Il caso di Francesca Amadori, il cui licenziamento ha fatto decisamente clamore in questo inizio di 2022, in virtù del suo status di nipote del fondatore dell’azienda (Francesco) e di figlia di Flavio, presidente dell’omonimo gruppo agroalimentare. Francesco Berti, dal 2019 amministratore delegato (e dal 2018 direttore generale) del gruppo di Cesena noto per i suoi polli, è intervenuto sulle colonne del “Corriere della Sera”, spiegando le ragioni che hanno portato a questa decisione.
Queste sono state le sue parole: “Sappiamo benissimo che il licenziamento è una questione seria, tanto che dal 2018 ad oggi, questo è solo il terzo caso sugli oltre 600 dipendenti della società in cui era impiegata Francesca. Ma l’azienda ha provato in ogni modo a evitare la soluzione estrema. Da inizio dicembre Francesca Amadori, che era una impiegata e non una dirigente, ha smesso di lavorare. Sia in presenza che a distanza. Senza dare spiegazioni, senza documentare le motivazioni delle sue assenze al lavoro. Quando non si rispetta il contratto nazionale di lavoro, si agisce di conseguenza”. Eventuali screzi a livello familiare, non hanno dunque pesato sulla scelta: “Non ne sono al corrente, ma posso dire che non avrebbero giustificato un licenziamento”.
LICENZIAMENTO FRANCESCA AMADORI, L’AD BERTI: “IL NONNO FRANCESCO NON È INTERVENUTO”
Sulla vicenda del licenziamento di Francesco Amadori non è intervenuto il nonno, ha sottolineato l’ad Berti sul “Corriere della Sera”, “perché da quando ha lasciato la guida dell’azienda, nel 2014, ne è sempre rimasto fuori. Al contrario di quel che si possa pensare, questa non è più un’impresa familiare. L’amministratore delegato è esterno alla famiglia e io sono già il terzo dal 2014 ad oggi. La volontà della seconda generazione è stata quella di trasformare l’azienda da familiare a manageriale. E ci siamo riusciti”.
Come ha aggiunto Berti, “Amadori” appartiene a una filiera produttiva grazie alla quale si riescono ad attutire gli effetti negativi sui consumatori finali per i quali, ad oggi, non c’è stato alcun aumento di prezzo: “Speriamo non ci sia neanche in futuro, anche grazie ai 500 milioni di investimenti che abbiamo previsto per rendere i nostri stabilimenti più moderni e sostenibili”.