«I dati sono piuttosto buoni. Si ha l’impressione di una economia che ha voglia di rimettersi in moto». L’economista Andrea Ferretti a Coffee Break fa il punto della situazione e prospetta gli scenari post crisi Covid. «Vedevo l’indice Pmi, quello dei direttori degli acquisti, i cui dati sono compatibili con una robusta crescita. Qui forse entra in ballo un discorso che feci un anno fa, quando dicevo che l’uscita da una pestilenza non è uguale come la doppia crisi del 2008 e 2015». Per Ferretti si metterà in moto, una volta sistemata la questione sanitaria, quello che definisce “moltiplicatore emozionale”. «È quello che ti spinge a ripartire con maggior forza e rimette in moto il volano dell’economia. E questo si sta realizzando». Ma gli aspetti delicati non mancano. In primis, a causa della crisi economica causata dal Covid si è configurato «un sistema di molle compresse». Ferretti ha fatto l’esempio delle moratorie concesse alle aziende per evitare il collasso dell’economia reale. «Così sto caricando la molla del credito deteriorato nelle banche, perché con le moratorie sospendono il problema, ma comunque esiste».
FERRETTI VS M5S “ABBIAMO PNRR DA REALIZZARE…”
Discorso simile per il blocco dei licenziamenti. «Stiamo caricando un’altra molla e quando parte potrebbero esserci problemi seri. Quindi, si vince la partita se si mettono in essere quei meccanismi che facciano rilasciare gradualmente la forza di quelle molle». Ed è quello che – per Andrea Ferretti – sta tentando di fare il premier Mario Draghi, ad esempio concedendo ulteriore cassa integrazione. Ma questo non basta: «Le banche con atteggiamento soft devono accompagnare le aziende fino alla fine dell’emergenza. Ma anche la vigilanza a livello europeo dovranno avere un atteggiamento soft con le banche per fare in modo che le molle non scattino come trappole per topi». A proposito della crisi M5s per lo scontro Conte-Grillo, l’economista ha ricordato che abbiamo un impegno importante, il Pnrr. «Se questi improbabili teatrini interni politici non hanno ripercussioni su governo e Recovery Plan passi, ma altrimenti stiamo esponendo l’Italia a tre rischi». Il primo è quello di divaricazione: «Gli altri partono, mentre noi non riusciamo a realizzare il Recovery Plan; in tal caso si mette in moto un circolo vizioso per il quale gli stimoli finanziari dati verranno assorbiti». L’altro rischio è di far crescere l’inflazione e così «la spesa pubblica si gonfia e la finanziamo in deficit. La Bce sarà prima o poi costretta a ridurre i suoi piani». Il terzo e ultimo rischio è quello reputazionale.