Ferdinando Mezzelani, noto fotoreporter romano, collaboratore per anni del Messaggero e di Dagospia, ma anche fotografo ufficiale del Coni, lo scorso 10 luglio è stato coinvolto in un grave incidente in moto che l’ha costretto al ricovero d’urgenza all’ospedale San Camillo. Lì il reporter si è sottoposto ad un delicato intervento per l’amputazione parziale della gamba dal ginocchio in giù, del quale ha parlato in una recente intervista per la trasmissione Roma All News.
Il fotografo Ferdinando Mezzelani racconta, subito, che “mio padre 31 anni fa è morto per lo stesso motivo“, quando decise di non farsi amputare la gamba dopo un incidente in moto. “Non ho pianto quando mi è successo”, racconta, “sapevo che era l’unica via per la salvezza. Al di là dei ringraziamenti al chirurgo e alla Capitana che mi ha soccorso”, sostiene, “io ho voluto vedere la gamba, per il fatto che ho fatto 20 anni il cronista per la cronaca nera”. Infatti, Ferdinando Mezzelani racconta di aver visto tanti incedenti in vita sua, “cose belle e brutte”, sostenendo che “quest’ultime ti danno tanto e non ti fanno arrabbiare per certe cose”.
Ferdinando Mezzelani: “Salvato per la seconda volta da un angelo”
Continuando la sua intervista, Ferdinando Mezzelani passa a parlare della Capitana Francesca Antonini che gli ha prestato i primi soccorsi, permettendogli di salvarsi. “È stato il secondo Angelo ad avermi salvato“, racconta, ricordando che “col primo ho fatto la sciocchezza di far le foto su un bus scoperto in piedi e lui mi tirò giù, cosa che capita ai soldati in guerra quando si alzano per sgranchirsi e prendono l’albero”.
Invece, questa volta, racconta Ferdinando Mezzelani, a salvarlo è stata “la Capitana Francesca Antonini, che è stata brava e pronta. Mi ha tirato la gamba (modo per fermare un’emorragia) come un bicchier d’acqua, dando una botta sola. Vero che viene insegnato sin da subito e lei aveva un buon maestro, ma una cosa è la spiegazione e un altro è impararlo. Poi ha portato avanti una procedura da persona esperta che ha impedito che io morissi dissanguato“. Invece, interpellato sui tragici momenti dell’incidente all’Eur di Roma, Ferdinando Mezzelani racconta di averli chiarissimi in mente, “ma non voglio ricordarli“.