La scorsa settimana l'assemblea degli azionisti di Intesa Sanpaolo ha confermato Carlo Messina e Gian Maria Gros-Pietro alla guida del gruppo
“In un mondo che cambia, Intesa Sanpaolo resterà un punto fermo. Il motore dell’economia reale e sociale del nostro Paese, una Banca leader in Europa anche nei prossimi anni”.
Possono essere sembrate a prima vista di circostanza e prammatica le parole che Gian Maria Gros-Pietro ha pronunciato appena riconfermato per un triennio al vertice di Intesa Sanpaolo assieme al Ceo Carlo Messina. E invece mai come nella primavera del 2025 hanno assunto un significato preciso e strategico. Esattamente quanto la dichiarazione d’impegno manageriale di Messina, appena conclusa l’ultima assemblea: “Nei prossimi anni continueremo a operare con la responsabilità di chi guida una grande banca con un ruolo primario nell’economia reale e sociale, con la visione di chi vuole contribuire a costruire un’economia più equa, innovativa e sostenibile”.
Inserite in un programma virtuale di AI è assai probabile che entrambi gli statement risultino attribuibili indifferentemente alla larga maggioranza dei chairman e dei Ceo delle grandi banche europee. Ma già una ricerca più concreta sul track-score recente di Intesa Sanpaolo – confrontato con quello dei grandi competitor in Italia e in Europa – darebbe un significato concreto e peculiare alla conferma convinta della visione storica del “campione italiano”: quella di “banca di sistema”.
È in questa prospettiva che Messina ha ribadito davanti ai soci che Intesa rimane consapevolmente estranea al risiko bancassicurativo iniziato lo scorso autunno e da allora solo avviluppatosi (dopo l’offerta di scambio di UniCredit su BancoBpm si sono susseguite quella di Mps su Mediobanca, l’ingresso della stessa UniCredit in Generali e infine l’offerta di Mediobanca su Banca Generali).
Niente finanza straordinaria: “Intendo rinnovare il mio massimo impegno – ha sottolineato Messina – nel guidare il nostro Gruppo nell’interesse di tutti gli stakeholder – gli azionisti, i clienti, le nostre persone e i territori – in un momento di forte discontinuità del panorama bancario italiano e in un contesto internazionale in rapida trasformazione”.
Questo non solo come postulato strategico, ma con una chiara visione di strumenti e obiettivi: “La consolidata leadership nell’erogazione del credito, il modello di business fortemente diversificato grazie alla posizione di leader internazionale nel wealth management and protection, l’essere una banca zero Npl e la redditività ai vertici del settore, confermeranno Intesa Sanpaolo banca leader in Europa nei prossimi anni”.
La forza dei numeri ha parlato chiaro anche nell’ultimo dei 12 esercizi guidati da Messina (9 con Gros-Pietro alla presidenza). La capacità di Intesa Sanpaolo di generare una redditività solida e sostenibile ha reso possibile raggiungere nel 2024 un utile netto di 8,7 miliardi di euro, il miglior risultato di sempre.
L’attenzione, la sensibilità nei confronti della comunità sono tuttavia parte essenziale delle radici del gruppo. Nell’ultimo decennio la banca ha articolato in maniera sempre più ampia il programma a favore dell’inclusione finanziaria, educativa e sociale; in particolare tra il 2018 e il 2022 il programma ha raggiunto una dimensione pari a 1 miliardo di euro; l’impegno dal 2023 al 2027 è di 1,5 miliardi di euro.
Un’impresa a tutto tondo, come ha avuto modo di rimarcare Gros-Pietro, veterano degli economisti industriali italiani: “Come economista d’impresa, sono abituato a pensare al futuro con ottimismo, così come fanno gli imprenditori, e a pensare che ogni difficoltà va affrontata sia predisponendo gli strumenti necessari, sia cogliendo le opportunità che ne derivano. In questo scenario in forte evoluzione, Intesa Sanpaolo vuole confermarsi protagonista, sostenendo un modello di sviluppo coesivo, innovativo e sostenibile, grazie alle grandi professionalità presenti nel Gruppo con cui ho avuto il piacere di lavorare e che ritroverò nel prossimo triennio.
Intesa Sanpaolo ha messo a disposizione 200 miliardi di euro fino al 2028, di cui 40 riservati al Mezzogiorno, per le imprese che investono nel nostro Paese, sostenendo così l’attrattività dei territori italiani e la loro posizione strategica nelle rotte e negli interscambi internazionali”.
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