La presentazione di tre liste di candidati per il nuovo consiglio d’amministrazione delle Generali – in vista dell’assemblea annuale del 24 aprile – non ha riservato sorprese. Ha anzitutto confermato la considerazione di tutti gli azionisti – con proiezione strategica o d’investimento istituzionale – per gli impegni cui è chiamato l’organo centrale nella governance della compagnia. Questo nella cornice della nuova normativa societaria (“Decreto Capitali”).
Mediobanca – da molti decenni socio di riferimento del Leone, oggi con una quota del 12,7% – ha indicato per la conferma sia il presidente Andrea Sironi, già rettore dell’Università Bocconi. sia l’amministratore delegato Philippe Donnet in carica dal 2016.
Il gruppo Caltagirone (che detiene ufficialmente il 6,45% della compagnia) ha presentato una lista di minoranza in cui spiccano i nomi di Flavio Cattaneo (attuale amministratore delegato di Enel), l’economista Marina Brogi (di scuola bocconiana ma in cattedra alla Sapienza di Roma, già in consiglio Generali) e Fabrizio Palermo, attuale amministratore delegato di Acea.
Assogestioni – a nome degli investitori professionali di mercato – ha posto a capo di una propria lista autonoma Roberto Perotti, lui pure economista bocconiano già in consiglio a Trieste fra il 2016 e il 2022 e fra l’altro commissario governativo alla spending review con l’Esecutivo Renzi. A candidarlo a un ruolo di consigliere indipendente sono state in testa le società di gestione del gruppo Intesa Sanpaolo, del gruppo BancoPosta e del gruppo Mediolanum (fra l’altro azionista diretto di Mediobanca).
Tutti i profili schierati dalle diverse componenti azionarie – in un campo che a Trieste rimane competitivo – condividono curriculum di indiscutibile qualificazione. Sembrano d’altronde emergere in modo trasparente approcci strategici diversi.
La lista Mediobanca fa perno – oltre che su Donnet, top manager di una consolidata scuola interna – su un economista come Sironi: impegnato per un’intera vita accademica nella ricerca sul rischio finanziario; oltreché in consigli d’amministrazione di grandi intermediari italiani come Intesa Sanpaolo, UniCredit, BancoBpm e Cassa Depositi e Prestiti.
I nomi manageriali forti della lista Caltagirone vantano esperienze altrettanto incontrovertibili e diversificate ai vertici di grandi entità: Cattaneo è stato in passato Ceo di Tim, Rai e Ntv; Palermo è stato amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti. Brogi – economista bancaria alla Sapienza, vicepreside a Economia – è o è stata seduta nei cda di Luxottica (gruppo Delfin), Mfe (Fininvest), A2A, Salini e Prelios. Mentre Caltagirone e Delfin (oggi alla soglia del 10% in Generali) sono entrambe realtà di primo livello sul versante industriale e con investimenti familiari importanti (soprattutto nel comparto immobiliare); e purtuttavia estranee al settore dei servizi assicurativi, di asset management e di finanza personale.
Sono soggetti che – trasparentemente – vogliono completare un lungo raid sulle Generali per cambiarne fisionomia strategica: anche se è questa la prospettiva che ha finora frenato il loro fronte nelle valutazioni di vigilanza, in Italia e in Europa. Su questo snodo delicato ha fatto certamente rumore la notizia della lettera inviata da vertice Mediobanca alla Bce, per denunciare la posizione dei gruppi Delfin e Caltagirone all’attacco di “tre istituzioni strategiche per il Paese”: Montepaschi, piazzetta Cuccia e naturalmente le Generali.
In una contesa di mercato in cui Mediobanca e la sua proposta di governance fanno leva su un track-score di risultati di bilancio e di Borsa, altri azionisti Generali non hanno ancora sciolto opzioni: anzitutto UniCredit (il Ceo Andrea Orcel, pochi giorni fa all’assemblea annuale, è rimasto silente su una quota certamente superiore al 4% ufficiale) ed Edizione Holding (3%). Nell’avvicinamento all’assemblea di Trieste, il quadro appare intanto fluido.
Unipol, altro competitor assicurativo italiano ha rivelato di essere rientrata – con una quota fra il 2% e il 3% – nell’azionariato di Mediobanca, attualmente sotto offerta pubblica di scambio avanzata da Mps (azionisti-principali Caltagirone e Delfin). Su questo versante, d’altronde, Mediobanca ha registrato un punto indubbio a proprio favore da parte dell’International Shareholder Services, una delle principali agenzie globali di proxy advisory, cioè di orientamento dei voti assembleari.
Iss ha raccomandato gli azionisti Mps di votare contro le delibere attuative dell’offerta su Mediobanca: chiaramente finalizzata al cambio di assetti di controllo a valle, nelle Generali. Secondo Iss, l’offerta ostile di aggregazione elaborata da Mps su Mediobanca non appare fondata su reali premesse di creazione di valore per la banca senese e per i suoi azionisti.
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