Il terribile omicidio di Alika Ogorchukwu raccontato con le parole della madre e del datore di lavoro di Filippo Ferlazzo, l’uomo che ora si trova in carcere per essersi scagliato contro Alika e averlo ucciso di botte colpendolo selvaggiamente con la stampella. Ursula Loprete, madre di Filippo Ferlazzo, sentita da La Stampa si dice sconvolta all’idea “che mio figlio Filippo rischia l’ergastolo. Lui non è razzista, è malato, è bipolare e io ho tutti i documenti medici che lo possono provare”. La donna, 50 anni e architetto specializzata come interior designer, è “amministratore di sostegno” del figlio e per questo motivo la Procura di Civitanova Marche è al lavoro per accertare la posizione della donna e il motivo per cui i due vivessero a 400 chilometri di distanza.
Il ruolo di amministratore di sostegno della madre non comporterebbe l’obbligo di controllare quotidianamente il figlio Filippo, ma le indagini sono ancora in corso per chiarire questo punto. “Sono distrutta, come donna e come madre. Penso e ripenso che ora c’è un bambino rimasto senza padre a soli 8 anni e a una moglie rimasta senza marito” dice, raccontando a La Stampa che “dopo il Tso che gli avevo imposto un anno fa pensavo non potesse essere più violento”.
Filippo Ferlazzo, parla il datore di lavoro: “il giorno prima c’era stato precedente”
Stefano Cesca è il datore di lavoro di Filippo Ferlazzo, ed è titolare di una fonderia di alluminio. Sentito dal Corriere della Sera, Cesca afferma che non si sarebbe mai aspettato un episodio del genere sebbene “il giorno prima c’era stato un precedente”. Il giorno prima dell’omicidio di Alika Ogorchukwu, infatti, Filippo avrebbe “avuto un’esplosione d’ira”. Infatti, “da giorni mi veniva dietro in preda all’ansia per chiedermi di rinnovargli il contrattino di un mese che sarebbe scaduto il 31 luglio. E io gli dicevo: stai tranquillo, non c’è fretta, ne parliamo quando scade. Ma lui, all’improvviso, ha dato un calcio terribile alla porta del mio ufficio e poi è rimasto là fuori in silenzio, balbettando qualcosa mentre mi fissava”.
Il datore di lavoro di Filippo Ferlazzo non ha avuto paura “perché io sono forte, robusto, lavoro in fonderia da una vita e mi sono sempre saputo difendere” e lo ha definito “un operaio bravo, affidabile”, anche se “mi raccontarono che lui aveva mostrato già qualche squilibrio in passato, si parla di una panchina danneggiata in centro, di denunce arrivate ai carabinieri”. Segni di squilibrio, però, di cui Stefano Cesca ha affermato di non conoscere ulteriori dettagli perché Ferlazzo non gliene avrebbe mai parlato.