Dopo lunghi scontri, accese discussioni e pronunce da parte della Corte costituzionale, sembra che stia accelerano il testo sul fine vita fortemente voluto dalla maggioranza di centrodestra (e ovviamente mal digerito dalle opposizioni) che porterà alla prima vera e propria legge nazionale: il testo base, infatti, è stato depositato, discusso e votato nella mattinata di oggi dalla ristretta Commissione Giustizia e Sanità del Senato che ha dato il suo via libera aprendo all’effettivo iter parlamentare.
Per ora è ancora presto per dire quando effettivamente si concluderanno i lavori per l’approvazione vera e propria del testo sul Fine vita – fermo restando che ci dovrà essere il consueto ping-pong tra Senato e Parlamento -, ma è già certo che la prima discussione alla camera è stata calendarizzata per metà luglio, con ancora possibili (e probabili) rinvii; mentre complessivamente per ora sembra che i pilastri principali del testo sul Fine vita siano stati confermati, con una sola concessione fatta all’opposizione da settimane sul piede di guerra.
Cosa prevede il testo base sul Fine vita: il SSN non potrà effettuare l’eutanasia e dovrà agevolare le cure palliative
Entrando nel merito del testo sul Fine vita, è utile dire e precisare innanzitutto che l’obbiettivo chiaro dei proponenti – Pierantonio Zanettin di FI e Ignazio Zullo di FdI, ma il consenso anche della Lega – è quello di non liberalizzare completamente l’eutanasia, pur non prevedendo alcun ripercussione penale per chi la agevola o la riceve per dare attuazione alla sentenza della Consulta che ha aperto questa lunghissima partita.
Il far del Fine vita per il testo restano le cure palliative e proprio a queste è dedicato un articolo della norma in discussione: le Regioni saranno costrette a utilizzare integralmente i fondi messi a disposizione dallo Stato per agevolare il percorso palliativo, ulteriormente potenziato dall’istituzione di un osservatorio che avrà il compito di monitorare la piena realizzazione dei progetti regionali; mentre è prevista anche la possibilità di commissariare le regioni inadempienti per aiutarle nel raggiungimento degli obbiettivi.

Al contempo, viene istituita un’apposita commissione – ovvero il Comitato Nazionale di Valutazione – per il Fine vita che avrà il compito di valutare le richieste di eutanasia presentate dai cittadini: il Comitato è nominato da Palazzo Chigi e include un giurista, un bioeticista, un anestesista, uno specialista in cure palliative, uno psichiatra, uno psicologo e un infermiere, in carica per 5 anni e che dovrà valutare le condizioni del paziente e il pieno rispetto dei requisiti per ottenere l’iniezione letale.
Le condizioni per l’eutanasia restano nnel testo sul Fine vita quelle previste dalla Consulta – capacità di intendere e volere, uso di “trattamenti sostitutivi di funzioni vitali” e patologia irreversibile che causa gravi sofferenze -, ma compare anche l’obbligo a essere già inseriti in un percorso di cure palliative; mentre la novità importante è che viene esclusa la possibilità di utilizzare “personale in servizio, strumentazioni e farmaci” del Servizio sanitario nazionale, aprendo alla sola alternativa di pagare di tasca propria specialiste e farmaci e di rivolgersi a cliniche private.