IL TAR ACCOGLIE LA SOSPENSIVA SULLE DELIBERE DEM PER IL FINE VITA: COS’È SUCCESSO
La decisione era nell’aria ma ora è ufficiale: il Tar dell’Emilia Romagna – il Tribunale amministrativo locale – ha deciso di sospendere con effetto immediato le delibere della Regione amministrata da Michele De Pascale sul Fine Vita, approvate in realtà negli ultimi mesi della Presidenza Bonaccini (sempre però con la medesima maggioranza di Centrosinistra).
Diversamente da quanto avvenuto in Toscana più di recente dove la discussione della proposta di legge regionale dell’Associazione Coscioni era giunta in Aula per l’approvazione del Consiglio Regionale, in Emilia Romagna la Giunta Bonaccini aveva approvato due delibere senza passare dal voto del Consiglio per dirimere le linee guida sul suicidio assistito entro massimo 42 giorni dall’iter richiesto dal paziente (in deroga alla sentenza della Corte Costituzionale sul Fine Vita).
In attesa che a livello nazionale possa emergere un’effettiva legge che dirima il tema delicato del Fine Vita, il Centrodestra con la consigliera Valentina Castaldini (Forza Italia) aveva presentato immediata richiesta di sospensiva presso il Tar dell’Emilia Romagna: la decisione presa oggi è stata comunicata dalla stessa esponente forzista, sottolineando all’ANSA come i giudici abbiano semplicemente riconosciuto che una delibera regionale non può in alcun modo «sostituirsi alla legge nazionale», tra l’altro su un tema così delicato.
La decisione del Tar dispone nella pratica che entrambe le delibere dell’Emilia Romagna che di fatto permettono oggi un iter di suicidio assistito molto più “breve” devono essere sospese immediatamente: il prossimo 15 maggio 2025 invece è già stata fissata dal Tribunale amministrativo la trattazione in Collegio della disputa, con una decisione si presume a quel punto definitiva sulle delibere del Fine Vita.
Per Castaldini la battaglia non è solo giuridica o politica, è una sostanziale difesa dei principi democratici ed etici assieme: il Centrodestra si era infatti già opposto all’epoca sottolineando sia dubbi sulla composizione della commissione incaricata di rispondere alle domande di suicidio assistito. Allo stesso tempo, le problematiche erano anche sul fatto che la materia delicata sulla potenziale “eutanasia” rimanesse al centro di una mera delibera in giunta senza invece «un vero confronto parlamentare».
DAL CENTRODESTRA ALLA CHIESA: ECCO CHI AVEVA CHIESTO UNO STOP ALL’ACCELERAZIONE DELL’EMILIA ROMAGNA SUL FINE VITA
In un primo momento era stata Forza Italia in Emilia Romagna, con l’iniziativa di Castaldini, a presentare istanza di sospensiva sulle delibere: era il marzo 2024, a cui era seguito lo scorso 12 aprile una richiesta del Consiglio dei Ministri – su iniziativa del Ministero della Salute – sempre al Tar sollevando gli stessi rilievi di legittimità delle delibere (non essendo una vera e propria legge regionale non poteva essere impugnata dal Cdm, ndr).
«Irresponsabile e incostituzionale», così il senatore Gasparri, Forza Italia, definisce l’atteggiamento del Centrosinistra nel presentare una delibera regionale sul tema del Fine Vita: Pd, M5s e AVS fanno quadrato attorno alle delibere della precedente giunta Bonaccini, ma le polemiche non rimangono solo all’interno della sfera politica in quanto anche la Chiesa aveva preso a suo tempo posizione contraria alle delibere con l’arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi.
Il Presidente della CEI aveva bocciato l’impianto delle potenziali leggi regionali sul Fine Vita sottolineando come non sia possibile né umanamente né politicamente dare un “diritto di morte”, è un inganno alla realtà che non rende fede al messaggio di Gesù per cui «non si ama la sofferenza né si toglie il dolore, ma soprattutto non si spegne la vita».
Dopo la recente legge regionale della Toscana sul suicidio assistito “accelerato” era stata direttamente una nota dei vescovi italiani ad esprimere profonda preoccupazione per l’uscita di svariate leggi regionali con via libera alla terminazione della vita umana: «non si può anticipare la morte, occorre tutelare la dignità», spiega la CEI che piuttosto insiste sulle cure palliative da aumentare e migliorare su tutto il territorio nazionale, «non sono un accanimento e non smarriscono l’umano», come invece il porre fine alla vita dei pazienti che soffrono da parte dello Stato