In un clima globale sempre più teso, mentre l’Europa si aggrappa disperatamente a un’illusione di centralità, c’è ancora chi crede che un asse con la Cina possa bilanciare l’aggressività politica di Donald Trump ma a smontare con lucidità questa visione – nel corso di una puntata de “L’aria che tira” su La7 – è stato Federico Rampini.
Il giornalista – da decenni osservatore del mondo a cavallo tra le due sponde dell’Atlantico e dell’oceano Pacifico – non usa mezzi termini: pensare a un’alleanza strategica tra Bruxelles e Pechino contro Washington è una “fantapolitica” da salotto europeo e forse, anche pericolosa.
Rampini ha messo il dito nella piaga: molti leader europei e una parte dell’opinione pubblica continentale, sembrano non avere ancora metabolizzato i mutamenti brutali del mondo post-globale, parlando di alleanze geopolitiche con la Cina con la stessa leggerezza con cui qualche anno fa si discettava di “via della seta”, dimenticando che oggi il Dragone è il primo avversario economico, industriale e tecnologico proprio di quell’Occidente di cui facciamo parte.
E non si tratta di una semplice disputa commerciale: la Cina con le sue pratiche predatorie, i suoi sussidi statali e le sue violazioni sistematiche del mercato, non è un partner, è un problema strutturale ma in Europa si preferisce fare finta di niente – o peggio – sognare un’alleanza “di comodo” che, secondo Rampini, ignora completamente le dinamiche reali del potere globale.
Rampini sull’alleanza Europa-Cina: un’utopia che nasconde la nostra debolezza
L’idea che l’Europa possa trovare in Xi Jinping un contrappeso a Trump, secondo Rampini, è non solo ingenua ma sintomo di una confusione profonda perché se è vero che la Casa Bianca trumpiana ha alzato i toni e spesso ignorato l’Europa, è anche vero che le radici culturali, democratiche e persino economiche del Vecchio Continente sono infinitamente più vicine a Washington che a Pechino.
A illudersi del contrario – denuncia Rampini – sono élite scollegate dalla realtà convinte che basti cambiare interlocutore per cambiare anche le regole del gioco ma il mondo reale è un altro: le grandi potenze asiatiche non stanno correndo a stringere mani a Bruxelles, stanno difendendo i propri interessi.
La verità è che l’Unione Europea – in difficoltà interna e senza una vera politica estera unitaria – non sa più leggere il mondo e così si rifugia in narrazioni rassicuranti: l’idea di un equilibrio globale multipolare, di ponti da costruire con tutti, di una terza via tra USA e Cina ma Rampini la smonta pezzo per pezzo.
La Cina non è un’alternativa al modello americano, è il suo opposto e cercare sponde a Oriente solo perché Trump torna alla ribalta significa non aver capito nulla né dell’America, né della Cina, né – soprattutto – di noi stessi; l’Europa, secondo Rampini, ha solo il compito di ritrovare una bussola autonoma, ancorata alla realtà e smettere di inseguire alleanze ideologiche che servono solo a nascondere la nostra debolezza strategica.