DAI VANDALISMI CONTRO BASOVIZZA AL NEGAZIONISMO PER ANNI (A SINISTRA): PERCHÈ OGNI ANNO LE FOIBE “CREANO” POLEMICA
In principio fu il negazionismo per decenni, in ultima analisi il vandalismo contro il centro memoriale e documentale di Basovizza: alla vigilia del Giorno del Ricordo 2025, il tema delle foibe torna ciclicamente a far discutere l’opinione pubblica e la politica stessa. Il ricordo del massacro di migliaia di italiani in terra di Dalmazia, Istria e Friuli – avvenuto sul finire della Seconda Guerra Mondiale (e pure dopo la Liberazione) – negli anni si è impostato come una sorta di “lotta politica” tra destra e sinistra su una specie di “gara” per valutare quali massacri e stragi abbiano la “priorità della memoria”.
Ecco dunque in primo luogo il problema che sottende le polemiche sulle foibe: tanto da destra quanto da sinistra, se si considera il “Giorno del Ricordo” una sorta di risposta alla “Giornata della Memoria” contro la barbarie della Shoah, si sbaglia di grosso. Il punto non è infatti creare una “classifica” tra gli orrori ideologici e totalitari del Novecento: il “nodo” è invece il riconoscere come l’annientamento dell’essere umano, di una razza o di un’etnia, o ancora di ogni potenziale “ostacolo” alle proprie ideologie, è un male assoluto a prescindere. Gli storici (seri) e gli eredi delle vittime morti nelle Foibe nel silenzio pressoché totale dell’epoca, non pretendono di “valere” più di altri massacri o stragi avvenute sul nostro suolo, ma solo che venga ricordata un’altra, oscura, pagina della nostra storia recente.
Vedere le scritte su vernice rossa che insultano la memoria degli infoibati con “Trieste è un pozzo” o ancora “morte al fascismo” – come se le vittime civili italiane fossero “giustificate” per gli orrori della dittatura fascista dell’epoca – fa ripiombare indietro nel tempo dove la memoria delle foibe era rivendicata da poche coraggiose voci in dissenso con la storiografia ufficiale che seguiva più i “diktat” dell’ANPI che non un effettivo servizio alla verità storica.
COSA SONO LE FOIBE, QUALI FURONO I RESPONSABILI E PERCHÈ È UN PROBLEMA ANCORA ATTUALE
Quando appena nel 2019 dall’associazione partigiani di Rovigo venne sottolineato che le foibe non fossero altro che una mera invenzione dei fascisti, un coro di indignazione nazionale si levò contro il negazionismo più bieco di una parte della sinistra che non accetta di voler ammette (o ricordare) che i comunisti partigiani di Tito tra il ’43 e il ’45 decisero di uccidere barbaramente italiani autoctoni della Venezia Gulia, del Quarnaro e della Dalmazia. Con la scusa della potenziale collaborazione con i fascisti, la sinistra jugoslava ha perpetrato una strage tra le più infime anche perché nascoste del Novecento.
Le foibe non sono altro che delle insenature carsiche, delle “feritoie” nel terreno tipico della regione FVG e nell’Istria: dopo l’armistizio del 1943, con la crescita dei movimenti partigiani comunisti (e non) in tutta Italia, sul confine Nord-Est l’avanzata dei partigiani jugoslavi di Tito si fece fortissima. Da un lato l’accusa agli italiani di frontiera di essere tutti dei collaborazionisti proto-fascisti, dall’altro con l’intento etnico di voler fare piazza pulita di un’area che la Jugoslavia rivendicava come propria: il risultato è il massacro di circa 10mila italiani, di cui molti morirono nei campi di lavoro jugoslavi e migliaia invece vennero gettati nelle foibe per nascondere al mondo l’orrore di quanto commesso, spesso legando a gruppi di tre le vittime, sparando ad una e facendole sprofondare ancora vivi nei tunnel carsici per “risparmiare” munizioni.
Con fatica negli anni il lavoro dei pochi testimoni sopravvissuti, insieme a degli storici coraggiosi che non si fermavano alle diciture ufficiali degli ex titini e dei partigiani italiani, si è giunti al riconoscimento di cosa avvenne in quegli anni terribili verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, tanto da istituire dal 2004 ogni 10 febbraio il Giorno del Ricordo per la commemorazione delle vittime italiane nelle foibe. Connazionali torturati, perseguitati, in alcuni casi esiliati e in altri giustiziati, per il loro solo essere italiani: con la scusa del perseguire i fascisti, il grande eccidio nelle foibe viene ricordato oggi nonostante parte della storiografia e cultura di sinistra fatichi a riconoscerlo come un vero massacro nazionale.