – la religione più frequente di approdo è il cristianesimo. Un’attrattiva importante – come dimostra anche l’attenzione mediatica e globale abnorme all’ultimo Conclave e alle prime mosse di Papa Leone XIV – che sembra dare sempre più credito e “voce” ad una profezia illuminata e sottile dell’allora Cardinale Joseph Ratinzger, poi divenuto Papa Benedetto XVI.
Addirittura nel 1969 durante un ciclo di testimonianza e interviste radiofoniche in Germania, il futuro capo del Dicastero della Fede intravedeva tutto il futuro della crisi della Chiesa che nasceva dal caos culturale, politico e sociale che emergeva in quegli anni: «la Chiesa Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi». Meno politica, meno standing sociale e “privilegi”, per Ratzinger la Chiesa di Cristo sarebbe tornata alle origini per spirito e povertà, per interesse di libertà davanti al dramma e il mistero della vita: sono passati 56 anni ma quelle parole rischiano di essere sempre più attuali.